Tagli per le mense scolastiche, a Trieste partono proteste e scioperi
TRIESTE C’era una volta il concetto di responsabilità sociale. Cominciamo così ma non stiamo per raccontare una favola, tutt’altro. «L’azienda dice di aver rispettato l’appalto alla lettera e quindi va bene così. Ma il risultato è che i lavoratori subiscono un taglio devastante. E no, non va bene così», dicono i sindacati con voce unanime dopo lo sterile incontro di ieri mattina con la milanese Dussmann, la società vincitrice del secondo lotto dell’appalto sulle mense scolastiche di Trieste. Il faccia a faccia si è concluso con un nulla di fatto, con l’azienda ferma nell’intenzione di applicare tagli lineari agli orari dei dipendenti, mentre le sigle si apprestano alla rappresaglia: «Scioperi, manifestazioni, tutto quel che sarà necessario». I sindacati sono duri anche verso il Comune, che per il momento auspica «il raggiungimento di un accordo». L’assessore all'Istruzione Antonella Grim limita al massimo le dichiarazioni: «Quel che posso dire per ora è che auspichiamo la prosecuzione del dialogo fra le sigle e l’azienda».
In ballo c’è lo stipendio di 170 lavoratori, in larga parte donne, cui il nuovo appaltatore (che entrerà in servizio il 6 febbraio) ha deciso di ridurre in modo significativo l’orario lavorativo. Spiega Andrea Blau di Fisascat Cisl: «Subiranno tagli compresi fra il 15% e il 40% dello stipendio. Parliamo di paghe molto ridotte, c’è gente che finirà sotto la soglia di povertà». Il caso è esploso nel corso dell’incontro di una decina di giorni fa, quando l’azienda che ha ottenuto l’appalto da 21 milioni di euro per 42 plessi scolastici ha annunciato che per rientrare nelle spese avrebbe sforbiciato l’orario di tutto l’organico. Un annuncio a cui i sindacati, da Cigl a Ugl, hanno risposto da subito con un diniego assoluto. Il sindaco Roberto Cosolini, la settimana scorsa, difendeva il capitolato dell’appalto, «che non prevedeva in alcun modo riduzioni simili», annunciando che l’azienda avrebbe dovuto «tener conto delle responsabilità che l’appalto comporta nei confronti del territorio».
Ieri il nuovo confronto fra sigle e azienda si è concluso con un nulla di fatto. Dice Antonella Bressi di Filcams Cgil: «La Dussmann difende i tagli dicendo che il capitolato prevede una maggiore presenza di lavoratori nelle ore del pranzo. Sostengono di dover ridurre gli orari per rispondere a questa richiesta di maggior personale». Una posizione che i sindacati rigettano in toto: «Sventolano come un risultato il fatto che faranno delle nuove assunzioni, ma francamente mi sembra una logica delirante: per assumere qualcuno in più si tagliano gli stipendi a tutti, creando un’emergenza sociale e nuovi poveri». Dopo l’incontro di lunedì scorso con i lavoratori, aggiunge Bressi, «noi sindacati abbiamo un mandato chiaro: daremo battaglia».
A partire dal 6 febbraio c’è da aspettarsi l’escalation: «Useremo tutti gli strumenti, sciopero compreso. Ma la battaglia inizia già domani (oggi ndr) in Consiglio comunale». I sindacati parteciperanno infatti alla commissione trasparenza convocata per le 13 in municipio. Così Blau di Cisl: «Stiamo assistendo a una deriva nel mondo degli appalti: l’azienda sostiene che meglio di così non può fare, e anzi c’è da ringraziarla perché risponde alle richieste di miglior qualità del servizio; il Comune da parte sua dice che ha aumentato i fondi».
Il risultato, aggiunge, «sono situazioni di povertà e stipendi tagliati. Ciò significa che il Comune non ha messo abbastanza soldi sul piatto: 200mila euro in più su sei anni non sono abbastanza». Secondo Blau «siamo di fronte a un grave problema sociale, in cui i bilanci continuano a farla da padrone e le necessità delle persone finiscono in secondo piano. La Dussmann ci ha anche detto che ormai con gli appalti e così. Non possiamo che provare dissenso e sconforto, e la cosa folle è che è tutto nei termini di legge».
La prima conseguenza sarà, con tutta probabilità, un presidio in piazza Unità o piazza della Borsa domenica prossima: «Chiederemo un sito visibile per avere un’eco più ampia». Matteo Zorn della Uil aggiunge: «Stigmatizziamo le posizioni dell’azienda. Abbiamo seri dubbi su come intendano fornire un servizio adeguato, senza parlare del problema sociale che stanno aprendo. Non ci resta che la via della mobilitazione, perché tutto ciò è inaccettabile». Così Maria Giovanna D’Este di Ugl: «Le attenuanti che la Dussmann ci racconta non sono accettabili. Se si può fare quel che si vuole, purché lo consentano le leggi nazionali, allora i protocolli d’intesa non servono a nulla. Il Comune deve mettere nei capitolati la tutela del livello di stipendio, altrimenti casi come questo o quello dell’appalto pulizie sono destinati a ripetersi».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo