Scaduta o infetta, scandalo carne in Croazia
ZAGABRIA. Infetta, scaduta o di origine sconosciuta. Parte della carne in vendita nei supermercati croati non è a norma di legge. Tanto che il ministro dell'Agricoltura ha ordinato la distruzione di quasi 43 tonnellate di prodotti, da tacchino e hamburger fabbricati dall'italiana Aia fino al pollo commercializzato dalla croata Antolkovic.
Quello nato giorni fa è cresciuto fino a diventare uno scandalo di proporzioni enormi: l’«afera meso», “l'affare della carne" preoccupa i consumatori croati - e rimbalza da un sito web all’altro dell’intera regione balcanica - occupa sempre più ampio spazio sulla stampa locale e da ultimo ha costretto il ministro dell'Agricoltura Tomislav Tolusic a spiegarsi in una lunga intervista pubblicata ieri sul Vecernji List.
Ed è un caso che non accenna a placarsi, dati i nuovi dettagli svelati ieri pomeriggio dalle autorità croate, che hanno individuato dei batteri della salmonella e dell'escherichia coli (E. coli) in carni congelate provenienti dalla Polonia e in confezioni di ali di pollo di origine croato-slovena.
Il caso è scoppiato dopo che i controlli fitosanitari effettuati in dieci centri di distribuzione (tra cui Lidl, Metro e Spar, per citare i più noti) hanno riscontrato irregolarità in tutte le catene prese in esame. La carne è risultata affetta da salmonella, scaduta o priva della documentazione necessaria per essere venduta. In altri casi sono stati la scarsa igiene o il cattivo stato di conservazione dei prodotti a imporne la confisca.
Queste «irregolarità molto gravi» - per usare le parole del ministro Tolusic - fanno pensare che «la Croazia abbia definitivamente un problema» quanto alla sicurezza della carne che consuma, ha detto il ministro. I controlli di questa settimana erano peraltro scattati dopo che - dieci giorni fa - era stata svelata la causa della morte di un bambino di 5 anni di Bregana, ricoverato con la sua famiglia a metà ottobre e deceduto poco dopo: le uova che i genitori avevano comprato “in offerta" al supermercato erano affette da salmonella.
Le 43 tonnellate di carne ritirate ora dal mercato fanno pensare che, data la varietà dei problemi riscontrati, la Croazia abbia un generale problema di qualità e di sicurezza degli alimenti che mette in commercio. Ne prende atto lo stesso ministro dell'Agricoltura di Zagabria che a Vecernji List assicura: «Non saremo la discarica della carne avariata dell'Unione europea».
Tolusic punta il dito contro importatori e distributori e annuncia controlli sistematici e a sorpresa, garantendo che le informazioni saranno regolarmente pubblicate. Ogni prodotto sarà passato al setaccio, anche il latte che «alcuni commercianti vendono a 2,69 kune al litro (35 centesimi di euro)», riporta Vecernji List.
I venditori, nel frattempo, si difendono come possono. «Quella carne non era in vendita, ma non abbiamo avuto il tempo di gettarla», dichiara Zdravko Plazonic, direttore di Petason, principale di distributore di carne in Dalmazia.
La Petason ha fatto la parte del leone con 42 tonnellate di carne requisite. Ma le aziende colpevoli pagheranno «una miseria», s'indigna il quotidiano 24sata, che rivela come le multe più alte saranno di 100mila kune, poco meno di 15mila euro, mentre i marchi coinvolti nel caso, come Aia, si preparerebbero a un ricorso: lo scrive Jutarnji List citando fonti non ufficiali. E intanto in Croazia il consumo di bistecche, fettine e polpette è crollato del 30-40%.
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