«Stop all’accordo con Pechino»: Usa e Ue gelano Trieste e l’Italia
Scoppia il caso diplomatico attorno al progetto della Via della Seta. Ma il governo gialloverde tira dritto

epa06794858 Italian Prime Minister Giuseppe Conte (R) with US President, Donald J. Trump, at the G7 Leaders Summit in Charlevoix, Canada, 08 June 2018. EPA/FILIPPO ATTILI / CHIGI PALACE PRESS OFFICE HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES
TRIESTE La piccola Trieste finisce suo malgrado al centro del dibattito politico internazionale e delle tensioni diplomatiche sollevate dalla possibile firma del primo accordo fra Roma e Pechino, nell’ambito della strategia cinese della Via della Seta. Il presidente Xi Jinping verrà in Italia dal 21 al 24 marzo e le diplomazie sono al lavoro per preparare un memorandum d’intesa i cui contenuti sono ancora riservati, ma che potrebbe essere siglato già durante la visita, sempre ammesso che il programma resti inalterato dopo quanto accaduto nelle ultime 48 ore.
Il maturare del dialogo tra Italia e Cina ha portato allo scoperto la contrarietà dell’amministrazione
Trump
, cui sono seguite la piccata reazione del Dragone e l’autodifesa del governo gialloverde, ma anche una reprimenda dell’Unione europea all’Italia. Il clima si sta surriscaldando e bisognerà vedere quanto ciò impatterà con le trattative che i cinesi stanno conducendo a Trieste, dove sta arrivando al dunque il confronto per l’ingresso di China Merchants Group nella Piattaforma logistica e dove anche il gruppo Cccc sta valutando la possibilità di investire nello scalo e nelle attività logistiche connesse.
A rompere quella che era evidentemente solo calma apparente è stato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americano, che al Financial Times ha dichiarato di considerare «la Belt and Road Initiative come un’iniziativa pensata dalla Cina per l’interesse della Cina. Siamo scettici sull’adesione italiana, che potrebbe danneggiare la reputazione globale dell’Italia nel lungo periodo». Una doccia fredda sulla linea del governo Conte e non pare troppo convincente il «non c’è nessun problema» pronunciato ieri dal vicepremier Matteo Salvini.
Il memorandum of understanding in preparazione farebbe dell’Italia il primo membro del G7 a sancire la propria adesione alla Via della seta, cioè al ciclopico progetto di cooperazione economica con cui Pechino conta di espandere la propria influenza su Asia, Africa ed Europa. Dei contenuti del documento non si sa tuttavia nulla: porte spalancate alla Cina o semplice accordo quadro su cui innestare in futuro i progetti prioritari nel campo delle infrastrutture? L’avvicinamento alla Cina comincia peraltro ai tempi del governo Gentiloni, quando emerse l’interesse di Pechino a fare dei porti di Trieste e Genova i principali punti di ingresso delle proprie merci nel cuore del Vecchio continente. L’esecutivo gialloverde si muove dunque in continuità con il centrosinistra, ma ponendo un forte accento su un’azione autonoma dell’Italia rispetto all’Ue, in una fase in cui Lega e M5s non si mostrano teneri nei confronti della “casa comune”.
La mossa preoccupa allora tanto Washington quanto Bruxelles, dove pure si è già cominciato a ragionare nel concreto con la controparte cinese su operazioni economiche garantite dalla reciprocità nell’accesso ai rispettivi mercati. L’iniziativa autonoma italiana sulla Via della seta desta inquietudine anche in Ue, se il portavoce della Commissione ha tenuto a precisare che «nessuno Stato membro può ottenere efficacemente i suoi obiettivi con la Cina senza piena unità». Parole che seguono all’allarme lanciato, in un documento congiunto rimasto riservato, dagli ambasciatori europei a Pechino rispetto alla coerenza tra libero mercato e strategia cinese.
Il sottosegretario Michele Geraci getta intanto acqua sul fuoco in ogni sede possibile: «Ci siamo da tempo confrontati con i partner e gli alleati che ci hanno espresso preoccupazione e li abbiamo rassicurati. Abbiamo rassicurato gli amici dell’ambasciata Usa sulla nostra appartenenza all’alleanza. L’eventuale firma non sposta l’asse geopolitico e teniamo in considerazione i loro input, sperando di poter arrivare a una sintesi nel rispetto degli interessi comuni», che per Geraci nel caso dell’Italia significano «favorire le nostre imprese nell’export commerciale».
Gli Usa hanno attutito le tensioni scatenatesi durante la guerra dei dazi con la Cina, che tuttavia continua a essere un paese rivale della Nato, tanto più alla luce delle tensioni derivanti dal ruolo di Huawei sul terreno della sicurezza delle telecomunicazioni occidentali. Secondo le ricostruzioni del Corriere della sera, prima di uscire pubblicamente allo scoperto la diplomazia americana ha manifestato le proprie perplessità all’ambasciata italiana e al governo. Non piace a Washington che l’Italia possa inserirsi nella politica dell’espansione infrastrutturale promossa da Pechino, che punta a realizzare una rete di strade, ferrovie e approdi marittimi per favorire la propria espansione commerciale. Un piano da 900 miliardi di dollari, che coinvolge oltre sessanta paesi, alcuni dei quali hanno già fatto ampie concessioni dal Dragone in cambio di un alleggerimento del proprio debito pubblico.
La reazione cinese alla sortita americana non si è fatta attendere. Il ministero degli Esteri cinese ha parlato di «giudizi assurdi», invitando Roma a sganciarsi dalla tutela Usa: «Come grande paese e grande economia, l’Italia sa dove si trova il suo interesse e può fare politiche indipendenti». E i toni sulla stampa vicina al governo di Pechino sono anche più duri, con l’accusa agli americani di «mostrare disprezzo per il quoziente intellettivo degli italiani» e avere «l’attitudine del boss» nel portare avanti un’alleanza «che non è più coerente con i bisogni dell’Europa e del mondo».
La piccola Trieste assiste intanto quasi noncurante a questo dibattito. La vita all’estremo lembo del Nordest scorre come sempre, in attesa di capire se le voci sugli investimenti cinesi in porto diverranno realtà o se i giochi della diplomazia internazionale decideranno del destino economico della città. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Leggi anche
Video