Rossetti, dubbi e resistenze sulla fusione con Udine
«Oggi teatro». Non è una battuta. Franco Bandelli, consigliere di Un’Altra Trieste, è un esperto di spettacolo dal vivo. Il teatrino della politica è di scena spesso nell’aula del Consiglio comunale. E, ieri sera, che di teatri si è parlato, c’era come pubblico i lavoratori del Rossetti. Non sono mancati gli sbadigli. E un po’ di noia. Il Consiglio comunale straordinario, richiesto dal consigliere Paolo Rovis (Ncd), si è appassionato con moderazione sul futuro del Politeama Rossetti: teatro nazionale con il Css e la scuola Nico Pepe di Udine) o teatro di rilevante interesse culturale (Tric)? I dubbi superano le certezze. Trieste resta riluttante e distante dal progetto di teatro In primis la politica, ancorata a schemi campanilistici pur mascherati; poi, i lavoratori del Rossetti che chiedono ulteriori verifiche con alte realtà teatrali regionali. Si inizia con la provocazione di Rovis su una possibile fusione tutta triestina del Rossetti non più con La Contrada ma con lo Sloveno che potrebbe andare a braccetto con l’introduzione della lingua nell’aula comunale proposta dal presidente del Consiglio Iztok Furlanic. Una provocazione che cade nel vuoto. I teatri di minoranze linguistiche hanno già un posto garantito nel decreto Franceschini che fonderli non ha alcun senso. Quello Sloveno, dopo Bolzano, è l’unica altra realtà in Italia.
Ma il matrimonio con Udine s’ha o non s’ha da fare? «Il decreto resta una grande incognita. Non è molto chiaro. Non si conoscono i reali vantaggi tra Teatri Nazionali e Tric - spiega Budin -. I numeri e la tradizione giustificano l’ambizione di un’attenzione di contribuzione adeguata dovremmo ambire a teatro nazionale». Al condizionale, appunto. E ulteriore verifiche in ambito regionale su possibile aggregazioni. «Questa con il Css non esclude altre - mette le mani avanti Budin -. Il Rossetti è un asset (un cespite, tradotto) per la città, il Friuli Venezia Giulia e anche per l’Italia». Il direttore artistico punta tutto sul problema dei finanziamenti: l’unica certezza il 100% del contributo Fus dagli enti locali per i teatri nazionali, il 40% per i Tric. Ma poi semina anche lui dubbi: «I Tric sono più nazionali dei nazionali visto che permettono le cooproduzione con tutti» fa sapere Però.
E poi ci sono i lavoratori del Rossetti. A nome loro parla Ilaria Lucari, responsabile dell’ufficio stampa: «Chiediamo il mantenimento dei livelli occupazionali (circa 30 persone) e retributivi; la garanzia dei mantenere inalterato il contributo locale indipendentemente dalla fascia in cui sarà collocato il Rossetti (già oggi incassa più del Fus, ndr); di mantenere la sede a Trieste». I lavoratori restano fermamente contrari al progetto del teatro nazionale. «C’è il rischio di fare il passo più lungo della gamba. Di entrare in una fascia al di sopra delle nostre possibilità» aggiunge Lucari. Dall’altra parte c’è chi come Livia Amabilino, presidente della Contrada, che teme un sovrappopolamento di Tric a Trieste e che non ci pensa minimamente di fondersi con il Rossetti essendo uno Stabile privato con la sala di proprietà: «Abbiamo tutti i crismi per diventare un Tric e su quel progetto ci muoviamo». E il Css di Udine? Il “promesso sposo” del Rossetti non è così riluttante. Il presidente Alberto Bevilacqua, sapendo di parlare in trasferta, è prodigo di complimenti per il Politeama e la sua tradizione. Il problema è il tempo che non gioca a favore del progetto. Le richieste al Ministero vanno presentate entro fine gennaio.
«Il tempo delle verifiche è scaduto. Una novità o può essere subito o essere un’opportunità. Noi ci stiamo con tutta la serenità e mi rivolgo ai lavoratori del Rossetti. E un progetto di grande valore». Il sindaco Roberto Cosolini, che parla alla fine, è convinto: «Parlando di teatro si è usato un tono teatrale. Se un mese fa avessi detto che volevo fare un Tric e per preservare la triestinità avrei avuto tutti interventi contrari. E logico che i teatri nazionali avranno finanziamenti più cospicui dei Tric. La scelta del teatro nazionale è una scelta che garantisce maggiormente la solidità delle nostre realtà. Voglio ricordare che nel settembre del 2012, il Rossetti, ha rischiato la liquidazione coatta. Approfondiamo quello che vogliamo, ma voglio ricordare che sono il Css di Udine e l’Accademia Nico Pepe che accettano di entrare in un progetto integrato con il Rossetti. E che il Politeama, fino a prova contraria, è lo Stabile del Friuli Venezia Giulia».
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