Stop alle monoporzioni: Trieste vince il “match” sulle mense a scuola

Via libera al metodo tradizionale di preparazione dei pasti Brandi festeggia. «Scongiurata la paralisi del sistema»

TRIESTE Roma decide, Trieste tira un sospiro di sollievo. Il Comitato tecnico scientifico nazionale ha corretto la rotta sul fronte preparazione dei pasti nelle mense scolastiche, autorizzando alla fine la preparazione e la somministrazione con sporzionamento, il sistema tradizionalmente in vigore per capirci. Finisce così nel cassetto la prescrizione contenuta nel protocollo siglato tra il ministero all’Istruzione e le organizzazioni sindacali, che imponeva la «distribuzione dei pasti in mono-porzioni, serviti su vaschette separate insieme a posate, bicchiere e tovagliolo monouso e ,possibilmente, compostabile».

Di fatto, il sistema che si voleva introdurre prevedeva che ai bambini venisse consegnata una “lunch box”, cioè un vassoio da scartare contenente le monoporzioni utili ad un pasto completo, da mangiare rigorosamente con cucchiai o forchette di plastica. Una disposizione che aveva fatto sobbalzare sulla sedia l’assessore all’Educazione Angela Brandi, ma anche le società che hanno in appalto il servizio delle mense scolastiche che, a Trieste, sfornano circa 10mila pasti al giorno.

Ora quegli obblighi non esistono più. L’importante, fa capire il Cts nel verbale, è che i bambini non mangino dallo stesso piatto, o da uno stesso contenitore, cosa tra l’altro che non avveniva neppure in fase pre-Covid 19.

I due appalti affidati dal Comune di Trieste prevedono due diversi tipi di servizio: Dussmann cucina i pasti in modo espresso nelle strutture scolastiche che dispongono delle cucine, coprendo giornalmente 4.900 utenti; Camst, invece, prepara i cibi in un centro cottura unico di Sgonico e li trasporta nei vari istituti coprendo 4.500 utenti al giorno. Soprattutto per Dussmann, l’eventuale difesa del sistema delle monoporzioni si sarebbe tradotta in una vera rivoluzione del sistema lavorativo, forse impossibile da attuare ad un mese dall’inizio dell’anno scolastico. Molti genitori triestini sostenitori della preparazione dei pasti in loco e dello sporzionamento nei piatti come avviene a casa si sono anche uniti nella raccolta di firme lanciata a livello nazionale per dire no al lunch box e delle relative monoporzioni, che ha superato le 30 mila firme in pochi giorni.

La scorsa settimana il tema era stato sottoposto da Brandi, in qualità di rappresentante dell’Anci, al Tavolo regionale in Prefettura con il sottosegretario Ascani. Una lettera che metteva nero su bianco le criticità era stata spedita anche il ministro Azzolina. «Almeno ora c’è una certezza, sono soddisfatta - ammette Brandi - visto che il territorio di Trieste è stato uno dei protagonisti di questa richiesta a tutela dei bambini e di quanti lavorano nelle mense scolastiche. Mi sorprende – ammette – che ci sia voluto così tanto tempo per correggere quelle prescrizioni. Chi lavora con e nelle scuole si era reso subito conto che seguirle avrebbe fatto collassare il sistema mensa. Strano che non ne siano resi conto al ministero». —
 

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