Trieste, pestati a sangue dal badante della madre
TRIESTE «Il rapporto di lavoro si è concluso. Devi lasciare libero l’appartamento». Quando Francisco Fajlardo Perez - 50 anni, cubano, di professione badante -, ha sentito queste parole, è scattato e ha aggredito i figli della donna che doveva accudire. Pugni e calci come una furia: Damiano e Giuliano Festa, rispettivamente di 29 e 30 anni, alla fine si sono ritrovati in ospedale entrambi con una prognosi di 25 giorni. L’aggressore invece, dopo essersi sfogato, è salito in auto e se n’è andato come nulla fosse.
L’episodio, denunciato in questura, si è verificato in un’abitazione di via Romanin, zona Campi Elisi. Lì fino a qualche giorno fa viveva e lavorava, con un regolare contratto di assunzione, Fajlardo Perez. Il suo compito era assistere una donna disabile, mamma appunto delle due vittime dell’aggressione. «Nostra madre è in precarie condizioni di salute e ha bisogno di essere sollevata dal letto per essere messa sulla carrozzina o in poltrona - spiega Damiano Festa -. Nel mese di aprile del 2014 avevo con mio fratello Giuliano assunto un infermiere originario di Cuba con un contratto che prevedeva un impegno di due ore al mattino e altrettante alla sera. Nei nostri accordi il badante avrebbe, come ha fatto, usufruito del pernottamento e della cucina per preparare i pasti».
All’inizio - secondo il racconto dei due fratelli - «le cose sono andate bene. Ma quando Francisco ha terminato il periodo di prova la situazione è decisamente peggiorata». Tant’è che «alla fine del mese di agosto - spiega Giuliano Festa - abbiamo consegnato al badante la lettera di licenziamento a far data dal 30 settembre, come appunto prevede il contratto di lavoro. Questo anche in considerazione del fatto che nostra madre è stata poi ricoverata in una struttura sanitaria della provincia di Pordenone».
Insomma, una procedura assolutamente regolare. Ma sabato scorso sono iniziati i guai annunciati dallo stesso badante. Racconta Giuliano Festa: «Francisco aveva promesso a nostra sorella che se ci fossimo presentati nell’abitazione di via Romanin ce l’avrebbe fatta pagar cara». E in effetti, a giudicare dalle lesioni subite dai due, fratelli, la promessa è stata mantenuta. Dice ancora Damiano: «Quando siamo entrati nella casa di nostra madre, il badante ci ha consegnato una lettera in cui esigeva di essere pagato anche nelle ore in cui in realtà era stato libero. Alla nostra risposta negativa ha alzato il tono della voce insultandoci e minacciandoci. Poi, si è diretto verso il garage». «E in breve - aggiunge il fratello Giuliano - la situazione è precipitata. Ho cercato di farlo ragionare, ma non c’è stato nulla da fare».
Il cubano ha preso a pugni i due fratelli. Prima ha colpito Giuliano con un gancio alla mandibola. «Poi - racconta Damiano - si è girato velocemente verso di me e ha piazzato un diretto al volto colpendomi all’altezza della bocca. Sono crollato a terra. Ero stordito». Aggiunge ancora l’uomo: «Quando mi sono ridestato ho sentito Francisco che urlava rivolto a mio fratello e poi ho visto che lo picchiava con un pezzo di legno». Ricorda Damiano: «Il badante è indietreggiato e poi ha raccolto un bastone e me lo ha lanciato contro. Ho cercato di proteggermi con le braccia, ma sono stato colpito alla fronte. Mi sono protetto dietro una scrivania e poi gli ho lanciato addosso uno pneumatico per cercare di difendermi».
È stato a questo punto che i due fratelli sono fuggiti in strada e hanno chiesto aiuto a un vicino. Sul posto è arrivata in breve una pattuglia della squadra volante. Ma il badante cubano era già fuggito a bordo della sua vettura, una Mitsubishi di colore blu.
Intanto è arrivata in via Romanin un’ambulanza del 118. I sanitari hanno soccorso i due fratelli che poi sono stati accompagnati in ospedale. Come detto, entrambi hanno subito lesioni guaribili in 20 giorni.
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