Trieste, la Serra del barone Revoltella dimenticata dall’arte

La struttura della villa, in voga come polo culturale negli anni Duemila, è inutilizzata per gran parte dell’anno
La splendida serra di Villa Revoltella (foto Lasorte)
La splendida serra di Villa Revoltella (foto Lasorte)

TRIESTE Con la sua maestosa struttura in vetro e ghisa affacciata su uno splendido giardino all’italiana, la Serra ottocentesca di Villa Revoltella è uno dei luoghi più suggestivi di Trieste. Eppure, al momento, in pochi sembrano accorgersene. Nonostante le grandi potenzialità, valorizzate dall’ingente ristrutturazione costata, appena 15 anni fa, oltre 530 milioni di lire (più Iva), la struttura in stile neogotico fatta costruire dal barone Revoltella giace lì, chiusa e silenziosa, per gran parte dell’anno, a eccezione di qualche sporadico evento privato e qualche rarissima mostra. Una meravigliosa scatola vuota.

E dire che negli anni appena successivi alla sua ristrutturazione, completata dalla giunta Illy nel 2000, la Serra aveva conosciuto un momento di grande vitalità artistica, ospitando installazioni, spettacoli, sfilate di moda e mostre. Nei suoi spazi aveva trovato ospitalità anche un inquilino particolare, il dinosauro “Enrico il vecchio”, il più grande diplodoco del mondo. Non solo: per un periodo si era addirittura ipotizzata la creazione di un Parco tropicale, con il trasferimento in via Marchesetti dei colibrì di Miramare tanto amati da Margherita Hack, finiti poi, dopo le note vicissitudini, nel comprensorio del centro commerciale Città Fiera di Martignacco.

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Il lento declino della Serra, che mai, comunque, era riuscita a decollare del tutto, è iniziato nel 2010, quando la struttura ha iniziato a mostrare tutti i limiti legati alla sua destinazione d’uso originaria: umidità, infiltrazioni e altri problemi avevano costretto il Comune a limitare e, in certi periodi, addirittura a sospendere il suo utilizzo, in attesa di nuovi lavori realizzati poi nel 2013.

Il problema è che, nonostante la struttura sia già da tempo nuovamente agibile e a disposizione di tutti nella sua duplice veste - location per eventi privati e sala espositiva per mostre ed eventi culturali -, la Serra continua a rimanere vuota e inutilizzata per gran parte dell’anno.

Il motivo? Qui viene il bello. Per il Comune sarebbero le associazioni artistiche e culturali a non essere interessate a utilizzare lo spazio. Peccato, però, che nell’ambiente in molti si siano detti all’oscuro della ritrovata agibilità della Serra, il cui ritorno nel circuito delle sale espositive sarebbe stato poco pubblicizzato da parte dell’amministrazione (fino a venerdì sera la struttura non compariva nell’elenco degli spazi disponibili sul sito www.triestecultura.it, una mancanza corretta in corsa solo dopo la nostra segnalazione, ndr).

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L’assessore alla Cultura, Paolo Tassinari, respinge però le accuse: «Il messaggio che la Serra sia un luogo abbandonato o al quale il Comune riserva scarsa attenzione non corrisponde assolutamente alla realtà. La struttura è stata ristrutturata nel 2013 ed è stata più volte soggetta a manutenzione e pulizie. La Serra è disponibile, ma non evidentemente non c’è interesse a richiederla - precisa -: nel 2015, oltre a qualche festa privata, abbiamo ricevuto un’unica domanda per un evento artistico, che poi è stata revocata. E anche in passato non è mai stata al centro di grandi eventi».

«La Serra è a disposizione ma non lo fanno sapere. Spetta al Comune pubblicizzare le sue sale, altrimenti come si fa a manifestare interesse?» è la domanda provocatoria di Roberto Vidali, che con la sua associazione Juliet aveva allestito in Villa Revoltella le mostre di Fontana e Pulze. «In passato - ricorda - durante uno degli eventi avevamo portato nella Serra fino a 550 persone. Evidentemente manca la volontà da parte del Comune, che ha fatto scelte diverse».

«Non sapevo che la Serra fosse di nuovo disponibile - gli fa eco l’architetto e critico d’arte Marianna Accerboni -: è un luogo ricco di fascino, molto apprezzato dagli artisti. Dopo i problemi di infiltrazioni non se n’è più sentito parlare, ma se è di nuovo agibile non ho dubbi che la sala, nonostante la sua posizione decentrata, attirerà di nuovo l’interesse di organizzatori e artisti».

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