Trieste celebra impegno e professionalità della storica corrispondente del Tg3 Botteri

TRIESTE «Trieste è dove tutto comincia e dove tutto finisce». È con queste parole che Giovanna Botteri, volto noto del Tg3, corrispondente per anni da New York e ora impegnata a Pechino, ha ricevuto ieri a Trieste il Premio di Vetro 2019, istituito dalla Commissione Pari opportunità del Comune nel ricordo di Elca Ruzzier, cofondatrice del centro Antiviolenza Goap per elogiare tutte quelle donne triestine, che con impegno e determinazione, si sono distinte negli ambiti di cultura, scienza, economia, sport e arte. La consegna è avvenuta nella sala del Consiglio Comunale da parte della presidente della Commissione Laura Di Pinto. Una consegna attesa da più di un anno, rinviata in continuazione a causa degli impegni della giornalista.
«Giovanna Botteri porta quotidianamente il nome e il volto di Trieste nelle televisioni degli italiani - ha sottolineato l’assessore al Patrimonio Lorenzo Giorgi, presente insieme al presidente del Consiglio comunale Francesco Panteca – ed è perciò un onore per noi poterle assegnare questo riconoscimento».
Un’emozionatissima Giovanna Botteri ha riservato un pensiero particolare alla città che le ha dato i natali. «Penso che Trieste, per la sua storia e per la sua posizione geografica, prepari i suoi abitanti prima di altre città ad essere cittadini del mondo – ha sottolineato -, perché credo che chi nasce e vive a qui raccolga un’educazione speciale, un’eredità unica, rispetto a chi vive in altre parti d’Italia».
Ospite della Commissione Pari Opportunità, Botteri ha ricordato come Trieste sia all’avanguardia anche per quanto riguarda i diritti delle donne. «Trieste, anche in questo campo, ha giocato d’anticipo rispetto ad altre città italiane - ci ha tenuto a sottolineare la giornalista Rai - e di ciò non posso che essere felice».
Nel corso del suo intervento ha poi ricordato com’è nata la sua esperienza con la tv di Stato. «Cominciai a collaborare con la Rai regionale con un programma di astronomia assieme a Margherita Hack - ha ricordato Botteri - poi ripreso dalla neonata terza rete nazionale». Da lì iniziò la collaborazione con il Tg3, all’epoca diretto da Sandro Curzi il quale, allo scoppio della guerra nei Balcani, chiese espressamente di lei per la corrispondenza dalla Bosnia. «Curzi volle che me ne occupassi io – prosegue nel suo racconto -. “Tu che sei nata vicino a quei territori, vai e racconta quello che vedi”, mi disse, e per me iniziò un’esperienza estremamente formativa. Nei Balcani ho vissuto la guerra in modo diverso rispetto a quella che avevo letto nei libri e, se c’è un contributo che le donne hanno dato ai reportage di guerra è stato quello di focalizzare l’attenzione alle famiglie e non solo alla prima linea». Infine due parole, che valgono al tempo stesso quale monito, sulla sua nuova esperienza cinese: «Loro (i cinesi, ndr) conoscono bene noi, mentre noi non conosciamo quasi nulla di loro, e questo a lungo andare può essere pericoloso». —
L.D.
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