Tre maxi astici di Cherso i re dell’asta da Eataly. Venduti alla fine due quintali e mezzo di pesce
TRIESTE Una volta la “corbeille” triestina era ospitata nel cosiddetto palazzo Dreher, dove al pianterreno venivano trattati i titoli borsistici. Poi negli anni ’90 quell’antica tradizione, legata ai fasti mercantili tergestini, evaporò.
Da un anno questa consuetudine del mercato ha ripreso vita ma si è spostata nell’ex Magazzino vini, con una variante tipologica: il pescato ha preso il posto delle azioni. E con una provvidenziale differenza: è difficile che il giocatore veda le sue fortune sbriciolarsi davanti alle vetrine della “Barcaccia”. Negli anni della crisi anche acquisti/vendite d’arte hanno perso smalto: in fondo branzini, scarpene, gamberi, sogliole non affollano le pareti e si accontentano di efficienti freezer.
Una sorta di rinnovata Maldobrìa: branzini quarnerini, crostacei di Cherso, orate muggesane, sogliole di Cittanova. Livio Amato, che si è inventato l’originale format, ne è convinto: chi ha partecipato all’asta ittica nel tardo pomeriggio di ieri nello spazio “Barcaccia” di Eataly, ha fatto buoni affari. A cominciare da chi si è portato a casa i tre assi, attorno ai quali è girata una vivace giostra da 2,5 quintali tra pesce e crostacei: tre astici targati Cherso, in tutto poco meno di 10 chilogrammi venduti ad altrettanti partecipanti a un prezzo complessivo di circa 350 euro.
Crostacei da record su cui si è confrontata una platea composta da un centinaio di spettatori, nell’ambito della quale si è misurata una “élite” di una ventina di gareggianti. La quotazione degli astici, una sorta di simbolo di questa tornata, si è così collocata in una forbice tra i 34 e i 40 euro al chilo, prezzo ritenuto dal banditore Amato molto, molto interessante.
Con apprezzabile puntualità il metaforico gong di Amato ha aperto le benevole ostilità alle 18 ora italiana. Platea triestinissima, ma non mancavano curiosi foresti che, gioiosamente perplessi, cercavano di capire il significato di quelle lignee palette sollevate per aria a ritmare fitti rilanci da un euro cadauno. A coadiuvare il banditore uno staff multifunzionale, perchè l’acquisto, con un po’ di pazienza, veniva consegnato pulito, previo indispensabile pagamento.
Le mani esperte del maestro Livio drenavano dal ghiaccio combinazioni da gettare sulla bilancia. Combinazioni che avessero un senso gastronomico. Tre riboni, un’orata, un sarago: in tutto due chili e mezzo di pesce pregiato, offerto a 7 euro al chilo con chiusura a 15 euro. Due piccoli astici e due orate, la bilancia segna 3,3 chili: Amato saggia il pubblico partendo da 10 euro/chilo e aggiudica a 33. Un signor rombo da 1,5 kg provoca i presenti partendo da 8 euro e alla fine li raddoppia. Tre palamite dalmate escono a 2 euro/chilo ma poi si moltiplicano per cinque toccando quota 11. —
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