Trieste. La storia dei vinti nell'Istituto Panzarasa

Cinquemila libri e riviste, divise, cimeli e distintivi, più di ventimila immagini anche inedite per raccontare le vicende storiche e umane di chi, dopo l’8 settembre 1943, scelse di combattere con la divisa dei reparti della Repubblica sociale italiana. Un "museo" che Carlo Alfredo Panzarasa mette a disposizione della città
TRIESTE. Trecento metri quadrati ospitano l’altra storia. Quella dei ”vinti”. Non vuole essere un museo e nemmeno un covo di reduci: quelle stanze al terzo piano di via Ghega 2 - fra 5mila libri e riviste, divise, cimeli e distintivi, filmati più 20mila immagini anche inedite - vogliono raccontare soprattutto le vicende storiche e umane di chi, dopo l’8 settembre 1943, scelse di combattere “dalla parte sbagliata”, con addosso la divisa della Decima Mas e degli altri reparti della Repubblica sociale italiana. Un periodo storico, quello della ”guerra civile” e dello scontro fratricida tra fascisti e partigiani, che l’Istituto di ricerche storiche e militari dell’età contemporanea Carlo Alfredo Panzarasa mette a disposizione dell’intera città e non solo.


Sarà inaugurato sabato alle 15.45 - nel corso di una tre giorni in programma da venerdì, con incontri, conferenze e libri ribattezzata ”tutta un’altra storia” - aprendo ufficialmente le porte a storici, studenti e semplici appassionati che avranno a disposizione non solo i documenti, ma anche una stanza informatica con computer, scanner e fotocopiatrice.


Un investimento non di poco conto, vicino ai 500mila euro, portato avanti da Carlo Panzarasa, coinvolgendo anche un suo amico e il figlio di un ”Pow-Non”. È la sigla dei prigionieri di guerra non cooperatori, a cui l’istituto riserva una stanza, che dopo quel rifiuto durante il secondo conflitto mondiale finirono nel campo di Hereford in Texas.


Classe ’26, residente in Svizzera, Panzarasa è un signore distinto e dai modi gentili. È stato un combattente nella Compagnia Volontari di Francia del Battaglione Fulmine: «Sono nato a Parigi, dove la mia famiglia era emigrata nel 1912. Dopo l’8 settembre ’43 raggiunsi la base atlantica Betasom di Bordeaux ed entrai nella Decima Mas - ricorda - Il 28 aprile ’45 mi trovavo a Thiene, io riuscii a tornare a casa mentre altri finirono imprigionati o trucidati dai partigiani...». Ma i libri di Pansa sui ”vinti” non bastano più. Sono storie che loro, i ”repubblichini”, conoscevano già. Panzarasa non ha solo messo mano al portafogli e, infatti, tutto il suo archivio, fotografico e cartaceo, assieme al materiale sulla Decima Mas (riconosciuto dal ministero dei Beni culturali come ”di interesse storico particolarmente importante”) è stato donato all’istituto e utilizzato per la pubblicazione di alcuni libri. Altro materiale storico si è aggiunto e, almeno nella volontà del fondatore, altro arriverà.


A Trieste, una scelta che Panzarasa spiega così: «Questo è il posto giusto, la città adatta a raccogliere questi documenti proprio per la sua storia - dice - Ho trovato e fatto amicizia con alcune persone di fiducia, qui c’è la sensibilità giusta per raccontare quella scelta. Il confine orientale ha vissuto delle battaglie epiche e così Trieste mi ha adottato». Già, perché i reduci («che brutta parola, diciamo veterani» replica Panzarasa) sono gelosi delle proprie cose. Un patrimonio al quale troppo spesso, però, figli e nipoti non danno un significato storico e così, un giorno, tutto finisce all’asta nei centri di collezionismo, dai rigattieri... Chi offre di più si porta a casa un cimelio del fascismo, fra nostalgia e collezionismo. «Anch’io sono geloso delle mie cose, ma è arrivato il momento di metterle a disposizione di tutti - dice Panzarasa - e sto invitando anche gli altri miei comilitoni a farlo. Almeno lascino un testamento scritto con le loro volontà... ormai non siamo rimasti in tanti». Una volontà di aprirsi, specie alle nuove generazioni, dopo aver tenuto per anni tutto per sé. Non è un caso che - accanto alle iniziative da tenere nella sede dell’istituto, che ha una sala conferenze con un’ottantina di posti a sedere - l’istituto Panzarasa vuole affidare a un gruppo di ricercatori la raccolta di materiale e testimonianze. Ecco che le testimonianze dirette di un centinaio di combattenti della Rsi sono state raccolte in altrettante interviste nel documentario ”Generazione Decima” che sarà proiettato sabato in anteprima. «Siamo convinti che domani uno studente universitario, che si vuole laureare in storia contemporanea, oltre all’istituto storico della Resistenza - dicono in via Ghega 2, mentre gli operai allestiscono scaffali e sistemano l’impianto elettrico - approfondirà la sua ricerca per la tesi attingendo anche da questi archivi». Quasi una ”pacificazione”, delle fonti storiche.


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