Trieste è la città italiana con il minor divario tra occupazione maschile e femminile: ecco perché

TRIESTE Il futuro è donna a Trieste. Almeno secondo una indagine del Sole 24 Ore che assegna al capoluogo regionale il primo posto in Italia (dati 2019) nella classifica sul cosiddetto gap occupazionale di genere (differenza fra il tasso di occupazione maschile e femminile) seguita da Cagliari e Belluno. Ma se il primato triestino per numero di startup innovative (secondi dopo Trento) non stupisce come quello nella graduatoria dell’Internet veloce (quarti dietro solo Milano, Roma e Bologna), questo risultato sulle quote rosa va analizzato.
Secondo i dati dell’assessorato al Lavoro della Regione nel 2019 il numero di assunzioni delle donne a Trieste ha superato quello dei maschi di quasi 4 mila unità (25.408 contro 21.574) con un saldo di 471 posti in più. Per l’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen questo scenario fotografa un mercato del lavoro dove accanto al lavoro a tempo indeterminato negli enti pubblici e nel terziario esiste un’industria privata della finanza, banche e assicurazioni, che garantisce lavoro di qualità e servizi di welfare (come l’asilo nido) consentendo alle donne di conciliare lavoro e famiglia.
Su un altro fronte - osserva Rosolen - storicamente il sistema del welfare triestino garantisce una rete di supporto sociale alle famiglie dove le donne da sempre hanno avuto un ruolo importante come nelle scuole a tempo pieno. Anche per questo in città il tasso di occupazione femminile rispetto a quello maschile nella fascia di età 15-54 anni (dati Istat) è il più alto in regione (66,1%).

Secondo una indagine dell’Eurobarometro sulla Gender Equality nel nostro Paese il 51% degli intervistati ritiene però che il ruolo più importante della donna sia quello di accudire la famiglia e i figli (in Svezia questa quota è pari all’11%). Trieste sembra molto lontana da questo stereotipo di genere.
Come ricorda l’economista Veronica de Romanis, il tasso di occupazione femminile aumenta quando la rete del welfare sociale funziona. Per questo il Next Generation Ue chiede ai Paesi di investire di più in asili nido che per l’Italia equivarrebbe a un piano di 3,6 miliardi. «Le politiche volte ad agevolare la conciliazione dei tempi di vita familiare e lavorativa sono importanti. In Italia, le donne sono le principali fornitrici dei servizi di cura e come tali sono ancora percepite», sottolinea Claudia Parzani, European managing partner di Linlaters e presidente di Allianz Spa che ha la sede storica a Trieste.
La pandemia e la crisi
Le donne potrebbero però essere le prime a essere colpite dalla crisi economica scatenata dalla pandemia. Secondo l’ultimo rapporto Bankitalia sede di Trieste in regione c’è stata una perdita di circa 12 mila posti di lavoro da fine febbraio a metà settembre del 2020. Le fasce di popolazione più colpite sono state i giovani e le donne, tra le quali la perdita di posti è stata pari a circa 44 posizioni lavorative ogni 1.000 dipendenti, a fronte di 34 per la componente maschile: «Durante il mese di dicembre – chiarisce Rosolen – si è osservata una diminuzione delle assunzioni e dei saldi, per effetto del lockdown parziale di molte attività di natura soprattutto commerciale e turistica. Tuttavia – prosegue – ad essere colpita di più è la componente maschile, piuttosto che quella femminile, soprattutto considerando le cessazioni di rapporti di lavoro “flessibile”. A fine anno però – conclude l’assessore regionale – si vedrà indubbiamente una maggior riduzione per il livello occupazionale femminile in molti lavori precari e stagionali a tempo determinato».
La struttura del mercato del lavoro triestino, per quanto riguarda il lavoro femminile, sembra insomma molto resiliente ma nel contempo anche fragile ed esposta alle intemperie della precarietà.
Il dato confortante sull’occupazione femminile a Trieste non convince una sindacalista come Rossana Giacaz, responsabile sanità, welfare e pari opportunità per la Cgil regionale, che sul gap uomo-donna sui luoghi di lavoro vede nero. Il motivo? Proprio la pandemia.
«Le statistiche vanno sempre analizzate con attenzione e non basta il dato numerico: è fondamentale capire quante, delle donne occupate prese in considerazione, siano lavoratrici a tempo pieno o part-time, magari involontario. In secondo luogo - evidenzia la sindacalista - purtroppo i dati in questione sono relativi al 2019, ma ora andranno rivisti alla luce dell’epidemia. Non vi è dubbio, infatti, che le donne stiano pagando il prezzo più alto della crisi».
La presidente dell'Ande Etta Carignani

«Le donne oggi sono finalmente valorizzate»
«Non ho tutti gli strumenti per sostenere che la nostra realtà sia migliore di quella di altre regioni - sottolinea la presidente dell’Ande -. Ma di certo posso dire che stiamo assistendo a un riposizionamento delle donne nel mondo del lavoro, impensabile fino a qualche anno fa. Le lavoratrici e le imprenditrici rappresentano un patrimonio inestimabile e una grande fonte di ricchezza per tutti, ma solo oggi si stanno creando le condizioni, anche culturali, per una vera parità di genere. Le donne oggi sono finalmente apprezzate e valorizzate».
La presidente di Confartigianato Trasporti Trieste Rita Rapotez

