Trieste e Monfalcone via al porto unico

Ok del governo alla riforma delle Authority: i 57 scali di rilievo nazionale coordinati da 15 Autorità di sistema guidate da un board snello
Una veduta del porto di Trieste
Una veduta del porto di Trieste

ROMA. Attesa da anni, tra polemiche e dibattiti, la riforma della legge sui porti (che manda in pensione la “vecchia” 84/94) è stata varata ieri dal Consiglio dei ministri. Sotto la presidenza di Matteo Renzi il Consiglio ha approvato in via definitiva il decreto di “Riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle autorità portuali”, presentato dal ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione, Marianna Madia.

Il provvedimento si inserisce nelle politiche e nelle azioni intraprese dal Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, con il Piano strategico nazionale per il rilancio della portualità e della logistica, ed è al traguardo dopo il recepimento delle osservazioni del Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari e le proposte emendative della Conferenza unificata.

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«Le azioni previste dal decreto - ha commentato il ministro Delrio al termine del Consiglio - consentiranno ai porti italiani di diventare un sistema più capace di creare occupazione e sviluppo economico. Azioni nel segno di una forte semplificazione ed efficienza, con gli sportelli unici amministrativo e doganale, e nel segno di una nuova governance con 57 porti di rilievo nazionale coordinati da 15 Autorità di sistema portuale - e non più 24 come finora - che, sul modello dei maggiori porti europei, verranno guidati da un board snello e da un presidente con ampia facoltà decisionale». Prevista inoltre, ha continuato Delrio, «una forte centralizzazione delle scelte strategiche, che eviti la competizione tra porti vicini, e stimoli invece la cooperazione affinché i porti italiani si collochino in un asse europeo».

Rispetto agli attuali 113 procedimenti amministrativi, svolti da 23 soggetti, il decreto prevede l’istituzione di due sporteli che abbasseranno drasticamente i tempi di attesa, lo Sportello Unico Doganale per il controllo sulla merce, che già si avvale delle semplificazioni attuate dall’Agenzia delle Dogane, e lo Sportello Unico Amministrativo per tutti gli altri procedimenti e per le altre attività produttive in porto non esclusivamente commerciali. Inoltre semplificazioni sulle modalità di imbarco e sbarco passeggeri e misure di snellimento delle procedure e innovazione amministrativa per l’ adozione dei Piani regolatori portuali.

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Sono 57 i porti di rilevanza nazionale che vengono riorganizzati nelle nuove 15 Autorità di sistema portuale, centri decisionali strategici con sedi nelle realtà maggiori, ovvero nei porti definiti “core” dall’Unione europea. Le nuove Autorità di sistema portuale sono: Mar Ligure Occidentale, Mar Ligure Orientale, Mar Tirreno Settentrionale, Mar Tirreno Centrale, Mar Tirreno Meridionale Jonio e dello Stretto, Mare di Sardegna, Mare di Sicilia Occidentale, Mare di Sicilia Orientale, Mare Adriatico Meridionale, Mar Jonio, Mare Adriatico Centrale, Mar Adriatico Centro Settentrionale, Mare Adriatico Settentrionale, Mare Adriatico Orientale.

Alle 15 Autorità di sistema portuale viene affidato un ruolo strategico di indirizzo, programmazione e coordinamento del sistema dei porti della propria area. Avrà funzioni di attrazione degli investimenti sui diversi scali e di raccordo delle amministrazioni pubbliche. L’Autorità di sistema portuale avrà al suo interno due sportelli unici.

Stretta la relazione con il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, in particolare per il Piano regolatore di sistema portuale e i programmi infrastrutturali con contributi nazionali o comunitari. Le Regioni possono chiedere l’inserimento nelle Autorità di sistema di ulteriori porti di rilevanza regionale.

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Un'immagine del Porto vecchio e, a destra, il ministro Delrio in vista a Trieste (foto Silvano)

L’Autorità di sistema portuale sarà guidata da un board snello, ristretto a poche persone, da 3 a 5, il Comitato di gestione, con il ruolo di decisore pubblico istituzionale. Il Comitato di gestione è guidato da un presidente manager, di comprovata esperienza nell’economia dei trasporti e portuale e con ampi poteri decisionali. Viene scelto dal Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti d’intesa con la Regione o le regioni interessate dall’Autorità di sistema.

Rispetto ai precedenti Comitati portuali, con limitata capacità decisionale, si passa da circa 336 membri a livello nazionale a circa 70 persone a livello nazionale che agiranno con più efficacia. I rappresentanti degli operatori e delle imprese faranno parte, invece, degli «Organismi di partenariato della Risorsa mare con funzioni consultive: potranno partecipare al processo decisionale, non potranno più votare atti amministrativi.

Per garantire la coerenza con la strategia nazionale verrà istituita una Conferenza nazionale di coordinamento delle Autorità di sistema portuale, istituzionalizzata e presieduta dal ministro. Vi sarà una programmazione nazionale delle scelte strategiche e infrastrutturali, fino a definire un Piano regolatore portuale nazionale.

Il Piano strategico della portualità e della logistica fissa infine dieci obiettivi: misure per semplificazione e snellimento, competitività e concorrenza, accessibilità, integrazione del sistema logistico, potenziamento delle infrastrutture, innovazione, sostenibilità, certezza delle risorse, coordinamento nazionale, nuova governance.

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