Segrè: e ora fare educazione nelle scuole
TRIESTE. Parafrasando una celebre uscita: la legge è fatta, ora bisogna formare gli italiani. Il professor Andrea Segrè, triestino, da molto tempo è uno dei primi promotori, a livello italiano ed europeo, di una campagna di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare. Nel corso degli anni ha fondato realtà come Last Minute Market e avviato iniziative che hanno contribuito in modo determinante al passaggio che ieri ha visto la Camera approvare il testo della prima legge italiana sull'argomento. Un passaggio che Segrè accoglie con soddisfazione, ma che deve costituire un primo passo verso «obiettivi concreti».
Professor Segrè, come valuta l'approvazione della norma alla Camera?
Noi siamo in questo campo dalla fine degli anni Novanta. Prima con la ricerca sul tema degli sprechi, allora poco noto, e poi con tutta una serie di iniziative molto concrete. Ricordo in primis lo spin off dell'Università di Bologna Last Minute Market, che fu pioniere nel trovare un modo sostenibile per recuperare gli sprechi a fini solidali.
Un altro snodo importante fu la campagna "Spreco zero".
Sì, e partì proprio da Trieste per approdare al parlamento europeo nel 2010. Sempre da Trieste prese il via anche il movimento dei "sindaci a spreco zero" che vide la luce a TriesteNext nel 2012. Molte di quelle indicazioni sono state accolte dalla legge, così come quelle che abbiamo dato attraverso il Comitato tecnico-scientifico del ministero dell'Ambiente per il Programma nazionale di prevenzione degli dei rifiuti e dello spreco alimentare, organo che presiedo ormai da tre anni.
La Camera vi ha dato ragione.
Sì, ora manca il passaggio al Senato ma se la risposta dei parlamentari è questa non credo che ci saranno grandi problemi.
Una volta entrata in vigore la legge, quali sono le azioni da intraprendere per rendere efficace la lotta allo spreco?
La prima cosa da fare è lavorare per inserire l'educazione alimentare nelle scuole, perché questo è il migliore antidoto contro lo spreco alimentare.
L'importanza della prevenzione, quindi.
Sì, è fondamentale. Va bene recuperare fino all'ultima briciola di cibo, ma il problema della fame non si risolve dando gli avanzi dei ricchi ai poveri. Bisogna distribuire meglio le risorse alimentari. Per far questo serve una presa di coscienza: l'educazione alimentare deve entrare nei programmi scolastici di ogni ordine e grado.
L'obiettivo qual è?
Quello che dobbiamo ancora darci, anche alla luce delle esperienze di questi anni. Per arrivare a un traguardo bisogna darsi scopi precisi: al parlamento europeo abbiamo proposto il 2025 come data in cui dimezzare gli sprechi attuali. La Francia ha fatto propria quella proposta, e visto che l'Italia è stata la prima a lanciarla non vedo perché non potremmo farlo anche noi: bisogna avere il coraggio di darsi un obiettivo concreto altrimenti una bella legge rischia di restare sulla carta.
A che punto è l'Italia nella media europea?
In linea con gli altri paesi, a metà classifica. Da noi come in buona parte del resto d'Europa il 50% dello spreco si realizza in ambito domestico. Per abbattere questa cifra non si può pensare a un recupero: non sarebbe né legale né economico. Servono quindi la prevenzione e l'educazione.
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