Sottostazione elettrica Prima apertura nelle Giornate del Fai
Dopo nove mesi di attesa si apre finalmente alle visite la Sottostazione elettrica del Porto Vecchio. Il restauro conservativo di questo gioiello dell’archeologia industriale si era concluso all’inizio della scorsa estate ma il pubblico non vi aveva mai avuto accesso. Cancelli sbarrati, reti di recinzione che ingabbiavano l’edificio tirato a lucido secondo il progetto redatto nel 1912 dall’architetto Giorgio Zaninovich, allievo di Otto Wagner. Le porte della Sottostazione elettrica si apriranno finalmente sabato 22 e domenica 23 marzo (sabato 22 dalle 13 alle 18 e domenica 23 dalle 10 alle 17) nell’ambito delle Giornate di primavera organizzate dal Fai - Fondo Ambiente italiano, il cui programma completo verrà presentato mercoledì.
L’ingresso è aperto a tutti e non è difficile prevedere un afflusso massiccio di triestini e turisti determinato da due circostanze: l’assoluta novità rappresentata dalla Sottostazione il cui restauro è costato tra i 3 e i 4 milioni di euro, congiunta al prestigio che il Fai si è guadagnato nel tempo con le sue iniziative che ogni primavera coinvolgono complessivamente più di 700 siti di interesse culturale e ambientale. Va inoltre sottolineato che il lungo tempo trascorso dal giorno del completamento dei lavori e quello dell’effettiva apertura al pubblico ha stimolato curiosità e interrogativi. Fra poco più di una settimana tutto sarà fruibile. Per due giorni, almeno: non è a oggi chiaro se dopo il weekend l’immobile tornerà a essere chiuso al pubblico o se l’Istituto di cultura marittimo portuale, cui pertiene, riuscirà a trovare dei volontari disponibili a mantenerlo visitabile: il problema insomma è quello della gestione.
La Sottostazione elettrica, conosciuta anche come Stazione trasformatori, sorge a fianco della già restaurata Centrale idrodinamica le cui macchine a vapore consentivano il movimento delle 170 gru ad acqua del Porto vecchio. Accanto a questo edificio si trova il Magazzino 26, la più estesa costruzione non solo del porto ma di tutta la città. Anch’esso è stato restaurato con un impegno e una spesa ingentissimi ed è in attesa di una destinazione d’uso definitiva. In Porto vecchio sta prendendo forma un sito di archeologia industriale di tutto rispetto e di ragguardevoli dimensioni. Un “tesoro” che però Trieste finora ha valorizzato in minima parte.
Ma non basta: alla Sottostazione elettrica e al suo restauro è dedicato un libro che potrà aiutare i visitatori e gli appassionati di archelogia industriale a comprendere ogni aspetto funzionale di questo edificio. Molte le immagini antiche e moderne, queste ultime realizzate da Jacopo Riccesi, figlio del “patron” dell’impresa edile triestina che ha realizzato il restauro. Numerosi anche i testi firmati da Antonella Caroli, Giulia Giacomich, Giovanna Nevyiel e Claudia Ragazzoni.
Un capitolo del volume è dedicato all’attività dell’architetto Giorgio Zaninovich che nel secolo scorso, tra il 1902 e il 1923, si segnalò in città come progettista. Tra i numerosi edifici portuali da lui disegnati come direttore dell’ufficio tecnico degli allora Magazzini Generali, vanno ricordati i varchi e il muraglione di cinta del Porto vecchio, gli uffici della Dogana, la Casa degli operai, l’ex locanda e la Sottostazione elettrica. Portano la sua firma anche altri edifici tra cui spiccano due abitazioni piuttosto importanti, poste entrambe nella prima parte di via Commerciale. Una è casa Valdoni al numero 25, realizzata per la famiglia d’origine dell’illustre chirurgo Pietro Valdoni. L’altro edificio che Zaninovich progetto e realizzò per la sua famiglia è posto al numero 23 della stessa via.
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