«Stereotipi abbattuti ovunque»
Rita Rapotez è la prima presidente che guida Confartigianato Trasporti Trieste ed è stata eletta da una platea prettamente maschile, che l’ha rinominata per ben tre volte. «Il rapporto è pari – commenta Rapotez – sia in Confartigianato, dove sono stata accettata ed eletta, sia nella mia azienda. Evidentemente non hanno guardato chi avevano di fronte ma che cosa rappresento». Tuttavia, afferma, nell’ambito lavorativo una donna effettivamente può essere più penalizzata per una serie di motivi, maternità in primis. E si può riscontrare anche un po’ di scetticismo all’inizio, anche se, conclude, «penso che ormai le donne siano accettate e coinvolte dappertutto».
Il rettore Roberto Di Lenarda

«L’educazione terziaria funziona»
I dati Istat mettono Trieste al primo posto per numero di laureati e per altri titoli terziari. Inevitabile la soddisfazione del rettore dell’Università di Trieste, Roberto Di Lenarda: «Tali numeri sono indice del fatto che il sistema di educazione terziaria funziona, partiamo da una situazione oggettivamente buona, ma dobbiamo migliorare ulteriormente». Un obiettivo compatibile con la messa in atto di politiche attive per combattere «la denatalità e l’invecchiamento della popolazione». «Che a Trieste ci sia una buona scolarizzazione non c’è dubbio – prosegue –, tuttavia a livello Paese siamo ancora lontani dagli obiettivi europei. Qui siamo più avanti degli altri ma non abbiamo ancora raggiunto il target Ue per i prossimi anni».
La responsabile della cooperativa La Collina Stefania Grimaldi

«Nel settore siamo più numerose»
«Nella cooperazione sociale c’è una componente femminile importante a tutti i livelli dell’organizzazione, che supera quella maschile». Questo è un dato che si registra a livello nazionale, conferma Stefania Grimaldi, responsabile dell’Area sviluppo della cooperativa La Collina, che però sottolinea come Trieste ne benefici particolarmente, visto che sono numerose le imprese che operano nel settore terziario. «I dati del 2019 sulla forza lavoro femminile alla cooperativa La Collina – sottolinea – parlano di una presenza di oltre il 60%. Le donne in organi di governo sono la maggioranza, il 71%, e le donne con ruoli di responsabilità rappresentano il 67%»
L'assessore alle Pari opportunità Francesca De Santis

«Questo territorio è sempre avanti»
«È vero, ancora una volta Trieste dimostra un'emancipazione femminile più accentuata rispetto ad altre parti d’Italia». Se n’è accorta Francesca De Santis, assessore comunale alle Pari opportunità, che durante il suo mandato ha notato quanto sia diffusa una cultura amica delle donne. «Credo sia figlia di un’educazione avanzata – afferma -. Trieste è più avanti su questi temi. Me ne sono accorta quando realizziamo con l’associazionismo cittadino le attività dedicate all'8 marzo: le iniziative pullulano. La gente si dimostra avvezza a trattare questo argomento. L’obiettivo del mio assessorato va in questa direzione: diffondere una maggiore cultura del rispetto».
L'attore Stefano Donigetti

«Il clima di apertura fa la differenza»
«Ho visto tante donne recitare e lavorare dietro le quinte. Ma ci sono anche tante donne fuori dal palco, dietro le quinte e pure tra i tecnici». Che il gap occupazionale tra uomo e donna sia basso a Trieste, lo può confermare anche Stefano Dongetti, autore e attore comico satirico. «Trieste in questo è privilegiata rispetto ad altri luoghi, la presenza femminile qui è un po' più valutata. Lo vedo nel mio settore, anche se non ho dati oggettivi in mano, è una sensazione». Da che cosa dipende? «Penso si riferisca a una tradizione storica e culturale della città - spiega - probabilmente dovuta a un'apertura maggiore in tutta una serie di campi. Si vede anche nell'associazionismo e nel settore dell'organizzazione degli eventi culturali».
Il fondatore della start up Aindo Daniele Panfilo

«Qui le condizioni ideali per crescere»
Daniele Panfilo, 32 anni, romano, si è fermato a Trieste durante gli studi e assieme a Sebastiano Saccani e Borut Svara ha dato vita ad Aindo, giovane start up della Sissa, insediata in Area Science Park. «Ci siamo conosciuti a Trieste, qui ci sono state tutte le condizioni per poter proseguire – specifica –. Molte start up nascono ma poi anche si spengono. Invece noi a Trieste abbiamo trovato un ambiente che ci ha dato anche una mano. Abbiamo vinto un bando regionale per sviluppare un primo prodotto. Poi ci siamo insediati in Area e da lì siamo cresciuti. Adesso stiamo sviluppando un sistema di condivisione dei dati sanitari basato sul machine learning».
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