Teatro Verdi, nuova governance. In ballo la conferma di Orazi
Del teatro Verdi Claudio Orazi è stato sovrintendente fino al 31 dicembre scorso: con il 2015 è entrato in vigore il nuovo statuto che porta con sé - in base alle nuove norme di legge - un deciso cambiamento organizzativo. Consiglio di amministrazione e sovrintendente automaticamente decaduti. E ora si riparte. Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha designato l’altro ieri le ultime due figure che mancavano per completare il consiglio di indirizzo destinato a insediarsi al posto del vecchio cda. Una è quella di Rosaria Marchese, già in cda su indicazione di Roma dal 2010 al 2012. L’altro nome - scelto dal ministero fra una terna proposta da Comune e Regione - è quello del docente e studioso Stefano Crise. Accanto a loro Paolo Marchesi, indicato dal Comune, che negli ultimi anni - in passato anche come vice dell’allora commissario Orazi - ha seguito il difficile salvataggio finanziario del teatro; Renato Quaglia, docente, direttore artistico e coordinatore di istituzioni e iniziative culturali, indicato dalla Regione; e Roberto Cosolini, sindaco e presidente della Fondazione.
Composto il consiglio, si apre la partita sul sovrintendente. Partita importante, giacché la legge e dunque lo statuto affidano poteri più ampi che in passato a colui che della Fondazione diviene «unico organo di gestione» mentre il consiglio opera con l’obbligo di assicurare pareggio di bilancio. Dal consiglio, che si dovrebbe riunire entro una decina di giorni, dovrà emergere il nome da proporre al ministero, dimostrando però di averne vagliati almeno tre. Orazi verso la riconferma? Molto probabile, non scontato. Sindaco ed ex sovrintendente si sono incontrati, Orazi ha dato la propria disponibilità. Il sindaco non ha avuto altri colloqui, anche se al Verdi sono arrivati due curricula - uno dall’Italia e uno dall’estero - e altri aspiranti sovrintendenti si sono fatti informalmente avanti. Sia Cosolini che l’assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti hanno espresso anche di recente una valutazione positiva su Orazi che «ha operato con professionalità in una situazione assai difficile», ricordava Torrenti, e che gestirebbe il teatro nel nome della continuità e di un rigore collaudato e apprezzato.
È certo però che negli ultimi tempi il sindaco - che ha spinto per le presenze del Verdi a Lubiana e a Sarajevo, così come per l’esecuzione gratuita di Beethoven al PalaRubini a fine anno - ha giudicato eccessiva la prudenza con cui Orazi ha teso a muoversi, tirando il freno sull’attività artistica nel timore di vedere andare in frantumi un bilancio ancora fragilissimo. Un teatro insomma che il sindaco vorrebbe più “coraggioso”, proiettato al di fuori della città e pronto ad attrarre nuovo pubblico, strumento di politica culturale “ampia”, contro un teatro che Orazi ha condotto guardando innanzitutto alle necessità finanziarie. Il sindaco - pronto a ricordare la lettera che lo scorso giugno un’ottantina di coristi e orchestrali scrisse al sovrintendente chiedendo di poter «lavorare di più» - vuole avere garanzie su questo versante. Qualche problema nel rapporto fra i due peraltro avrebbe creato l’interruzione della collaborazione dei direttori d’orchestra Gelmetti e Renzetti. Cosolini intende proporre a Orazi un “patto di chiarezza”. E si sarebbe anche detto pronto a continuare a investire sul teatro, oltre al milione di euro “storico”, gli ulteriori 400mila già destinati dal Comune in anni passati, se che fossero però finalizzati a una maggiore attività esterna del teatro.
«Mi auguro che il nome del nuovo sovrintendente esca dalla prima riunione del consiglio. Con Orazi c’è stato un colloquio, mi sembrava giusto tenerlo aggiornato», si limita a dire Cosolini: «Ci conosciamo da tempo, la stagione in corso è gestita bene. Sono convinto che serva prudenza, ma anche che per continuare sia necessario un rilancio: deve esserci un impegno chiaro e forte».
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