Trieste: Pescheria, svaniti nel nulla cento banchi di marmo

In origine erano 146. Trentotto riesumati per l’installazione di Kounellis. Circa 15 custoditi dal Comune e gli altri? Vincolati dalla Soprintendenza
Foto Bruni 23.08.13 Jannis Kounellis,allestimento al Salone degl'Incanti (ex pescheria)
Foto Bruni 23.08.13 Jannis Kounellis,allestimento al Salone degl'Incanti (ex pescheria)

Quasi cento mancano all’appello. Il miracolo triestino della divisione dei banchi per la vendita del pesce. Il censimento dei banchi di marmo dell’ex Pescheria, a 11 anni dalla sua trasformazione in spazio espositivo, si ferma a 53. Trentotto sono quelli riesumati per l’installazione artistica di Jannis Kounellis. Due erano stati rimontati nel 2011 per la Barcolana e poi dimenticati lì a destra dell’ingresso. Sono quelli che hanno ispirato l’opera della artista greco che, dopo averli notati, ha chiesto: “Dove sono gli altri?”. Bella domanda. Una quarantina sono stati rintracciati all’ex caserma Duca delle Puglie di via Cumano, nel padiglione ex cucine dov’erano stati “ricoverati” (come scrivono gli uffici comunali) nel 2002. All’inaugurazione della Pescheria (“Santa Maria del Guato”), l’11 agosto 1913, erano in funzione 146 banchi di vendita. Nei magazzini di via Cumano ne sono rimasti 10,alcuni senza gambe. Altri 5 sono entrati a far parte della collezione de Henriquez, il Museo della Guerra per la Pace parcheggiato anch’esso in via Cumano. «Sono stati sistemati nel civico museo de Henriquez, con codice di inventario c.t. 13951, sotto una tettoia coperta, 5 pianali e 7 gambe» fanno sapere dall’area Cultura del Comune citando i dati raccolti nel luglio 2012 in risposta a una mozione comunale.

Il trasloco è avvenuto nel 2002 in diverse fasi. Sembra. In una lettera di fine agosto l’ingegnere Massimiliano Liberale informa l’assessorato alla Cultura (all’epoca retto da Roberto Menia) che «all’interno del salone principale giacciono ancora un gran numero di banchi di marmo, mentre risulta allo scrivente che alcuni esemplari siano stati trasferiti ad altra sede. Si chiede, pertanto, qualora l’intenzione sia quella di salvare tutti i manufatti, di provvedere a trasferire i banchi rimanenti in altra sede entro tempi brevissimi onde evitare richieste risarcitorie dell’impresa (la Guerrino Pivano spa di Padova)». E così il 7 novembre arriva la determina comunale che, per l’importo di 5mila 478 euro, affida alla Cooperativa Arianna «lo sgombero e il relativo accatastamento dei banchi di marmo ancora presenti nell’edificio nei locali messi a disposizione dalla Direzione dell’Area Cultura presso l’edificio dell’ex Caserma di via Cumano». Nessun dato. Nessun riferimento al numero di banchi da traslocare e neppure di quelli già sgombrati.

Un vuoto di memoria. Dove sono finiti i cento banchi di marmo che mancano all’appello? «Pochi altri sono rimasti in via Cumano. Quattro o cinque sono rimasti. Ne mancano parecchi» dice l’assessore alla Cultura Franco Miracco. E poi aggiunge: «Qualcosa deve essere successo nel trasloco nel 2002. Dai risultati mi sembra che tutto non sia andato nel verso giusto. Qualcuno si deve essere distratto. Mi chiedo anche che cosa abbia fatto la soprintendenza».

Il vincolo sui banchi, a leggere le cronache dell’epoca, c’era, ma, a quanto pare, non è servito a molto.

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