Swi, fallimento annunciato ma 28 lavoratori resistono

Subentrata nel 2015 alla Safog a settembre aveva chiuso e scaricato il personale I dipendenti ora chiedono il reintegro nell’azienda che ha rilevato l’impianto 

GORIZIA Un fallimento annunciato, che però tiene nel limbo 28 lavoratori. Gli ex dipendenti della Swi-Specialsalds Welding International speravano di vedere accolto dal giudice del lavoro Barbara Gallo il ricorso presentato verso il licenziamento, ma l’istanza di fallimento dichiarata il 12 aprile ha complicato una situazione già di per sé molto ingarbugliata.

La Swi nel 2015 era subentrata alla Safog. Aveva acquistato il ramo d’azienda assorbendo anche i suoi 35 dipendenti. Quella che in tempi difficili sembrava essere una favola, è però durata poco. Nonostante la mobilitazione, lo scorso 22 settembre l’attività è stata chiusa e i lavoratori sono stati lasciati a casa. All’apparenza si tratta di un film già visto, una storia come tante altre, se non fosse per il fatto che nello stesso impianto di via Brigata Casale di proprietà del Gruppo Cividale, a novembre, ha cominciato ad operare la Metalmek Automation Srl.

L’azienda costituita il 4 ottobre scorso (due settimane dopo il fallimento della Swi), ha iniziato la sua attività venti giorni più tardi con due dipendenti. Questi, a novembre, sono diventati 5, per salire poi a 12. Tutti sono ex dipendenti della Specialsalds Welding International.

Anche se tra Swi e Metalmek Automation non c’è alcun elemento che possa collegarle tra loro, secondo i lavoratori licenziati si è trattato di un vero e proprio trasferimento d’azienda e quindi gli ex dipendenti ora chiedono attraverso i loro avvocati al giudice del lavoro il reintegro nella nuova realtà.

«L’attività è la stessa», sottolineano i legali Sascha Kritancic e Michele Latino Quartone evidenziando che non è cambiato il tipo di lavorazione (metalmeccanico), che non è cambiato il fornitore delle commesse (Gruppo Cividale), che non è cambiato il sito industriale (il capannone di via Brigata Casale) e che è stato acquisito il know-how della ormai defunta Swi (parte dei lavoratori). L’unica cosa ad essere cambiata sono stati i macchinari. La Metalmek Automation ne aveva acquistati di nuovi (ma sono stati rubati nel giro di un paio di mesi).

L’udienza di fronte al giudice del Lavoro del Tribunale di Gorizia, in calendario la scorsa settimana, avrebbe dovuto stabilire se accogliere o meno il ricorso nei confronti del licenziamento della Swi, però il fallimento della società - avvenuto in seguito all’istanza di un lavoratore lasciato a casa a marzo dello scorso anno e che vantava un credito di circa 40 mila euro legato al trattamento di fine rapporto -, ha complicato le cose.

Di fronte all’evidenza dei fatti, il giudice Barbara Gallo non ha potuto fare altro che constatare il fallimento intervenuto della Swi. Essendo venuta meno una parte in causa, ha quindi dichiarato l’interruzione del procedimento di impugnazione. Ora i lavoratori, entro tre mesi dalla dichiarazione del fallimento, dovranno depositare un nuovo ricorso per la riassunzione. Questa volta però nei confronti del fallimento Swi e di Metalmek. «Di fatto diciamo che rispetto alla Swi è cambiato solo il nome - notano i legali -. L’azienda intesa come complesso di beni organizzati è la stessa identica; per cui riteniamo che non ci fosse motivo per la cessazione dell’attività d’azienda: questa era stata il motivo per cui Swi aveva licenziato tutti». Ritenendo sussista di fatto un trasferimento d’azienda, la richiesta sarà quindi quelal della riassunzione dei ricorrenti alle dipendenze di Metalmek Automation.

«Purtroppo, per la collettività goriziana c’è stato un altro fallimento - osservano Kristancic e Latino Quartone -. Immaginavamo tuttavia che ci sarebbe stato perché quando non vengono pagate le ultime tre mensilità, ricordando che il fondo di garanzia dell’Inps interviene a coprirle, il fallimento è nell’aria».
 

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