Trieste, addio al Punto franco in Porto Vecchio

L’annuncio del prefetto Garufi: «Non sarà un procedimento unico, spostamento in due o tre fasi». Già entro ottobre il primo provvedimento. Il rebus destinazioni
Lo stato di degrado e abbandono sta facendo cadere a pezzi i Magazzini del Porto Vecchio
Lo stato di degrado e abbandono sta facendo cadere a pezzi i Magazzini del Porto Vecchio

TRIESTE «Non sarà un procedimento unico lo spostamento del Punto Franco dal Porto Vecchio, ma sarà suddiviso in due o tre fasi per cui saranno due o tre i provvedimenti che io firmerò e il primo conto di licenziarlo già entro ottobre». Il prefetto Francesca Adelaide Garufi, dopo che il commissario dell’Autorità portuale Zeno D’Agostino e il sindaco Roberto Cosolini, sotto la “sorveglianza” dell’Agenzia nazionale del Demanio e della Regione si sono “spartiti” l’area prefigurando il passaggio al Comune di tutti i Magazzini e i piazzali escluse una stretta fascia di costa, l’Adriaterminal, gli spazi occupati dagli stabilimenti balneari e dalle società nautiche, tratteggia modalità e tempi del percorso che porteranno all’effettiva sdemanializzazione dell’antico scalo triestino ampliando la città con quello che è uno dei più bei waterfront d’Europa.

Firmato a Trieste l'accordo per la sdemanializzazione del Porto Vecchio
Il momento della firma

«È pacifico - afferma il prefetto - che la prima fase è stata più celere perché dopo l’approvazione della legge era abbastanza semplice giungere a un accordo sulla perimetrazione delle aree che passeranno al Comune separandole da quelle che rimarranno al Demanio dello Stato. Lo spostamento del Punto Franco invece è un’operazione ben più complessa, per niente semplice direi non tanto per quello che si va a togliere perché è indubbio che operazioni portuali in gran parte del Porto Vecchio non è più possibile svolgerle in base alle più avanzate metodologie operative, quanto per dove si va a collocarlo. Le nuove ubicazioni vanno studiate nel dettaglio per valutare l’effettiva utilità dello strumento ma prima ancora per verificare che non siano sottoposte a vincoli o gravami o se addirittura non si rischi di andare a finire in settori parzialmente privati. Vediamo ad esempio la questione dell’interporto di Fernetti: dapprima sembrava cruciale spostare lì un settore di area franca, poi al contrario pareva un’operazione inutile se non dannosa, ultimamente si è tornati a considerarne una certa utilità. Per questo i miei confronti con il commissario D’Agostino sono già stati più d’uno e non sono ancora esauriti. Vero è anche che probabilmente va a vantaggio di tutti procedere celermente, ma che d’altra parte non c’è nemmeno una pressione immediata come ad esempio una nave in attesa di un terminal in area extradoganale per poter ormeggiare, per cui è meglio vagliare con prudenza le singole questioni».

Accordo tra Autorità portuale e Dogane sul Punto franco
Foto Bruni 23.02.2015 Regione FVG:Zeno D'Agostino

Anche perché l’emendamento alla Legge di stabilità proposto dal senatore del Pd Francesco Russo e approvato dal Parlamento che ha infilato il grimaldello decisivo nell’immobilismo che bloccava l’area da decenni, permette alla stessa Garufi, specificatamente nel suo ruolo di commissario del governo in Friuli Venezia Giulia, di effettuare lo spostamento. «Non c’è affatto bisogno - specifica Garufi - che lo schema del provvedimento passi all’attenzione del governo, né che il governo venga nuovamente consultato. In base a ciò che prevede la legge, è necessario che vi sia in particolare l’intesa con la Regione oltre che vengano consultati gli enti locali e siano raccolti una serie di pareri da parte di organismi tecnici. È chiaro che una vera e propria istruttoria debba essere fatta, ma tutta in sede locale per cui si potrà comunque procedere in modo piuttosto spedito». Non dovere o voler fare tutto subito è un altro accorgimento che permetterà di osservare presto i primi frutti di tutta l’operazione. «Un’idea complessiva e globale dello spostamento di tutta l’area franca (si tratta di quasi 500mila metri quadrati, ndr.) bisogna averla da subito - spiega il prefetto - ma poi sarà più agevole, facile e rapido procedere in più tappe: due o forse anche tre. Non è scritto da nessuna parte infatti che io debba firmare un unico provvedimento». Si tratta dunque di decidera ora, evidentemente in accordo soprattutto con l’Autorità portuale, ma anche con la Regione e il Comune, quale grossa fetta spostare per prima e dove andarla a collocare. «Il primo trasferimento potrà comunque essere fatto presto - svela il prefetto - non ci fossero di mezzo le ferie alle quali mi sto apprestando anch’io potrei dire addirittura entro settembre. Ma più opportunatamente e senza voler esagerare penso di poter dire che il primo spostamento potrà avvenire entro ottobre».

Se questi tempi verranno rispettati già entro ottobre il Comune potrà acquisire una buona parte di “Trieste 2” perchè è lo stesso commissario del governo a precisare che «non ci potrà essere passaggio formale della proprietà al Comune finché non verrà tolto il regime di Punto Franco». Le fasi successive dovrebbero poi seguire a stretto lasso di tempo mentre l’advisor che l’amministrazione comunale si appresta a scegliere avrà disegnato il masterplan di tutta la gigantesca area.

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