Trieste, avvocato alla sbarra per le offese agli ebrei

Il legale Giuseppe Turco è stato rinviato a giudizio per istigazione all’odio razziale a causa degli insulti contro il collega Kostoris pronunciati durante un’udienza
Il tribunale di Trieste
Il tribunale di Trieste

TRIESTE «L’ebreo non ha firmato la querela». E ancora: «L’ebreo dice, in quella querela, che è orgoglioso di essere ebreo».

Le frasi-choc pronunciate in un aula di tribunale fanno ancora venire i brividi. Anche se sembra impossibile, a pronunciare quelle e altre frasi con tono sprezzante e dispregiativo, era stato un avvocato. Si chiama Giuseppe Turco, udinese, abitante a Duino.

Turco le aveva dette e ripetute tra lo sconcerto e l’imbarazzo di chi era presente: ora è stato rinviato a giudizio. A disporre l’udienza davanti al Tribunale collegiale - la data è il 3 maggio - è stato il gip Guido Patriarchi che ha accolto le richieste del pm Federico Frezza. Accusa: istigazione all’odio razziale e diffusione di idee sulla superiorità razziale. Turco è stato difeso dall’avvocato Edoardo Longo. Parte offesa l’avvocato Alberto Kostoris, assistito dal collega Piero Fornasaro de’ Manzini.

Definì «l’ebreo» il collega: avvocato nei guai
Lasorte Trieste 20/07/10 - Foro Ulpiano, Tribunale

La data è quella del 25 novembre 2013 quando, appunto in un’aula del Tribunale, riferendosi al collega Kostoris Turco aveva pronunciato le frasi incriminate, davanti agli sguardi stupiti ed esterrefatti dello stesso Kostoris, del giudice Giorgio Nicoli, del cancelliere e degli altri presenti. L’avvocato udinese, nella circostanza, era intervenuto in Tribunale per un altro processo come difensore di Paolo Polidori, capogruppo provinciale della Lega nord, accusato di avere violato la Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale. Praticamente, istigazione all’odio razziale.

Polidori era finito a processo dopo un esposto-denuncia, firmato proprio dall’avvocato Kostoris in qualità di legale della Comunità ebraica, in cui si contestava una dichiarazione pubblica sul «sistema giudaico-massone» che l’esponente del Carroccio aveva pronunciato il 15 aprile 2012 all’hotel Savoia Excelsior durante il congresso del partito. «Il presidente del Consiglio Mario Monti e il governo in carica sono espressioni del potere giudaico-massone» aveva detto Polidori. La Comunità ebraica, dopo la pubblicazione della dichiarazione sul Piccolo, non aveva ovviamente gradito. Ma, come evidenziato da Kostoris, «il 17 aprile Paolo Polidori, anziché scusarsi per le proprie asserzioni, replicava alle critiche della Comunità ebraica e ribadiva consapevolmente che il potere finanziario mondiale è in mano a un sistema giudaico-massone». Da qui l'esposto-denuncia. Con il rinvio a giudizio su richiesta del pm Antonio Miggiani.

La vicenda giudiziaria di Polidori alla fine si è chiusa (dopo la revoca del mandato all’avvocato udinese) con un patteggiamento: una pena di duemila euro. E le scuse alla Comunità ebraica.

Contemporaneamente si è aperta la vicenda giudiziaria di Turco. Durante l’udienza “incriminata” lo stesso giudice Nicoli l’aveva invitato a usare un linguaggio più consono. Nulla da fare. Turco aveva replicato sostenendo di non trovare nulla di strano nelle proprie affermazioni: «C'è chi è ebreo e chi è slovacco...». E poi, riferendosi a Kostoris, aveva parlato di «ebreo querelante». Decisamente troppo, tanto più durante un processo in cui si stava discutendo proprio del reato di istigazione all’odio razziale. Così, da avvocato difensore a imputato - per lo stesso reato del suo cliente - il passo è stato breve.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo