Trieste, magazzino di libri "svuotato", assolto l'ex titolare della Fenice

Zorzon era accusato di riciclaggio di testi spariti dal deposito della Mondadori e rivenduti su Internet per un valore di 900mila euro. "Era tutto un equivoco"
L’ex titolare della libreria Fenice Franco Zorzon
L’ex titolare della libreria Fenice Franco Zorzon

TRIESTE Macchè ricettazione di libri. Solo un grande, colossale equivoco. Si è conclusa con l’assoluzione perché “non ha commesso il fatto” l’incredibile vicenda giudiziaria che ha visto per protagonista Franco Zorzon, 51 anni, ex titolare della storica libreria Fenice fallita il 16 aprile del 2013. Il pm Antonio Miggiani lo aveva accusato di aver riciclato una quantità immensa di volumi del valore complessivo di oltre 900mila euro.

Tutti spariti dal deposito della Mondadori di Verona. Un fatto paradossale se si pensa alle difficoltà sopportate dal curatore fallimentare della libreria Franco Crevatin per alienare - a pochi spiccioli - i fondi di magazzino della Fenice. A pronunciare la sentenza di assoluzione piena al termine del processo è stato il giudice Filippo Gullotta, che ha presieduto il collegio composto da Francesco Antoni e Camillo Poilucci. Nella sua requisitoria il pm Miggiani aveva chiesto una condanna non da poco: tre anni. Il libraio triestino è stato assistito dall’avvocato Andrea Mondini. Parte civile l’avvocato Beatrice Cunegatti di Bologna.

 

Trieste, maxi furto alla Mondadori: nei guai il libraio Zorzon
L’ex titolare della libreria Fenice Franco Zorzon

 

Sotto la lente del pm Miggiani erano finite migliaia e migliaia di copie di libri editi non solo da Mondadori, ma anche da Einaudi, Piemme e Sperling & Kupfer. Migliaia e migliaia di copie che erano state offerte online sul mercato a prezzi stracciati. Dall’«Ombra dei sicomoro» di John Grisham al «Palazzo Sogliano» di Sveva Casati Modigliani, dal «Grande ritorno nel regno della fantasia» di Geronimo Stilton a «La strada verso casa» di Fabio Volo, da «E l'eco rispose» di Khaled Hosseni a «Inferno» di Dan Brown. Libri o misteriosamente spariti dal deposito della casa editrice per ricomparire su internet.

Tutta la vicenda era nata da una e-mail inviata da Zorzon il 6 settembre del 2013 al titolare di una libreria romana per proporgli l’acquisto di numerosi libri «facenti parte - così aveva scritto il pm Miggiani nel capo imputazione - del compendio criminoso, specificandone i relativi prezzi nonché la disponibilità numerica». Era stata una proposta sicuramente economicamente vantaggiosa, che era inevitabilmente finita poi all’ufficio legale Mondadori. In breve i responsabili della direzione del grande gruppo editoriale italiano avevano collegato l'episodio con una serie di furti, avvenuti nel deposito di Verona, nei quali erano sparite ben 45mila copie. Secondo la denuncia presentata quei furti avevano riguardato proprio i libri proposti online da Franco Zorzon.

Dell’«Ombra del sicomoro», in particolare, erano state rubate oltre duemila copie al prezzo di copertina di 20 euro l'una. Del libro di Sveva Casati Modigliani quasi seimila pezzi del valore di 19 euro e 90 centesimi l’una. E ancora: le copie mancanti del libro di Geronimo Stilton erano state 8.593 e ognuna aveva il prezzo di 34 euro e 50 centesimi. Del libro di Fabio Volo erano risultati mancanti nell’inventario successivo alla denuncia più di 10mila pezzi, ognuno del prezzo di 18 euro. Altrettante le copie rubate del volume di Khaled Hosseni (prezzo 19 euro e 90 centesimi). E 10mila circa erano stati anche i libri dell'autore americano Dan Brown volatilizzati: avevano ognuno il prezzo di copertina di 25 euro.

In breve, dopo la segnalazione dell’offerta online, erano inevitabilmente scattati gli accertamenti da parte dei responsabili della Mondadori. Era stato così deciso di intensificare e approfondire i controlli sulla filiera produttiva e commerciale disponendo una serie di verifiche sui libri presenti nel magazzino centrale di Verona. Era scattato un inventario straordinario, che aveva permesso proprio di scoprire quello che non è esagerato definire un colossale ammanco di libri.

E gli investigatori avevano puntato sul libraio triestino. Che - come poi è emerso nel processo - non aveva però mai avuto nulla a che fare col furto e di conseguenza tantomeno con la ricettazione dei libri. «Quel processo - ha detto ieri Zorzon - non doveva neanche partire. Avevo detto che quello era stato un equivoco e l’ho dimostrato». D’altra parte fin da subito sarebbe bastato tener conto di una famosa frase pronunciata dall’ex ministro delle Finanze Giulio Tremonti secondo il quale «con la cultura non si mangia».

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