Soprintendenza, salvi cinque dipendenti

Dopo il rinvio a giudizio di 34 persone, nell’inchiesta-bis uno solo a processo. «Erano assenti per motivi di lavoro»
Alcuni dipendenti della Soprintendenza pedinati dalla Guardia di Finanza
Alcuni dipendenti della Soprintendenza pedinati dalla Guardia di Finanza

Salvi. In cinque hanno tirato un sospiro di sollievo. Nessun assenteismo. Le uscite dalla Soprintendenza erano funzionali al lavoro, o meglio all’incarico.

Così ieri mattina cinque tra ex e ancora attuali dipendenti della Soprintendenza di palazzo Economo hanno chiuso la propria vicenda giudiziaria nella maniera più indolore.

La prima a cavarsela è Elvi Bossi. Per lei il giudice Laura Barresi ha disposto il non luogo a procedere. Bossi, già segretaria del soprintendente, secondo le indagini della Guardia di Finanza aveva accumulato 118 ore di assenza. Era stata indicata come la più assenteista. Le indagini hanno poi dimostrato che era sì uscita da palazzo Economo, ma per ragioni di servizio. Non per andare a fare la spesa. Così il gip Laura Barresi ha accolto la tesi del difensore Alessandro Giadrossi. Elvi Bossi era stata fotografata con le sporte in mano all’ingresso di palazzo Economo. Fin da subito aveva detto: «Non c'era la spesa, c’erano soltanto carte e documenti. Non ho fatto nulla». E alla fine ha avuto ragione.

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Lasorte Trieste 19/09/12 - Assenteismo Sovrintendenza, Foto Fornite da Guardia di Finanza

Stesso discorso per Elisabetta Ruta, 59 anni, e Luisa Zubelli, 65 anni - la prima ex impiegata, la seconda già restauratrice - anch’esse assistite dall’avvocato Giadrossi. Pure loro erano uscite da palazzo Economo per motivi di lavoro, non per andare al supermercato o a passeggiare. E pure loro erano finite nei guai tradite dal cartellino. Non lo avevano timbrato e così gli investigatori avevano “interpretato” l’assenza come assenteismo. Erano accusate di falso e truffa, come tutti gli altri dipendenti finiti nella bufera.

Assolti poi l’architetto Alvaro Colonna e l'assistente Francesco Krecic. Secondo gli accertamenti della Tributaria, Colonna aveva collezionato un totale di 41 ore di assenza dall’ufficio tra il 19 agosto 2010 e il 28 febbraio 2011. E anche in questo caso il giudice ha ritenuto accettabile la ricostruzione del difensore, l’avvocato Riccardo Seibold, secondo il quale le assenze erano funzionali all’attività esterna dell’architetto. Sopralluoghi insomma, che per ovvie ragioni non potevano essere eseguiti in ufficio.

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Una dipendente della Soprintendenza mentre torna al lavoro dopo aver fatto la spesa

Lo stesso vale anche per l’assistente Krecic che è stato difeso dall’avvocato Giovanni Borgna. Il pm Massimo De Bortoli nella sua requisitoria ha chiesto che Colonna fosse condannato alla pena di un anno e mezzo, e Krecic a quella di un anno. Poi l’assoluzione «perché il fatto non sussiste»: nessuna truffa, nessun falso, anche perché Colonna e Krecic erano in credito del pagamento delle ore straordinarie da parte dell’Amministrazione.

Chi invece comparirà davanti al giudice del dibattimento è l’architetto Lino Caputo, 65 anni. Per lui il giudice Barresi ha disposto il rinvio a giudizio. L’udienza è stata fissata per il prossimo 4 marzo davanti al giudice Massimo Tomassini.

Lo scorso luglio si era chiusa invece con una pioggia di rinvii a giudizio, e nemmeno un “non luogo a procedere”, l'affollatissima udienza preliminare davanti al giudice Laura Barresi a carico di 34 dei 39 dipendenti della Soprintendenza accusati d'assenteismo all’interno della maxi-inchiesta condotta dagli investigatori della Tributaria.

Per tutti - eccezion fatta per Marisa Callegaris, di 66 anni, e Francesco Tuppo, di 63, assistenti amministrativi di palazzo Economo all'epoca dei fatti finiti nel 2012 sotto la lente (e le telecamere) degli inquirenti, difesi entrambi dall'avvocato Andrea Frassini - la vicenda si era definita con un patteggiamento a un anno con la sospensione condizionale della pena.

In quell’occasione era stata fissata la data del 26 novembre per il processo a carico di 34 dipendenti, poi è stato disposto il rinvio al 4 marzo; il numero sale a 35 con il rinvio a giudizio disposto per l’architetto Lino Caputo.

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