Sei donna? In Fvg la paga si accorcia di 19 euro al giorno
UDINE. Si chiama “soffitto di vetro”. È la barriera invisibile che anche in Friuli Venezia Giulia tiene le donne lontane dai vertici del mercato del lavoro. Ma c’è anche un altro fenomeno, quello del differenziale retributivo di genere. Un indicatore forse “grezzo”, ma che consente di cogliere la presenza di diverse opportunità sia nei percorsi di carriera che nella valutazione delle competenze e delle performance. In sostanza, le donne faticano a scalare le gerarchie e guadagnano meno dei colleghi uomini: dall’apprendista al dirigente la media segna una differenza di 19 euro al giorno. Tabelle e considerazioni sono inserite in uno dei capitoli del Rapporto 2015 “Caratteristiche dell’occupazione e della disoccupazione femminile in Fvg”, di Chiara Cristini e Roberta Molaro, esperte dell’Osservatorio mercato del lavoro della Regione. “Soffitto di vetro” e differenziale retributivo di genere, si legge, sono sotto osservazione da anni a livello europeo in quanto rappresentano una “spia” della mancata parità, ma anche della scarsa capacità di valorizzare i talenti femminili da parte del mercato del lavoro.
Sulla base dei dati degli archivi amministrativi delle denunce retributive che le imprese devono presentare mensilmente agli enti previdenziali, emergono da un lato una forte sottorappresentazione di genere nei ruoli dirigenziali (le donne sono solo il 12%), dall’altro la concentrazione femminile nei profili impiegatizi (57,6%). Considerando poi gli altri livelli di qualifica, le donne rappresentano circa un quarto dei quadri (24,2%), quasi un terzo tra gli operai (32,5%) e poco meno della metà tra gli apprendisti (46,8%).
La fotografia che si ricava invece dall’Osservatorio sui dipendenti Inps, che il Rapporto 2015 cita, aiuta ad analizzare il fenomeno della disparità salariale. Complessivamente la retribuzione media giornaliera in Fvg dei lavoratori dipendenti è di 104 euro per gli uomini e 85 per le donne. Entrando nel dettaglio delle qualifiche, a parità di inquadramento le femmine dirigenti percepiscono il 20,8% in meno rispetto ai maschi, divario che risulta più contenuto tra i quadri (il differenziale di genere è pari al 13,3%). Significativo anche il gap nei profili impiegatizi, livello in cui le donne percepiscono il 23,7% in meno rispetto ai maschi, mentre tra gli operai la forbice risulta pari al 18,5% e tra gli apprendisti al 5,1%. Un ulteriore livello di disaggregazione si ottiene dai dati per ramo di attività.
Considerando il comparto manifatturiero emergono per esempio differenze significative tra uomini e donne dipendenti a tempo pieno, la più elevata quella nella produzione di apparecchi medicali, di precisione e ottici (23,8%). Il tessile (23,4%) è poco sotto. Quanto al terziario, il gap di genere più marcato si rileva nei servizi pubblici sociali e personali (28,4% di scarto tra retribuzioni maschili e femminili) e nelle attività finanziarie (27%). Le differenze minori? Ristorazione (10,6%) e commercio (10,4%). Ma le differenze di genere si riscontrano, oltre che nell’occupazione (tasso del 70,9% nel 2014 tra gli uomini in Fvg, del 55,3% tra le donne), anche nella disoccupazione. Nel periodo 2008-2014 lo stock di disoccupate è sempre rimasto superiore al dato maschile, salvo che nel 2010 (15.400 uomini, 15mila donne) e nel 2014, anno in cui i maschi disoccupati, diminuiti tra il 2010 e il 2011, subiscono un consistente incremento raggiungendo il picco del periodo (22.100), mentre le donne prive di un’occupazione risultano 20.900, mille in meno rispetto al 2013, quando si era toccata quota 21.900. Più in generale l’incidenza della disoccupazione sulla forza lavoro in Fvg ha raggiunto per i maschi il valore del 7,3% nel 2014 (+0,8% rispetto all’anno precedente e +1,6% sul 2012), dato superiore a quello medio del Nord Est (6,4% nel 2014). Il tasso di disoccupazione femminile è però dell’8,9% sempre nel 2014 (-0,3% sul 2013 e +0,8% sul 2012). In particolare tra i “giovani adulti” (24-35 anni), se l’indicatore maschile è del 12%, tra le coetanee sale al 13,8%. Indicatore preoccupante, ma nel resto del Paese si sta peggio visto il 20,1% nazionale.
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