Teatro Verdi, la corsa si restringe a tre

Rinviato a oggi il consiglio per la nomina del sovrintendente Alle audizioni non invitato il francese Chevalier
Il teatro Verdi di Trieste
Il teatro Verdi di Trieste

“Pace, pace, mio Dio”. La romanza di Leonora è risuonata al Teatro Verdi di Trieste. Sarà la forza del destino (opera che a Trieste manca da una vita) a trionfare nella scelta del nuovo sovrintendente del teatro lirico? Il consiglio di indirizzo, che avrebbe dovuto esprimersi ieri, non è riuscito mai ad essere al completo. Al mattino mancava Paolo Marchesi (rappresentante del Comune) impegnato fuori Trieste. Nel pomeriggio era assente Renato Quaglia (rappresentante della Regione) che non ce l’ha fatta a raggiungere in tempo Trieste. E così la pausa di riflessione, proposta mercoledì sera dal sindaco, si è allungata di un giorno. Oggi (probabilmente nel primo pomeriggio) potrebbe essere la volta buona. «Una decisione di questo tipo - spiega Roberto Cosolini, sindaco e presidente della Fondazione - deve essere presa da un consiglio al completo». E quindi con la presenza anche di Rosaria Marchese e Stefano Crise (indicati dal ministero).

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Il consiglio di indirizzo a cinque (che ha preso il posto del vecchio cda) ha effettuato le audizioni dei candidati mercoledì sera durate, con qualche pausa, quasi quattro ore. Tre colloqui invece dei quattro preventivati. La corsa al Verdi, infatti, si è ristretta a tre: il numero minimo di candidature da esaminare previsto dal decreto Valore Cultura. «Ma stanno partorendo in cda?» si chiedeva ieri sulla pagina Facebook di “Viva il Verdi di Trieste” Stefano Furini, primo violino di spalla dell’orchestra del Verdi. Il parto è stato rinviato a oggi. Intanto è uscito di scena, se così si può dire, l’unico straniero in corsa: il regista e scenografo francese Eric Chevalier. Non è stato invitato ai colloqui nonostante i suoi 35 anni di esperienza nel mondo dello spettacolo e i 7 anni alla guida dell'Operà-Theatre de Metz Metropole.

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Dovrà accontentarsi di tornare a Trieste con qualche produzione come avvenne del 2013 per la ripresa della regia di Jean Louis Grinda della Clemenza di Tito. «Le audizioni hanno riguardato tre persone anche se i curricula esaminati sono stati di più. Hanno riguardato Orazi, Balzani e Pace» conferma il sindaco. Una gara a tre, insomma. La candidatura più debole, stando al curriculum, è quella del baritono Domenico Balzani, sardo ma friulano d’adozione. Il cantante lirico, professore di project management, organizzazione e legislazione dello spettacolo in vari conservatori e accademie (Verona, Brescia, Pavia), non ha mai diretto un’istituzione di alcun tipo. Balzani, a titolo di cronaca, è presente nella cinquina finale dell'Arena di Verona assieme a personaggi del calibro di Piero Maranghi, Mauro Meli e Claudio Migliorini. In corsa a Trieste resta l’”usato sicuro” Claudio Orazi destinato così a succedere a se stesso per la seconda volta: nominato commissario nel novembre 2011 è stato promosso sovrintendente nel novembre 2012 (è scaduto a fine dicembre). Orazi, che ha preso casa a Trieste, mette in fila presenze allo Sferisferio di Macerata, alle Muse di Ancona e all’Arena di Verona.

«L’ultimo incarico in Italia è di tre anni fa dove ho curato il restauro del San Carlo a Napoli, ma è lontano come se ne fossero passati venti» ha dichiarato un anno fa a Panorama il terzo candidato, Stefano Pace, direttore tecnico al Covent Garden di Londra. Nel frattempo ha collezionato incarichi internazionali dall’Opéra Bastille di Parigi al Palau de las artes di Valencia. In Italia ha collezionato incarichi al Bellini di Catania e al Carlo Felice di Genova. Un’autentica forza della natura. O del destino?

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