Tra vecchio e nuovo Trieste è una città condannata ad andare in porto

Cronache di uno scalo senza tempo, dai fasti imperiali asburgici al punto franco sospeso
Fabio Dorigo

TRIESTE «Il ministro dei lavori pubblici ordinò di sollecitare i lavori del porto dell’Havre perché possa ricevere i grossi navigli transatlantici, fissando all’uopo la somma di 35000 franchi». La prima notizia portuale sul numero uno del Piccolo (29 dicembre 1881) riguarda il porto francese. Alla vigilia della Grande Guerra, Le Havre è il primo porto europeo per il caffè. Poi arriverà Trieste.

1882. «La “Deutsche Zeitung” non manca di rilevare i danni che stanno per derivare a Trieste dagli sforzi che fa il porto di Fiume per attirare a sè il commercio da tutte le parti» (Il Piccolo, 2 gennaio). Un grido di allarme ripetuto il 10 febbraio: «Il movimento nel porto di Trieste ha subito una tale diminuzione che, l’aiuto del governo deve essere ampio e sollecito affinché i più vitali interessi del nostro porto non vengano danneggiati in modo irreparabile». Il 21 dicembre si parla di porto franco: «Assicurarsi che la Delegazione municipale e la Deputazione di Borsa abbiano già preso gli opportuni accordi per sottoporre a comune nuovo esame e studio la questione del porto franco e le relative disposizioni governative».

1900. «Dall’1 al 15 dicembre sono partiti da questo porto, con battelli della Società di navigazione a vapore, ettolitri di vino 2127,9 e precisamente per Trieste ettolitri 1217,99, per Pola ettolitri 758,47, per Fiume ettolitri 151,46» (Il Piccolo della Sera, 1 gennaio)

1902. «In seguito agli avvenimenti dei giorni scorsi il giornale non si è potuto pubblicare» (Il Piccolo, 17 febbraio). I fuochisti del Lloyd sono in sciopero e la tensione in città esplode in una serrata generale di tre giorni. Lo scontro tra gli scioperanti e la popolazione che li appoggia, sfocia in sanguinosi incidenti. Sulle strade restano 4 morti. «Tosto il caporal maggiore ordina ai suoi uomini di far fuoco. La scarica colse la prima trentina di fuggenti che dalla piazza della Borsa sboccavano in piazza Verdi. Ne caddero: due presso una delle porte d’ingresso del Tergesteo e una ragazza sotto il peristilio del teatro, dove aveva tentato di rifugiarsi».

1945. “Nel porto di Trieste le importazioni di grano e di carbone sono considerevolmente aumentate” assicura il “Giornale Alleato” del 20 dicembre che parla di 20 piroscafi scaricati in un mese pari a 11 mila tonnellate di carbone.

1950. “In deciso aumento i traffico con il Levante. L'Austria al primo posto fra i Paesi esportatori” titola il “Giornale di Trieste” del 27 gennaio.

1985. Un ritorno alle origini. “E Trieste diventa il porto di Vienna” titola il Piccolo del 4 ottobre riportando i contenuti dell’intesa firmata tra Bettino Craxi e Fred Sinowatz.

1966. “Condannati i cantieri triestini nel piano di concentrazione dell’Iri” titola Il Piccolo il 23 giugno. “Cancellati dal mare” è il titolo del fondo del direttore Chino Alessi. A ottobre il Cipe deliberà la chiusura dell’Arsenale San Marco e della Fabbrica Macchine. La notizia scatenò la rabbia operaia dei cantierini. Il 1966 fu un anno di scioperi, manifestazioni e scontri.

1988. «È attraccata ieri al molo della Stazione Marittina la fregata della marina tedesca “Luebeck”, un’unità leggera lunga 110 metri e larga 11. È la prima volta dopo la seconda guerra mondiale» (Il Piccolo, 20 aprile)

1990. «Per la prima volta un carico di kiwi (2 mila tonnellate), provenienti dalle coltivazioni della Nuova Zelanda, è giunto in un porto italiano» riporta Il Piccolo il 7 agosto.

1992. «L’internazionalità e la libertà possono essere considerate i due elementi caratteristici di questo porto e della popolazione di Trieste che qui trova uno dei suoi maggiori punti di riferimento» sostiene Papa Wojtyla al Molo VII, ultima tappa della visita triestina (Il Piccolo, 3 maggio). Il 13 maggio esce una pagina promozionale sul progetto Polis e dell’accordo di programma: «L’Area direzione portuale è destinata ad ospitare la sede e gli uffici operativi di primarie società assicurative, finanziarie e commerciali, tra cui le Assicurazioni Generali e la Tripcovich». Si parla di un impegno di 300 miliardi di lire all’interno del Porto vecchio. «Si prevede l’avvio delle demolizioni e delle opere di urbanizzazione nel 1992 per un completamento dell’intervento nel quinquennio successivo».

2014. «Dal Senato ok a sorpresa per liberare il Porto vecchio» riporta il Piccolo il 19 dicembre introducendo nel vocabolario triestino la parola “sdemanializzazione” frutto dell’emendamento del senatore Francesco Russo.

2020. «D’Agostino, la rivolta di Trieste” titola in prima pagina Il Piccolo del 6 giugno riferendo della sentenza Anac che ha proclamato incompatibile il presidente del Porto.

2021. “Muro contro muro in Porto. D’Agostino minaccia l’addio” titola Il Piccolo il 13 ottobre. “Il giorno del Green pass. L’Italia guarda al Porto» è il titolo di due giorni dopo. La storia si ripete. E continua.

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