Sovrintendente Verdi, corsa a quattro
«Probabile, non sicuro». La riconferma di Claudio Orazi alla guida del Teatro Verdi sembrava una pura formalità. Non è più così. L’ex commissario diventato sovrintendente, dopo aver salvato il teatro lirico dal fallimento, resta il favorito ma non è più il predestinato. Il nuovo cda del Teatro Verdi (con la riforma si chiama “consiglio di indirizzo”) si è insediato giovedì 12 febbraio. Ne fanno parte Rosaria Marchese e Stefano Crise (nominati dal ministero), Paolo Marchesi (indicato dal Comune), l’udinese Renato Quaglia (nominato dalla Regione) e Roberto Cosolini, sindaco di Trieste e presidente della Fondazione. Prima riunione, ma nessuna fumata bianca sul nome. Eppure l’auspicio a inizio febbraio del presidente della Fondazione era un altro.
«Mi auguro che il nome del nuovo sovrintendente esca dalla prima riunione del consiglio», aveva dichiarato Cosolini ai primi di febbraio. Se non è buona la prima, sarà buona la seconda. Il consiglio di indirizzo torna a riunirsi mercoledì 25 febbraio. «Non abbiamo parlato di nomi. Molti di loro non si conoscevano. C’è stato uno scambio di idee sulla visione strategica del teatro propedeutica alle scelte immediatamente successive prima delle quali l’individuazione del nuovo sovrintendente. Per cui ci siamo riconvocati per mercoledì prossimo. In quell’occasione sarà individuato il nome del sovrintendente da mandare al ministro Dario Franceschini per la nomina successiva», assicura Cosolini. Il Teatro Verdi è senza sovrintendente dal primo gennaio. La riconferma di Orazi per altri 5 anni, in carica fino al 31 dicembre, non è scontata. L’ex commissario diventato sovrintendente si incontrerà il 25 febbraio con il nuovo consiglio di indirizzo. A Trieste era arrivato a fine 2011 nominato commissario dall’allora ministro alla Cultura Giancarlo Galan su indicazione del suo portavoce Franco Miracco (poi diventato assessore alla Cultura a Trieste). «La legge ci obbliga a valutare almeno tre profili per la scelta. E quindi è stato chiesto un approfondimento.
Per questo motivo si è deciso di prendersi altre due settimane». «Sono arrivati parecchi nomi. Più di tre», mette le mani avanti il sindaco. Ma chi sono gli alti candidati? «Non faccio nomi» taglio corto il presidente della Fondazione. Tra i candidati, a parte Orazi (che è stato il più giovane sovrintendente d’Italia nel 1990 allo Sferisferio di Macerata prima di approdare alle Muse di Ancona e dall’Arena di Verone), non ci sarebbe nessuno che abbia già fatto il sovrintendente da altre parti. Non c’è, tanto per non fare nomi, Mauro Meli, protagonista dei disastri di Cagliari e Parma con un intermezzo alla Scala e ora in corsa per l’Arena di Verona. Ci sono invece direttori d’orchestra, cantanti e scenografi. C’è il direttore Gianluigi Gelmetti, molto amato dal sindaco protagonista della Nona natalizia al PalaTrieste e della trionfale trasferta a Sarajevo. Solo che la bacchetta magica di Gelmetti, che è stato in corsa anche per diventare direttore musicale con Donato Renzetti, è straimpegnata (dal 2013 è direttore artistico e musicale della Orchestre Philarmonique di MonteCarlo). C’è anche lo scenografo e architetto Stefano Pace, attuale direttore tecnico alla Royal Opera House Covent Garden di Londra. Non ha mai fatto il sovrintendente, ma ha un curriculum internazionale incredibile: è stato direttore degli allestimenti all’Opera National de Paris e al Palau de les Arts di Valencia. E. ultimo ma non ultimo, c’è il baritono Domenico Balzani, presente anche nella cinquina in corsa all’Arena di Verona. Balzani, originario di Alghero, offre garanzie anche sul fronte dei conti dove le “stecche” non sono più consentite. Balzani, infatti, è docente di project management dello spettacolo a Verona, Pavia e Brescia. Non solo Orazi, insomma. E neppure Curiazi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo