Serracchiani alza la voce sulla fusione tra i porti
TRIESTE «Ci diranno che Monfalcone non può finire sotto Trieste. Non ce ne frega niente». Abbandona il suo tradizionale aplomb oxfordiano la governatrice Debora Serracchiani quando si tratta di inquadrare la futura Autorità di sistema portuale che ingloberà tutti i porti e gli interporti del Friuli Venezia Giulia e che avrà sede nel capoluogo della regione. Lo fa chiudendo il convegno su “La riforma: porto e a capo. Le nuove Autorità portuali e la scommessa di rilancio per lo scalo di Trieste. Traffici in crescita, investimenti in infrastrutture e la fusione con Monfalcone” organizzato dal Piccolo in collaborazione con Nordest Economia in una sala stracolma dell’hotel Savoia, ma non quella inizialmente identificata, ma quella ben più grande dove gli organizzatori hanno dovuto dirottare le centinaia di persone del pubblico.
«I tre porti (il terzo è Porto Nogaro, ndr.) - ha specificato Serracchiani - sono giuridcamente diversi e non concorrenziali. Per cui quella della loro unificazione è un’opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire. Costruiremo un sistema che comprenderà anche gli interporti su cui dovremo impegnarci fortemente». È stata più scostante riguardo alla domanda sui tempi che saranno necessari postale dal direttore del Piccolo, Paolo Possamai che moderava il dibattito e che le ha chiesto se tutto sarà compiuto entro l’anno. Ma ha fatto comunque capire che si tratterà di un’operazione quasi fulminea: «La riforma è ancora solo un decreto e ci vorranno forse due mesi perché entri in vigore, dopodiché avvieremo la procedura che però sarà estremamente semplice».
Una soluzione vista con favore anche del commissario dell’Autorità portuale di Trieste, Zeno D’Agostino. «Vi sono innanzitutto le integrazioni di tipo verticale - ha specificato - che sono quelle con gli interporti. Sono le più facili perché si tratta di strutture con attività diverse. Le prevede la riforma, le auspichiamo anche noi e in parte le abbiamo già messe in pratica tanto da aver addirittura trasferito un’area di Punto franco all’interporto di Fernetti. Poi vi sono quelle di tipo orizzontale, più difficili perché si tratta di mettere assieme soggetti che fanno lo stesso mestiere. Qui però siamo fortunati perché Trieste e Monfalcone hanno traffici diversi e sono scali di grandezza diversa. Metterli insieme crea sviluppo per tutti. La fusione avrà un senso se si rispetteranno gli equilibri, è pacifico però che l’Autorità di sistema portuale dovrà avere sede a Trieste». Secondo il sindaco Roberto Cosolini quella che si creerà con l’unificazione dei porti di Trieste e Monfalcone «sarà un’area vasta o metropolitana nel senso più proprio del termine perché si è già in presenza anche di un sistema cantieristico e nautico. Vi è in sostanza una vocazione integrata di economia del mare». E andando a concludere su un tema particolarmente discusso anche all’interno dello stesso Partito Democratico, Cosolini ha affermato che «la più concreta idea di area metropolitana parte dal sistema portuale che è pronto a essere integrato».
Serracchiani ha illustrato in estrema sintesi anche le travi portanti della riforma: riduzione delle Autorità portuali da 24 a 15, riduzione dei membri dei Comitati portuali, che sostanzialmente vengono aboliti, da 336 a 70 con taglio di 270 “poltrone” e nomina del presidente da parte del ministro in accordo con il governatore. «Il rilancio dei porti - ha spiegato - passa attraverso una sfida in tre mosse». Si tratta della semplificazione burocratica (gli attuali 113 procedimenti amministrativi di 23 soggetti diversi saranno assorbiti da due Sportelli unici), un maggior coordinamento (alle 15 Autorità di sistema portuale faranno capo 54 porti di interesse nazionale), e la riorganizzazione amministrativa (gli organismi delle Authority saranno il presidente, il segretario generale, il comitato di gestione e i revisori dei conti.
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