Trieste, cinque nuove aree per il Punto franco
TRIESTE In audizione dinanzi al Consiglio comunale, per la prima volta il commissario dell’Autorità portuale Zeno D’Agostino fa in un intervento pubblico l’elenco completo e definitivo di tutti gli spostamenti del Punto franco dal Porto vecchio. «La prima porzione andrà all’Interporto Trieste che è l’attuale denominazione della struttura di Fernetti, poi sull’area di proprietà dell’Autorità portuale all’ex stazione di Prosecco. Decenni fa quest’ultima era già area franca - ha specificato D’Agostino - ma secondo l’interpretazione del commissario di governo è decaduta. Non c’è problema, la riportiamo». Due “fette” saranno collocate all’interno del territorio dell’Ente zona industriale: la prima dove c’è l’attuale concessione Teseco (che intende realizzare anche un nuovo terminal traghetti, ndr.) per la seconda stiamo vedendo con l’ente (si era parlato dell’area alle Noghere di fronte a pasta Zara). Infine tutto il tratto demaniale sul Canale navigabile di Zaule».
Ma di area franca da spostare ce ne sono ben 500mila metri quadrati e queste cinque nuove localizzazioni non li esauriranno. «Apriremo allora un bando pubblico - ha spiegato il commissario - in base al quale potranno presentare domanda i titolari di attività industriali o logistiche eventualmente interessati». Di sicuro non ci saranno trasferimenti dal Porto Vecchio al Porto Nuovo. «Perché se in Porto nuovo - ha detto D’Agostino - ci sarà bisogno di nuove aree franche, come ad esempio sulla Piattaforma logistica che si andrà a costruire, basterà ampliare il Punto franco contiguo già esistente». Altro concetto da ribadire, il fatto che tutta la fascia di costa di Porto vecchio, che non viene sdemanializzata, rimarrà Punto franco: non ci sarà bisogno di “recintarla”, come succede soltanto per l’Adriaterminal, perché non vi si svolge alcuna attività commerciale, ma nel caso di imprenditori che intendano usufruirne potrà essere perimetrata e attivata. «Questo è un momento storico - ha sottolineato il commissario - perché grazie all’emendamento Russo, il Punto franco può essere spostato non solo per estensione o riduzione, ma anche a salti. In questi giorni porteremo l’elenco degli spostamenti al prefetto Francesca Adelaide Garufi che poi, interpellati Regione, Comune e le altre istituzioni, attuerà il provvedimento».
In precedenza il punto sulla sdemanializzazione era stato fatto dal sindaco Roberto Cosolini che ha spiegato anche la necessità dell’advisor per la peculiarità della situazione triestina: «una città piccola che si appropria di un’area molto vasta». Il successivo dibattito dei consiglieri ha riservato sorprese. Nel giro di sei mesi l’atteggiamento di Forza Italia nei confronti di D’Agostino sembra essersi rovesciato. «Sono in sintonia quasi su tutto - ha commentato il capogruppo dei forzisti Everest Bertoli - ha smontato quasi tutte le mozioni di oggi (ben sette dovevano venir discusse in tarda serata). Non capisco perché hanno solo prorogato di sei mesi il suo mandato di commissario, dovevano farla presidente.
Ma forse quella casella serve per qualche gioco del Pd». Alla prima audizione di D’Agostino in Consiglio, il 27 aprile, Bertoli si era espresso così: «Non abbiamo ascoltato nessuna proposta concreta, se non pesanti affermazioni sulla gestione passata. Il Partito democratico ha fatto un grandissimo sforzo per portarla qui e le hanno dipinto Trieste come il deserto dei tartari, eppure prima del suo arrivo il nostro porto era primo in Italia e decimo in Europa». Stavolta a lodare l’operato del predecessore, Marina Monassi è stato Franco Bandelli (Un’Altra Trieste): «Ha ottenuto grandi risultati nel Porto nuovo, ma la svolta epocale in Porto vecchio è arrivata grazie a lei, D’Agostino». A difendere posizioni diverse soltanto Paolo Menis (Cinquestelle): «C’era un’altra possibilità per quell’area se si fossero eliminati i vincoli e emanati i decreti attuativi del Punto Franco», e Marino Sossi (Sel): «I vincoli imposti da Sgarbi hanno impedito lo sviluppo del Porto vecchio come porto».
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