Sudore e un po’ di follia: a Trieste la Vedetta d’Italia torna all’antico splendore FOTO
Due giorni (e una notte) di duro lavoro per il team di Sos Carso che ha tolto dal degrado il sito panoramico vicino a Monte Grisa

TRIESTE. In due giornate di duro lavoro la Vedetta d’Italia risorse. Passerà alla storia, infatti, l’opera di puro volontariato svolta dall’associazione ambientalista Sos Carso, che dopo due mesi di preparativi e dopo una colletta pubblica ha riqualificato uno dei siti più panoramici di tutta la regione. La prima ispezione era stata fatta nel gennaio scorso. E ci si era resi conto che sarebbe stata un’impresa difficile quella di rimettere in sesto lo storico manufatto costruito nelle vicinanze del santuario di Monte Grisa nel 1956 dall’Ente provinciale del Turismo d’Italia tramite il Selad, la Sezione lavoro aiuto disoccupati.
Impresa difficile, sì, ma non impossibile. Dopo aver raccolto circa mille euro per sostenere le spese per l’acquisto dei materiali, i volontari capitanati da Cristian Bencich sono passati all’azione. Nella prima giornata hanno preparato tutto l’occorrente, caricandolo sui mezzi di trasporto e poi prodigandosi nel faticoso trasporto a mano, con carriole e secchi, di 2,7 metri cubi di ghiaia per l’abbellimento dell’area. Ma non solo. Sono stati trasportati anche una ventina di sacchi tra cemento e sabbia, eppoi due generatori, taniche d’acqua, ferri e utensili vari, una saldatrice più tutto l’occorrente per il vettovagliamento. Successivamente, il primo lavoro è stato quello di rimettere in sesto la ringhiera, oramai crollata, seguito dalla pulizia dei muri dalle scritte con gli spray. Il team ambientalista si è poi dedicato al rifacimento del soffitto, all’isolamento del balcone, alla posa di pietre carsiche, oramai scomparse in certi tratti, per delimitare l’aiuola, sino alla decorazione della targa della vedetta. Alcuni volontari sono addirittura rimasti a dormire all’interno di una tenda allestita proprio sotto la vedetta per evitare eventuali incursioni notturne non gradite ai danni di materiali e attrezzi.
La seconda giornata di lavoro è iniziata alle sei con la verniciatura delle ringhiere del balcone in attesa dell’arrivo degli altri volontari. «Alle nove, una volta giunti i rinforzi, abbiamo fatto altri trasporti manuali dai mezzi fino alla vedetta, continuando con la pulizia delle scritte, con la verniciatura di tutte le ringhiere e con la decorazione della Rosa dei Venti (finita il giorno successivo, ndr). Non ci siamo risparmiati nemmeno dal pulire il verde adiacente», racconta con orgoglio Bencich da portavoce del gruppo.
A fine lavori griglia per tutti (nel primo giorno era stata la pasta col sugo a farla da padrone) e musica per festeggiare. «Complessivamente, in due giornate, abbiamo totalizzato 20 ore di lavoro, più altre due per finire la Rosa dei Venti, grazie ad una quindicina di persone al giorno. È stata un’impresa non da poco, viste le condizioni, per usare un eufemismo, “pessime” della vedetta», prosegue Furio Alessi, cofondatore di Sos Carso. «Dobbiamo ringraziare tutti i volontari e anche le persone che con le loro donazioni ci hanno permesso di andare alla pari con i soldi spesi», riprende Bencich.
La scorsa estate il gruppo si era già messo in evidenza con la riqualificazione della vedetta Scipio Slataper di Santa Croce. Un lavoro allora molto apprezzato che i volontari triestini, per l’appunto, hanno riproposto questa volta sulla Vedetta d’Italia.
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