Teatri, Contrada a rischio “Tric”

Troppe presenze a Trieste. Amabilino: «Noi facciamo domanda». Torrenti: «La Regione sostiene tutti»
Il teatro Orazio Bobbio - La Contrada
Il teatro Orazio Bobbio - La Contrada

Abbandonata la scena nazionale, Trieste rischia di essere la città con la più altra concentrazione di Tric d’Italia. Tre teatri di rilevante interesse culturale (Rossetti, Contrada e Sloveno) su un bacino di 200mila abitanti. Un ingorgo teatrale che il ministero per i Beni e le Attività culturali, alle prese con la riforma epocale degli stabili, potrebbe sbrogliare lasciando fuori uno dei candidati. «Il numero di teatri esistenti sul territorio rende necessario posizionarsi su diversi livelli. Non è possibile avere quattro Teatri di rilevante interesse culturale sul territorio regionale», aveva dichiarato l’assessore comunale alla Cultura Paolo Tassinari prima del naufragio del progetto di fusione tra del Rossetti con il Css e la Scuola Nico Pepe di Udine.

Troppi Tric (quattro) per una Regione da un milione 200mila abitanti. Tra gli obiettivi del decreto Valore Cultura c’è anche quello di mettere ordine tra gli stabili lievitato alla cifra considerevole di 67 tra pubblici, privati e di innovazione. E la Regione Friuli Venezia Giulia partiva con due stabili pubblici (Rossetti e Sloveno), uno privato (La Contrada) e uno d’innovazione (il Css di Udine). Scartato il riconoscimento di Teatro nazionale («Non ancora del tutto», assicura l’assessore regionale Gianni Torrenti) per le resistenze del Rossetti, ora Udine rivendica il suo unico Tric per il Css (Teatro Contatto).

Teatro unico con Udine: Rossetti in mezzo al guado
Il Politeama Rossetti

«Chiediamo alla Regione l’appoggio massimo» fa sapere l’assessore alla Cultura Federico Pirone. E Trieste? Lo Sloveno, per ovvi motivi, è intoccabile: ha un posto garantito dal decreto Franceschini alla voce “teatri di minoranze linguistiche”. A rischiare è soprattutto la Contrada Teatro Bobbio. «Noi abbiamo i numeri e quindi presentiamo la domanda per il Tric. Sono altri (Regione e Comuni) ad aver cambiato idea sul teatro nazionale» attacca la presidente Livia Amabilino. Il decreto, del resto, non dice nulla sui numeri. «Non specifica il numero minino di Tric in una Regione o in una città» aggiunge Amabilino. Due teatri con la medesima funzione. «Abbiamo convissuto per 38 anni. Non ci sarà problema« assicura la presidente della Contrada. Due Teatri fotocopia che già da “stabili” si accusavano reciprocamente di copiarsi le stagioni. «Auguro al Rossetti di rientrare tra i teatri nazionali. Ma non siamo noi a “copiare”, anzi è l’inverso. Non va bene se i finanziamenti dello Stato vanno a uno stabile pubblico che fa un cartellone simile a quello di un privato, con musical e comici» aveva dichiarato a fine aprile la signora Amabilino. Toccherà alle direzioni artistiche (Franco Però al Rossetti e Matteo Oleotto alla Contrada) trovare una formula che non finisca per contedersi lo stesso pubblico che, per la prosa, già scarseggia da anni. «Il decreto non è chiaro sui numeri. Tre Tric a Trieste? Quattro in Regione? L’anomalia c’è sempre stata. Abbiamo 4 teatri stabili sui 60 italiani con un popolazione che è uno a 60. Un dato di fatto. E chiaro che se l’indirizzo del decreto è quello di ridurre i teatri sostenuti il problema si porrà - spiega Torrenti -. Ma questo il decreto non dice, Se dicesse che i Tric devono essere al massimo 15, allora siamo spacciati. E anche vero che lo Sloveno non dovrebbe rientrare in questo conteggio vista la sua specificità. Noi come Regione siamo pronti a sostenere tutti. E, pure, tra tre anni a tentare la strada del nazionale». Che però, potrebbe non essere lastricata di Tric.

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