Trieste, i raccoglitori fantasma per i farmaci scaduti

In tutto il Friuli Venezia Giulia le farmacie triestine sono le uniche a non averli In città vengono gettati nell’indifferenziata. Perché non ci sono cassonetti appositi?
Beautiful female model pharmacist looking at medicine
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TRIESTE Una singolare specificità territoriale: potrebbe essere letta così la mancanza dei raccoglitori per i farmaci scaduti nel comune di Trieste. In tutto il Friuli Venezia Giulia, infatti, solo le farmacie alabardate non prevedono, al loro esterno, la presenza di questi raccoglitori. Perché? Ma prima di tutto, a Trieste, dove va buttata quella scatola di aspirine ormai scadute?

Una prima risposta arriva dal sito dell’Acegas con il “Rifiutologo”: i farmaci «sono prodotti potenzialmente pericolosi. Non conferire nella raccolta ordinaria dei rifiuti». Quindi dove si buttano? La risposta appare leggermente schizofrenica, ma precisa: nei «cassonetti grigi indifferenziato». L’Acegas scrive poi che «i farmaci scaduti di provenienza domestica sono rifiuti urbani che non si possono recuperare. Sono composti da principi attivi che possono alterare gli equilibri naturali dell’ambiente» e che nei cassonetti grigi vanno comunque conferiti i farmaci scaduti avendo però l’accortezza di gettare la scatola e il foglio informazioni in quelli per la raccolta carta.

Il termovalorizzatore

Chiarisce la situazione Andrea Moro, responsabile Servizi Ambientali Trieste di Acegas. Richiamando la direttiva europea in materia, Moro sottolinea come la stessa vieti «il conferimento dei farmaci scaduti e in genere dei rifiuti sanitari in discarica e impone che i rifiuti sanitari siano termodistrutti per evidenti ragioni di salute pubblica». Ed è qui che entra campo il termovalorizzatore triestino. «I farmaci scaduti risultanti dalla vita domestica, a tutti gli effetti rifiuti urbani il cui costo di gestione viene pagato attraverso la Tari, vanno conferiti al gestore dei rifiuti urbani. A Trieste, essendo il rifiuto indifferenziato avviato a termovalorizzazione, i farmaci scaduti in possesso dei cittadini possono essere correttamente conferiti assieme al secco indifferenziato. Nelle realtà dove il rifiuto indifferenziato viene conferito in discarica esiste una raccolta differenziata anche dei farmaci».

Trieste, non pervenuta

A Trieste, quindi, essendoci il termovalorizzatore, non serve munire la farmacie di appositi cassonetti che sono invece utilizzati dove il termovalorizzatore non c’è. Sicuri? «In tutta la regione – dice Cristina Sgubin, che si occupa del catasto rifiuti – compresi gli altri comuni triestini, i farmaci scaduti vengono conferiti negli appositi cassonetti, dove vengono raccolti da imprese specializzate che li stoccano e poi li conferiscono all’inceneritore di Spilimbergo al quale arrivano i farmaci scaduti, anche da comuni extra regionali. Formalmente non arrivano farmaci dal comune di Trieste, l’unico che non dichiara di produrre farmaci scaduti». Non essendo raccolti separatamente, i farmaci scaduti non possono essere tracciati e quindi non è possibile conoscerne l’entità se non facendo delle indagini a campione.

Chi decide?

Ma se la destinazione finale dei farmaci scaduti in regione è sempre un inceneritore, perché tutti i comuni fanno la raccolta differenziata e quello alabardato no? «Sta al Comune scegliere se attivare una raccolta separata o meno» dice Sgubin, confermando le dichiarazioni di Federfarma nazionale: «I raccoglitori per la raccolta differenziata dei farmaci scaduti dei cittadini sono di proprietà del Comune perché sono rifiuti della popolazione. La farmacia si occupa dei propri rifiuti, derivanti dalle attività commerciali, mentre qui stiamo parlando di quelli dei cittadini».

Il fatto che i raccoglitori si trovino spesso nei pressi delle farmacie può far sorgere il dubbio che queste siano tenute alla raccolta, ma in realtà «è tutto un problema del Comune. I farmacisti danno la disponibilità a posizionarli davanti ai propri esercizi ma non essendo un bene della farmacia devono comunque esserci accordi con il Comune. La competenza è del Comune». Per capire il perché il Comune di Trieste abbia deciso di non fare la raccolta differenziata dei rifiuti, scelta peraltro, come si è visto, legittima, non resta quindi che rivolgersi direttamente a Luisa Polli, assessore all’ambiente la quale gela ogni speranza di comprensione: «Il Comune non ha competenze». Curioso che invece Arpa Fvg; Federfarma nazionale e anche Federfarma locale dicano che la competenza sia proprio del Comune. Chi avrà ragione? Nel dubbio di una cosa siamo sicuri: quella scatola di aspirina possiamo buttarla nell’indifferenziata senza problemi. Ma sempre differenziando confezione e bugiardino.

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