Scontro in Assoporti tra Genova e Nordest

L’associazione vota e consegna a Lupi il documento che apre alle richieste di Venezia e Trieste. Ma i liguri si oppongono
Di Vito De Ceglia
Lasorte Trieste 04/10/13 - Porto, Molo VII, Gru
Lasorte Trieste 04/10/13 - Porto, Molo VII, Gru

MILANO. «Piena sintonia con Lupi». Sono le prime parole a caldo pronunciate da Pasqualino Monti, presidente di Assoporti, dopo l’incontro avuto ieri sera con il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, al quale ha illustrato il documento approvato lunedì dal Consiglio direttivo dell’associazione sul progetto di riforma dei porti italiani. Documento, votato all’unanimità, che include anche la definizione tanto cara a Lupi sulle «nuove Autorità portuali logistiche di interesse strategico».

Alla fine, i porti italiani hanno trovato la quadra. E sono tutti soddisfatti, in primis Venezia e Trieste che - insieme a Genova e Livorno - avevano sollecitato Assoporti con una lettera ad assumersi «la responsabilità di offrire il suo contributo al dibattito in corso sulla riforma della legge sui porti». Il contributo è arrivato, e questo consente al ministro di andare avanti con la riforma che sulla carta dovrebbe ridurre drasticamente il numero delle Autorità portuali. Ma soprattutto consentire alle stesse di realizzare «forme di collaborazione e possibile aggregazione funzionale di tipo transfrontaliero europeo».

Una formula che, se tradotta, sembra tagliata su misura per i porti di Venezia e Trieste che in questo modo avrebbero la possibilità di includere anche Capodistria e Fiume nel nuovo corridoio adriatico. Un passaggio, quello riportato nel testo, che in molti già definiscono come la “vittoria” di Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale di Venezia, che subito puntualizza: «Il risultato raggiunto rappresenta solo una parte della riforma portuale». Come dire che sul “resto”, sul quale sta lavorando il Senato, Assoporti dovrà necessariamente prendere una posizione il 23 gennaio quando si riunirà in seduta plenaria.

A chi sostiene invece che i punti salienti del documento siano il frutto di una trattativa al ribasso, Monti risponde per le rime: «Non si tratta di un documento di mediazione, bensì della presa di coscienza da parte dei porti italiani della necessità di accelerare sul fronte della razionalizzazione del sistema portuale, non per esigenze di spending review, bensì per quella primaria di confrontarsi garantendo un’offerta competitiva e una organizzazione moderna con i grandi carrier marittimi e operatori logistici».

Monti poi aggiunge: «Sul piatto della bilancia non mettiamo il rafforzamento della portualità, ma quello del sistema Paese che dalla competitività dei porti dipende e che non può subire, sullo scacchiere dell’interscambio mondiale, scelte maturate altrove».

Mentre il numero uno di Assoporti parla, da Genova arriva la prima bocciatura. E fa rumore. Ad uscire allo scoperto è il presidente dell’Authority, Luigi Merlo: «Io non ho potuto partecipare alla riunione di Assoporti ma, leggendo il documento, ritengo che se avessi partecipato non avrei votato quel testo che ritengo pieno di ipocrisie e di contraddizioni».

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