«Su Demjanjuk faremo un esposto»

La Comunità triestina si muove dopo il mandato di cattura per il presunto boia della Risiera
«Quel fascicolo deve essere riaperto, siamo pronti a un esposto». La comunità ebraica ha dato mandato al proprio legale, l’avvocato Alberto Kostoris, di occuparsi del «caso Demjanjuk». La notizia del mandato di cattura emesso dalla Procura di Monaco di Baviera contro «Ivan il terribile» alias John Demjanjuk - criminale di guerra nazista del lager di Treblinka e di Sabibor, segnalato anche alla Risiera San Sabba di Trieste - ha destato immediate reazioni in città. «La riapertura del fascicolo triestino - ha esordito l’avvocato Kostoris - deve avvenire in primis su impulso della Procura generale, che può avviarla sulla base di una qualsiasi notizia di reato. Non ho dubbi che i nostri pm, da Frezza a Milillo, faranno il loro dovere. Se ciò non dovesse succedere, potremmo rafforzare l’imput con un esposto da parte della comunità, che stiamo valutando». «Conoscendo il rigore e la serietà della magistratura triestina - ha aggiunto - non ho, comunque, alcun dubbio sul fatto che ciò possa verificarsi in via autonoma».


Demjanjuk, residente a Cleveland, era stato estradato in Israele per rispondere dei crimini commessi nel solo campo di Treblinka. Condannato in primo grado all’impiccagione, nel 1993 era stato assolto in appello dalla Corte suprema di Gerusalemme e rispedito negli States. «Potrebbe esserci stato un eccesso di garantismo - ha commentato l’avvocato triestino -: obiettivamente ritengo che il tribunale d’Israele non tratti con un occhio di riguardo i nazisti, tuttavia nell’intento di assicurare un processo democratico, cosa che non era stata invece garantita a un deportato, Demjanjuk è stato assolta in assenza di prove assolutamente inconfutabili». Qualcuno dice che la Storia sia circolare. Questo spiegherebbe come mai oggi, davanti agli occhi dell’avvocato Kostoris, si possa materializzare un caso giudiziario che qualche anno prima passò nelle mani di suo padre, l’avvocato Sergio Kostoris, patrono di parte civile al processo per le nefandezze dei nazisti alla Risiera di San Sabba. «Di quel processo ho un ricordo da ragazzino: avevo circa 12 anni quando mio padre se ne occupò - ha riferito -: fu uno degli impegni principali della sua vita. Gli portò via tempo, fatica e salute. Perchè lui, la persecuzione razziale, la visse sulla sua pelle. Più tardi lessi quei fascicoli e la requisitoria: ancora adesso mi commuovo».


«Indipendentemente dagli esiti - ha affermato Andrea Mariani, presidente della comunità ebraica - trovo che non ci sia una proporzione tra il crimine commesso e la pena prevista. Ma è importante accertare, così come ha bene sottolineato Simon Wiesenthal, la responsabilità umana degli eventi e stabilire che quei fatti sono avenuti, specialmente alla luce degli attuali, ripetuti, tentativi di revisionismo storico. Sicuramente ci consulteremo con l’Unione delle comunità ebraiche italiane sul da farsi e attiveremo il nostro legale, l’avvocato Kostoris». «Per noi - ha concluso - l’obbligo della memoria è prioritario, affinchè le cose che sono accadute non si verifichino mai più».

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