Trieste: ispettori in Soprintendenza per gli “stop” di Picchione

Hanno incontrato Cosolini, l’assessore regionale Santoro e i vertici dell’Ance sulle pratiche ferme e i numerosi ricorsi al Tar
Di Gabriella Ziani
Lasorte Trieste 29/12/10 - Piazza Libertà
Lasorte Trieste 29/12/10 - Piazza Libertà

I problemi erano diventati, si vede, troppi e troppo assordanti. Il ministero dei Beni culturali ha spedito a Trieste tre suoi ispettori. Un alto dirigente amministrativo e due architetti già soprintendenti. Per ben quattro giorni, un tempo lungo rispetto alla media, i tre inviati hanno “interrogato” tutte le istituzioni del territorio oltre che i dipendenti della Soprintendenza ai beni architettonici. Quella più sotto tiro per la lentezza delle pratiche urbanistiche di autorizzazione, prescrizione o soprattutto, e anzi più spesso che mai, di diniego, oggetto di esposti alla Corte dei conti, di cause (perse) al Tar e di interrogazioni in Regione e in Parlamento.

Ma poi ci sono Miramare col suo degrado, le pressioni per “regionalizzare” le Soprintendenze nella speranza di cassare una burocrazia ritenuta schiacciante, e la lettera che il sindaco Cosolini ha inviato nei giorni scorsi al nuovo ministro Massimo Bray, sollecitandolo dopo un ennesimo sopralluogo al parco a trovare soluzioni che consentano al Comune di collaborare alla gestione del bene più bello e trascurato di Trieste, parco e castello di Miramare appunto. Che, pur essendo statali, riverberano nell’opinione pubblica e specialmente negli occhi di migliaia di turisti una deludente impressione di tutta la città.

I tre inviati ministeriali hanno incontrato Cosolini, l’avvocato dello Stato Daniela Salmini, l’assessore regionale ai Lavori pubblici Mariagrazia Santoro, i dirigenti del suo assessorato, i vertici dell’Ance, l’associazione dei costruttori che è il gruppo più “armato” contro la gestione della soprintendente Maria Giulia Picchione, e anche esponenti dei sindacati, oltre che naturalmente il direttore regionale dei Beni culturali, Giangiacomo Martines. Il quale traduce quanto avvenuto in espressioni di «massima soddisfazione per l’apertura del ministero ad ascoltare i tanti problemi, per il numero di inviati e la durata del sopralluogo: cose che non avvengono spesso, e lo so perché sono stato io stesso ispettore del ministero» aggiunge Martines pur avvertendo con proprietà linguistica che «un’ispezione ministeriale ha caratteri di riservatezza fino a che non ne sono resi noti gli esiti perché è un compito endoprocedimentale verso il ministero. Ma questi ispettori - aggiunge - sono venuti a Trieste con enormi orecchie, orecchie da elefante, per ascoltare tutto, dal fatto che il Piano paesaggistico regionale ancora non c’è, alle criticità che s’incontrano nella conservazione e valorizzazione dei beni. Certamente sono tornati a Roma anche con l’immagine di un territorio ricco e complesso, e fin qui molto ben preservato».

Molti interlocutori tuttavia avrebbero definito “esasperante” il rapporto con la Soprintendenza ai Beni architettonici, tanto che il tema della “regionalizzazione” sarebbe stato in pieno campo. «È stata discussa la natura di Regione a statuto speciale - prosegue il direttore -, e quindi la necessità di trovare soluzioni in armonia con le leggi dello Stato, passando per la Conferenza Stato-Regioni. Però - segnala Martines - se uno oggi dicesse che avendo difficoltà con i progetti architettonici se li vuole guardare lui, no, questo è impossibile. Serve una evoluzione “fisiologica” dei nostri ordinamenti».

Sembra che giochi però a favore il soppeso delle strutture a disposizione: «Da noi il personale è scarso, gli architetti entrati giovani all’epoca del terremoto in Friuli oggi sono alle soglie della pensione senza avere nuovi giovani pieni di energie accanto ai quali passare il testimone. Negli uffici regionali invece c’è molto personale attrezzato, ci sono architetti molto preparati».

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