Sui binari del porto di Trieste il 45% dei treni in più

Inaugurato il varco 4 a servizio del Molo Settimo che permette di liberare spazi usati finora per le manovre. Attesi 11.500 convogli all’anno
L'inaugurazione del nuovo varco ferroviario in porto (Lasorte)
L'inaugurazione del nuovo varco ferroviario in porto (Lasorte)

TRIESTE. Il porto di Trieste prende il volo sui binari verso le più diverse destinazioni in Europa. L’apertura del quarto varco ferroviario, sul lato Est del Molo Settimo, avvenuta ieri mattina con un treno diretto a Budapest, non solo rende più veloce il collegamento con la rete nazionale dei convogli da e per il terminal container, ma libera notevoli spazi sui binari retrostanti le banchine, finora utilizzati per le manovre. Il risultato è che la capacità ferroviaria dello scalo aumenta del 45%, con una potenzialità che passa da 7.500 a 11.500 treni all’anno. Un dato, questo, che apre importanti prospettive per nuovi traffici, posto che a fine 2016 i convogli transitati per il porto avranno raggiunto quota 7.000. Nuovi spazi sui binari erano quindi quanto mai necessari.

Il transito del convoglio (18 carri, con 1.200 tonnellate di merci), manovrato dal personale di Adriafer, società che gestisce tutte le attività ferroviarie dello scalo, ha segnato il momento clou di una breve cerimonia che ha visto presenti i numerosi attori coinvolti nell’operazione, in primis Regione, Autorità portuale e Rete ferroviaria italiana.

 

Trieste e Monfalcone via al porto unico
Una veduta del porto di Trieste

 

«Aspettavamo questo intervento da dodici anni - ha rimarcato la presidente della Regione, Debora Serracchiani - anche se sono bastati alcuni mesi di lavoro. Per aumentare la capacità ferroviaria del porto - ha aggiunto - non abbiamo creato nuove infrastrutture ma utilizzato meglio quelle disponibili». Ricordando che l’Authority e le istituzioni «lavorano nella direzione giusta», Serracchiani ha evidenziato che «questo cambio di approccio e di passo permette di cogliere la straordinaria opportunità costituita dalla logistica portuale».

Il nuovo varco, come detto, permette di velocizzare e semplificare le manovre ferroviarie per il Molo settimo. Su questo punto ha insistito il commissario straordinario dell’Authority, Zeno D’Agostino, che tra l’altro ha ricordato l’impegno garantito dalla Guardia di finanza e delle Dogane (il varco permette il transito dal punto franco alla rete ferroviaria nazionale). «Con questo varco - ha spiegato il commissario - non solo rendiamo autonomo il Molo settimo, ma i suoi treni non vanno più a intralciare il transito di quelli al servizio dei moli Quinto e Sesto, che diventano autonomi a loro volta. Liberiamo così - ha rimarcato - una serie di binari oggi occupati dalle manovre e li mettiamo a disposizione di nuovi treni, aumentando di conseguenza la capacità ferroviaria del porto di ben il 45%».

L’impegno complessivo dei vari attori per realizzare l’apertura del varco 4 ha richiesto circa cinque mesi, e una spesa attorno ai 600mila euro, come ha precisato Carlo De Giuseppe, direttore territoriale produzione di Rfi. «L’accordo fra le varie parti - ha commentato - ha permesso di abbattere un muro. D’ora in avanti molte più merci potranno arrivare e partire dal Molo settimo, beneficio che si ripercuoterà anche sui moli Quinto e Sesto».

Più che soddisfatto, ovviamente, Fabrizio Zerbini, presidente di Tmt, società che ha in concessione il Molo settimo: «La capacità ferroviaria passa da 120 a oltre 200 treni alla settimana. Grazie a un futuro allungamento del binario che passa per il varco 4 potremo disporre di un secondo binario sul lato Nord del terminal». A settembre, ha annunciato sempre Zerbini, partirà un collegamento ferroviario con la Repubblica Ceca, e quello con Budapest è destinato a divenire quotidiano.

L’apertura del varco 4 è un’ulteriore dimostrazione di quanto l’Authority punti, da tempo, sul vettore ferroviario e sulla logistica per far crescere i traffici. Il collegamento con Budapest, che dal Molo settimo viene raggiunta in una quindicina di ore, lo scorso anno non esisteva. Attualmente sono già quattro i treni diretti ogni settimana verso la capitale ungherese. «E’ un traffico che continua crescere - osserva D’Agostino -. Vogliamo dare al porto la vocazione di essere un gateway anche per l’Est europeo».

Non solo per questa direttrice, ma per tutti i traffici ferroviari dello scalo, l’Authority ha lavorato molto sulla riorganizzazione di Adriafer. E i risultati si sono visti in breve. «A febbraio 2015 - sottolinea il commissario - era una società in liquidazione. Ora, invece, abbiamo chiuso i conti del primo semestre 2016 con un fatturato pari a quello dell’intero 2015. I dipendenti - aggiunge - sono passati da 25 a 52, e gestiscono tutte le manovre ferroviarie del porto e di Fernetti. Stiamo poi dialogando per acquisire altre attività al di fuori dello scalo».

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