Studi sul linguaggio umano: un milione alla Sissa di Trieste
TRIESTE Un altro successo per la Sissa (Scuola internazionale superiore di studi avanzati) di Trieste che si è aggiudicata nuovi fondi internazionali per la ricerca. Questa volta è stato Alessandro Treves, professore Sissa nell’Area di Neuroscienze, che si è aggiudicato (insieme alla linguista Naama Friedman dell’Università di Tel Aviv e al fisico teorico Remi Monasson della Scuola Superiore Normale di Parigi) un finanziamento dello «Human Frontiers Science Program» di 1 milione e 50 mila dollari spalmati su tre anni, per il progetto «Analog computations underlying language mechanisms»: lo studio della computazione di tipo analogico alla base del linguaggio umano.
L’ipotesi corrente è che da qualche parte nella corteccia cerebrale (nel giro frontale inferiore sinistro quando la parola viene prodotta, più indietro nel lobo temporale quando viene ascoltata) la parola sia rappresentata come una «traiettoria» in uno «spazio», certamente multidimensionale e complesso, ma di cui nessuno ha provato a immaginare la struttura. Capire e descrivere questa struttura è essenziale per comprendere come a una traiettoria continua, ed estremamente variabile, possa corrispondere una precisa sequenza discreta di fonemi.
Questa «corrispondenza» deve essere necessariamente appresa dall’individuo, perché dipende dalla lingua usata.
Il progetto di Treves e colleghi intende indagare questi processi di apprendimento di corrispondenze analogico-digitali, sia al livello dei fonemi, come nell’esempio già fatto, sia a livello di meccanismi linguistici superiori che si sono evoluti culturalmente e che aiutano a ricordare il materiale verbale, in particolare la metrica e la rima. Verranno così esplorate le basi della poesia, utilizzando in particolare terzine dantesche, con modelli matematici e con l imaging cerebrale.
«Questo progetto - spiega Treves - è nato in maniera assolutamente imprevedibile e non programmabile da idee sviluppate, in un ambito apparentemente del tutto diverso, quello della memoria spaziale, in collaborazione con Edvard e May-Britt Moser, vincitori del premio Nobel nel 2014».
Riproduzione riservata © Il Piccolo