Trieste, Opicina dice addio a Gigi storico bottegaio low cost

Morto a 91 anni Luigi Purich, anima della Rivendita sociale di via degli Alpini Non aveva lasciato il negozio neanche dopo la pensione. Il ricordo di Dipiazza
Lasorte Trieste 13/04/11 - Opicina, Supermercato da Gigi, Rivendita Sociale
Lasorte Trieste 13/04/11 - Opicina, Supermercato da Gigi, Rivendita Sociale

OPICINA. Opicina perde una pezzo della sua storia. Se ne è andato giovedì notte, a 91 anni, “Gigi”, all’anagrafe Luigi Purich, il bottegaio conosciuto anche per i prezzi super concorrenziali sempre applicati nel suo punto vendita e che ha contribuito più di altri alla tenuta del tessuto commerciale dell’Altipiano.

Gigi aveva visto crescere nella sua bottega intere generazioni. Aveva continuato a lavorare fino a pochi mesi fa nella sua Rivendita sociale di via degli Alpini. Seduto su una poltrona accanto alle casse non mancava di dare il benvenuto o l’arrivederci ai suoi clienti: ai nuovi e a quelli storici che da una vita, da generazioni si spingono anche da Trieste fino a Opicina per accaparrarsi a prezzi stracciati frutta e verdura. La notizia della sua morte, ieri mattina, in poche ore ha fatto il giro del paese, lasciando una vena di tristezza in quanti vedevano ancora in quell’arzillo vecchietto un punto di riferimento, una certezza.

Lasorte Trieste 29/09/17 - Gigi, Alojz Purič, Rivendita Sociale Opicina
Lasorte Trieste 29/09/17 - Gigi, Alojz Purič, Rivendita Sociale Opicina

Senza di lui comperare insalatina, melanzane, patate e mele a Opicina non avrà più lo stesso sapore. “Andare da Gigi” significava uscire dalla sua bottega con un sorriso e cassette piene di peperoni, pere o fagiolini a prezzi vantaggiosi. L’abilità nel vendere, Gigi, ce l’aveva nel sangue. Il lavoro, per lui che lascia due figli – la moglie era deceduta pochi anni fa –, era la priorità. A tal punto che dopo la pensione, per quasi 20 anni, aveva continuato a operare nella Rivendita sociale come volontario. Era sempre stato l’anima di quel punto vendita, ruotava tutto attorno a lui, alle sue capacità, alle sue intuizioni e alla sua forte personalità.

Gigi aveva iniziato a lavorare a 13 anni come apprendista in una bottega a Trieste. «A 16 anni era partito per la guerra e nel ’43 si era unito ai Partigiani fino alla Liberazione», racconta commossa Stanka Hrovatin, presidente della Rivendita Sociale dal 1983 al 2000. «Nel 1946, quando era difficile approvvigionarsi – continua Hrovatin –, Gigi assieme ad altri abitanti di Opicina si diede da fare per trovare una soluzione, improvvisando in un cortile di via degli Alpini messo a disposizione da un privato, un centro di distribuzione di derrate alimentari». Quella realtà fu di fatto l’embrione di quella che l’anno successivo diventò la società cooperativa della Rivendita sociale di Opicina. Negli anni la cooperativa acquistò lo stabile che oggi ospita la storica rivendita. «È stato e resterà sempre il nostro direttore, l’anima di questo punto vendita, ha insegnato a tutti cosa significhi il commercio, lavorare, con una particolare attenzione per le difficoltà della gente», racconta chi ha lavorato accanto a lui. Gigi non era di certo uno che le mandava a dire: schietto, poteva sembrare burbero quando riprendeva i magazzinieri per una cassetta sistemata in modo non corretto o le cassiere per la troppa fila formatasi alla cassa o quando ancora liquidava in velocità una cliente troppo esigente. Ma Gigi sapeva essere affettuoso, con i bambini si scioglieva in sorrisi e storielle. La sua intuizione è stata quella di acquistare merce al mercato all’ingrosso senza stare troppo a guardare la bellezza e la confezione.

«Lui era abile ad accaparrarsi la merce a basso costo, a saperla poi valorizzare mettendola sul mercato a un prezzo stracciato», ricorda il sindaco Roberto Dipiazza. «Io lo incontravo al mercato, quando il mercato era la piazza dove si trattava, si battagliava per strappare un prezzo o per acquistare un prodotto – ricorda il primo cittadino – e lui era un grande, amava il suo lavoro, era abile, un uomo tutto d’un pezzo come difficilmente oggi se ne incontrano». In Carso ieri, come ha scritto qualcuno in rete ricordandolo, è scesa più di una lacrima. È venuto a mancare un personaggio, un’istituzione per Opicina, che lascerà un inevitabile vuoto.
 

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