«Sconfitta sui monomarca, Paoletti conservatore Si dimetta da Confcommercio»

Duro anche con il presidente del dettaglianti, Dino Conti attacca dopo la sentenza del Tar: «Leroy Merlin ha scelto Udine per colpa dei ricorsi». La replica: «Perseguito il diritto a pari opportunità tra investitori»
Lasorte Trieste 03/07/12 - Negozi, Vendite Promozionali, Sconti
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Si era visto chiamare in causa dall’associazione di categoria alla quale è iscritto. E, alla fine, quella causa l’ha vinta. Intanto, però, il colosso francese Leroy Merlin - che aveva messo gli occhi sulla sua area tra strada della Rosandra e via Carletti per farci un punto vendita triestino - ha dirottato i suoi propositi su Udine. Sarà per un’altra volta. Forse. All’indomani della sentenza del Tribunale amministrativo che ha respinto il ricorso presentato anche e soprattutto da Confcommercio contro le delibere della Giunta Cosolini di fine 2013 sui monomarca in base alle otto manifestazioni d’interesse arrivate in Comune a suo tempo - delibere in cui figurava tra le altre proprio l’area fra strada della Rosandra e via Carletti - per l’ingegner Dino Conti è il giorno del sollievo, della chiusura di un paradosso, ma pure dei rimpianti. E dei reclami. «Mi auguro che gli autori di tali iniziative meditino seriamente e traggano le debite conclusioni circa il loro operato dopo aver esposto l’intera categoria dei commercianti cittadini a tale impietoso verdetto», si legge in effetti nelle ultime righe di una nota che lo stesso Dino Conti fa avere al Piccolo attraverso i suoi avvocati Giuseppe Sbisà e Giulio Quarantotto.

Non serve aver fatto un master in perifrasi per leggere ciò che sta dietro a quelle righe. È la pretesa, implicita, di dimissioni di Antonio Paoletti dalla presidenza di Confcommercio oltre che di Mauro Di Ilio da quella dell’Associazione commercianti al dettaglio Asd, che aveva firmato con Paoletti il ricorso contro le delibere di fine 2013 dopo averne presentato uno precedente contro l’integrazione del Piano del commercio passata per il Consiglio comunale nel dicembre 2011. Ricorsi, per inciso, rigettati insieme dal Tar con due sentenze-fotocopia divenute, di fatto, una sola.

E così, mentre in un altro comunicato, diffuso nel pomeriggio di ieri, Paoletti sostiene di aver agito affinché venissero riconosciuti i «requisiti essenziali per garantire il diritto alle pari opportunità tra investitori commerciali, quelli che hanno già investito e quelli che investiranno» - e annuncia nel contempo che «come sempre, in questa ed in tutte le questioni che riguardano gli associati, Confcommercio riunirà nelle prossime settimane gli organi sociali statutariamente competenti per valutare se portare avanti o meno ulteriori azioni» - ecco arrivare negli stessi minuti pure la nota di Dino Conti. «Prendiamo atto con enorme soddisfazione - vi si legge - della sentenza del Tar che conferma il nostro pensiero circa le ragioni del contenzioso giudiziario. Ci riteniamo vittime di un’iniziativa persecutoria perpetrata ai nostri danni, ed ai danni di tutte le società controinteressate, non già dall’intera categoria dei commercianti cittadini, cui anch’io appartengo, ma da alcuni singoli, firmatari del ricorso, che, per motivi ignoti, si sono eretti a paladini del conservatorismo dello status quo, sfruttando la carica rivestita e strumentalizzando il potere rappresentativo delle associazioni di categoria, prefiggendosi in cotal maniera di frustrare iniziative foriere unicamente di benefici per Trieste, sia a livello occupazionale che di indotto economico». «È evidente - chiude la nota - che i contenziosi in essere hanno di fatto scoraggiato gli investimenti di quelle catene monomarca. Vedasi il caso Leroy Merlin che, a fronte della notifica del primo ricorso, ha deciso di effettuare analogo investimento ad Udine abbandonando il progetto ipotizzato per il comprensorio della Dino Conti Snc. La chiarezza motivazionale della sentenza che ha bollato sia di inammissibilità che di infondatezza sostanziale l’iniziativa avversaria rende superfluo ogni ulteriore commento». Se non, appunto, l’augurio «che gli autori di tali iniziative meditino seriamente e traggano le debite conclusioni».

Per lo stesso Conti, si diceva, la sentenza di lunedì costituisce la chiusura del paradosso di doversi ritrovare in un’aula di tribunale contro l’associazione di categoria di cui fa parte . Ma non è ancora del tutto finita. Ce ne sarà un altro, di “paradosso”, il 22 ottobre, quando - ancora una volta al Tar - si discuterà il ricorso presentato sempre da Confcommercio e Asd contro l’autorizzazione dell’Ezit alla compravendita tra Conad e la Conti Auto (che è proprio la società affiliata a Confcommercio, mentre la Dino Conti Snc ne è la “capogruppo”) di una seconda area non ricompresa nelle delibere sui monomarca, ma comunque vicina.

@PierRaub

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