Teatro Rossetti, cda in ordine sparso. E per il direttore è fumata nera
TRIESTE Il consiglio d’amministrazione del teatro Rossetti va in ordine sparso sulla scelta del nuovo direttore. La decisione finale sarà assunta domani, venerdì 4 dicembre, e l’attore toscano Luca Lazzareschi resta favorito, ma i cinque componenti del cda si dividono addirittura su tre nomi, senza che quello di Lazzareschi abbia la maggioranza. Il nodo dovrà essere sciolto dai partiti e sarà la posizione della Lega a determinare il finale.
La politica da sempre mette il naso nelle nomine del teatro stabile. In questo caso Lazzareschi piace al presidente Francesco Granbassi (voluto dal Comune ma in quota Lega) e alla consigliera Tiziana Sandrinelli, indicata dalla Camera di commercio.
Sostengono invece il regista Luca De Fusco i consiglieri Piero Geremia e Nicole Matteoni, rispettivamente di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il quinto membro è Federico Pastor, espressione del Carroccio, che ha espresso il proprio gradimento per l’attore Alessandro Preziosi.
Lo statuto del teatro non impone avvisi di selezione per la scelta del direttore, ma il cda ha voluto ugualmente un bando pubblico, raccogliendo 35 candidature e riducendo poi i papabili a cinque, che hanno già sostenuto un colloquio e presentato una prima proposta per le attività del 2021- 2022. Ma i vertici del Rossetti non hanno trovato l’intesa, dividendosi appunto tra Lazzareschi (due voti), De Fusco (due) e Preziosi (uno).
I componenti del cda si sono aggiornati a domani, quando il leghista Pastor convergerà quasi certamente su Lazzareschi, che piace ai salviniani e all’assessore ai Teatri Serena Tonel, nonostante una storia di centrosinistra, con tanto di candidatura alle comunali per il Comune di Pietrasanta. Sebbene senza investitura trionfale, con tre voti su cinque il nome passerebbe e spetterà a quel punto all’attore shakespeariano sciogliere le riserve.
Al momento del colloquio, i candidati hanno appreso infatti che l’incarico triennale verrà retribuito con centomila euro lordi all’anno (una riduzione rispetto ai 120 mila precedenti, decisa per le difficoltà imposte dalla pandemia): la cifra potrebbe scoraggiare alcuni degli interessati, costretti dal nuovo ruolo a rinunciare a buona parte degli attuali cachet da attori e registi. A
l direttore non viene imposto l’obbligo di residenza a Trieste, ma il cda ha fatto sapere di volere una presenza assidua e di non considerare opportuna l’assunzione di incarichi paralleli. Come sempre, al direttore non spetterà inoltre solo la costruzione dei cartelloni, ma anche la partecipazione come regista o primo attore di uno spettacolo prodotto dal Rossetti e portato in tournée.
Nonostante il cda si fosse promesso di escludere l’ingerenza dei partiti, sarà la politica a dirimere la questione. Geremia, Matteoni e Pastor sono iscritti ai tre diversi partiti del centrodestra, mentre sulla presidenza di Granbassi è stata la Lega a dare il via libera all’indicazione del sindaco Roberto Dipiazza. La palla è ora in mano al Carroccio, dove si vuol capire se il distinguo di Pastor sia basato sul curriculum di Preziosi o voglia essere piuttosto un segnale al partito. Dopo essersi accasato in Lega e aver finanziato la campagna elettorale per le regionali, l’avvocato aspirava infatti alla presidenza delle Ater più che all’incarico (senza gettone) al Rossetti.
La corsa tra Lazzareschi e De Fusco sarà decisa dalla politica. Da una parte, l’affermato attore viareggino, già presidente del Festival della Versiliana; dall’altra il regista napoletano che ha diretto i teatri stabili del Veneto e di Napoli, pronto a spostare a Trieste il suo premio nazionale “Le maschere del teatro italiano”, trasmesso dalla Rai. Il cda attende la Lega e si tiene in caldo il nome del regista Paolo Valerio come scelta alternativa nel caso la stasi su Lazzareschi e De Fusco non fosse superabile. —
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