Sfuma il “ripescaggio” per la Contrada
Nessun riesame. Tra i 24 centri di produzione teatrale la Contra non c’è. Non ci sono neppure gli Artisti associati di Gorizia che avevano presentato domanda per questa categoria. «Lo sappiamo informalmente, ma non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale» conferma Livia Amabilino, presidente della Contrada. Il Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) non ha diffuso nessun comunicato. «Siamo in attesa di avere il verbale dalla Commissione» fanno sapere dall’ufficio stampa del Mibact. L’assenza della Contrada e degli Artisti Associati di Gorizia è comunque confermata. La Commissione prosa ministeriale, presieduta da Lucia Argano, si è riunita di nuovo il 24 aprile, alla vigilia della Liberazione, per “valutare il riconoscimento di ulteriori centri di produzione teatrale ed esaminare le rimanenti istanze di prosa”. Si è trattato della terza riunione dopo la prima (24 febbraio) che ha riconosciuto 7 teatri nazionali (nessuno in regione) e la seconda (4 marzo) che aveva dato il via libera a 19 Teatri di rilevante interesse culturale in cui sono rientrati Il Rossetti e lo Sloveno e da cui sono rimasti esclusi il Css di Udine e La Contrada. Ma mentre lo stabile di innovazione friulano fu subito riconosciuto come centro di produzione teatrale (l’unico del Friuli Venezia Giulia a questo punto) la Contrada fu declassata ulteriormente e messa di fronte alla scelta di diventare o un’impresa di produzione teatrale (una compagnia di giro) o un organismo di programmazione (sala di ospitalità). «Non siamo né questo, né quello, ma le due cose messe assieme. Per questo abbiamo chiesto di essere riesaminati come centro di produzione» aveva fatto sapere Livia Amabilino, presidente della Contrada, che contro il doppio declassamento aveva annunciato ricorso raccogliendo oltre 12mila firme a Trieste. «Verificheremo» era stata la risposta laconica del ministero arrivata tramite pec (posta elettronica certificata). Uno spiraglio che si è chiuso subito. «Il caso della Contrada è stato affrontato in commissione - fanno sapere dall’Ufficio stampa del Mibact -. Ma non è stato possibile decidere nulla. Il riesame non è previsto». Tutto inutile. Nessuna prova di appello e quindi tutto come prima. A rischio c’è il contributo del Fus (Fondo unico per lo spettacolo) che nel 2014 è stato di 485mila euro. «Siamo a fine aprile e non sappiamo ancora quanti soldi prenderemo per l’anno in corso. Ci è stato garantito, come clausola di salvaguardia, il 70% del contributo del 2014 (485mila euro). Nel 2016 ci sarà un serio problema di risorse» aveva spiegato la presidente Amabilino in un recente incontro al Circolo della stampa. E ora, quando arriverà la conferma ufficiale dell’assenza della Contrada dai nuovi 13 centri di produzione teatrale (che si aggiungono agli 11 decisi il 4 marzo), non resta che il ricorso al Tar del Lazio. «Non lo escludiamo nel modo più assoluto. E probabilmente non saremo gli unici visto lo sconcerto a livello nazionale causato dalle scelte della commissione» assicura Amabilino. A fare da apripista c’è il Teatro Stabile di Genova che lunedì scorso ha depositato il ricorso al Tar del Lazio contro la mancata promozione a teatro nazionale. Un declassamento mai digerito. Anche tra i centri di produzione, al di là dell’ammontare dei contributi Fus (ancora da determinare), le polemiche non mancano. E se l’esclusione degli Artisti Associati di Gorizia impoverisce ulteriormente il sistema teatrale regionale (ridotto a due Tric e un centro di produzione), a livello nazionale ci sono casi più eclatanti. A Milano sono rimasti fuori il Carcano (nonostante la fusione con La Contemporanea) e il Crt (nonostante l’ingresso nella Triennale). In compenso sono passati 4 centri di produzione (Buratto, Elsinor, Tieffe e Manifatture Teatrali Milanesi). A Roma è passato solo il Vascello. È stata premiata l’innovazione (si dice) che include la contestazione.
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