Sette teatri nazionali, ma non c’è il Rossetti
«Il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, fondato nel 1954 è uno dei più antichi teatri Stabili nazionali» si legge sul sito del Rossetti. Il verbo va aggiornato al passato prossimo. Il Rossetti è stato. I Teatri nazionali riconosciuti dal ministero sono sette come le meraviglie o i peccati capitali: Roma, Napoli, Emilia Romagna (Bologna e Modena), Milano (Il Piccolo), Torino, Veneto (Goldoni di Venezia con Padova e Verona). Dieci erano però le domande presentate al ministero. Bocciati a sorpresa Genova, Palermo e Catania declassati a teatri di rilevante interesse culturale (Tric). Come il Rossetti, che non ha neppure presentato la domanda. Trieste e il Friuli Venezia Giulia non ci sono. Il progetto di aggregazione tra il Rossetti con il Css di Udine e l’Accademia Nico Pepe, sostenuto dalla regione, è abortito alla partenza.
«Se i teatri nazionali diventano sette o otto sarebbe un errore essere rimasti fuori. Un'occasione persa. Ma se sono, come sembra il ministero voglia, tre o quattro allora non sarebbe un problema» disse a novembre l’assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti. «Se passa la Pergola di Firenze con Pontedera è uno scandalo» aggiunge poco dopo. «È chiaro che se il numero dei teatri nazionali sarà pari alle dita di una mano o meno, sarà molto difficile. Ma si farà il possibile» disse ad agosto il sindaco di Trieste Roberto Cosolini. I teatri nazionali sono sette e tra questi c’è Firenze con Pontedera. Come volevasi dimostrare. Un’occasione perduta? Ivaldo Vernelli, direttore tecnico a Verona ed ex direttore amministrativo de La Contrada, parlò allora di un’errore imperdonabile, di un declassamento annunciato del Friuli Venezia Giulia. C’è poi il capitolo dei soldi da decifrare. Ieri Napoli già esultava sulla stampa per il suo contributo Fus schizzato da 330 mila euro a un milione e 200 mila. Il Rossetti, che dal Fus riceve ora un milione e che ha tre milioni di buco, è preoccupato ora di dover scontare un taglio come Tric.
«È un peccato. Sì, certo» ammette ora Torrenti. «Magari ci bocciavano la domanda. Ma visto che c’è dentro il Veneto e c’è Firenze... Con sette teatri nazionali. Forse quale ambizione in più si poteva averla» aggiunge pentito l’assessore regionale. «Viste le bocciature autorevoli non la vedo come un’occasione persa. Il problema è quello che è diventato il Rossetti negli ultimi cinque anni che non consentiva purtroppo di correre in quella fascia. Lo dico con rammarico» aggiunge Cosolini nella giornata della nomina del sovrintendente del Verdi. «L’unica speranza è che le assegnazione che verranno fatte il 4 marzo per i Tric non siano troppo penalizzanti - spiega Vernelli -. Resta un errore di principio, di immagine e probabilmente economico. Basta vedere le reazioni di chi è rimasto escluso (Genova e Catania hanno già annunicato ricordo, ndr). L’errore di Trieste è quello di non aver giocato sulla vocazione internazionale. Non capisco perché ci hanno rinunciato in partenza». Mastica amaro Alberto Bevilacqua, presidente del Css di Udine e partner mancato del Rossetti in attesa di una risposta al progetto di Tric: «Abbiamo perso un’occasione storica che non è detto si ripeterà». Nessun rimpianto, invece, da parte di Franco Però, direttore del Rossetti, perennemente avversativo. Esserci o non esserci non è un problema. «Non vedo il motivo. È rimasto fuori Genova. Non c’era alcuna possibilità per noi» spiega il direttore regista che boccia preventivamente la nuova riforma: «Firenze che va con Pontedera. Mi sembra una cosa da ridere Più che le luci sono prevalse le ombre» Amen. E l’ultimo spenga...
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