Sindaci e medici promuovono i nuovi obblighi per chi fa la spesa

TRIESTE Non daranno la garanzia assoluta di protezione dal coronavirus, ma sono un’ulteriore precauzione. Sindaci e operatori sanitari promuovono mascherine e guanti per i cittadini che vanno a fare la spesa. La nuova stretta della Regione, firmata da Massimiliano Fedriga, viene interpretata come la richiesta di uno sforzo necessario, l’ennesimo, per contenere la diffusione del contagio in Friuli Venezia Giulia. Sarà meglio adeguarsi perché, informa la presidenza, in caso di inosservanza i clienti rischiano sanzioni da 400 a 3.000 euro e i gestori pure, oltre alla chiusura dell’esercizio da 5 a 30 giorni.
«Proseguire con le misure anti-assembramento e anzi aggiungere altre forme di tutela è il miglior modo per accorciare i tempi della obbligatoria permanenza a casa – osserva il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza –. Siamo auspicabilmente nella parte finale di questa faticosa vicenda e non dobbiamo mollare. Mancano le mascherine? Nell’attesa, può andar bene qualsiasi copertura».
Lo sottolinea anche il pediatra triestino Andrea de Manzini: «L’ordinanza è fondamentale perché ribadisce l’urgenza di mantenere il distanziamento interpersonale. Il virus viene infatti trasmesso attraverso le goccioline di un colpo di tosse, di uno starnuto, anche solo di un respiro e resta attivo sulle superfici, soprattutto sulla plastica. E di plastica, nei supermercati, ce n’è tanta. Ben venga dunque anche solo uno scaldacollo o un fazzoletto».
Sulla stessa linea i colleghi. Dino Trento, presidente dell’Ordine dei medici di Trieste, parla di «iniziativa assolutamente condivisibile. Le mascherine servono nei luoghi in cui ci si ritrova con altre persone. E i guanti quando si toccano oggetti che poi potranno essere toccati da altri. L’Ordine non può che appoggiare questa impostazione». Forse meno convinto, il segretario regionale di Anaao Valtiero Fregonese dice comunque di non avere «nulla in contrario. Anche un fazzoletto può ridurre le goccioline e dunque servire almeno a qualcosina». Il vero nodo, aggiunge, «è tuttavia una tutela del personale sanitario che rimane inadeguata. Bene dunque l’ordinanza di Fedriga, ma resta da risolvere una pesante criticità nelle strutture pubbliche e nelle residenze per anziani».
Secondo Calogero Anzallo, responsabile regionale dei medici Cgil Fp, «una precauzione in più per naso, bocca e mani non guasta. È anche un messaggio simbolico che può convincere i cittadini a comportamenti virtuosi. Ma le mascherine vanno distribuite ai soggetti più deboli economicamente, perché c’è il rischio che queste persone, se usano i soldi per le protezioni, non li abbiano per fare la spesa».
Tornando ai sindaci, anche Dorino Favot, presidente dell’Anci Fvg, approva «una soluzione di prudenza per cercare di limitare la diffusione del contagio che ci può aiutare a uscire prima da questa situazione. L’invito è a sollecitare in tutti i comuni il rispetto dell’ordinanza anche in questo punto. Tanto più che le persone si incontrano ormai quasi solo nel momento dell’ingresso in un negozio di generi alimentari».
Dalla politica arrivano invece contestazioni. Cristiano Shaurli, segretario regionale del Pd, si dice «non convinto da una Regione che si distingue per misure sempre più restrittive» e denuncia «la distanza di istituzioni che impongono mascherine introvabili», mentre il consigliere comunale di Fi Bruno Marini non digerisce la tempistica: «Un provvedimento del genere, corretto nella sostanza, non può essere reso noto la sera e applicato la mattina dopo. In assenza di mascherine nelle farmacie, mi sono ritrovato a poter entrare in un supermercato solo con un pezzo di carta che mi ha consegnato un vigilante». —
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