Rigassificatore, per l’Italia il dossier è chiuso
La Prestigiacomo: «Forniti tutti i chiarimenti». Lo sloveno Zarnic: «È un’ex questione spinosa»
I ministri Zarnic e Prestigiacomo
TRIESTE
Per l’Italia il discorso rigassificatore di Zaule è chiuso. Ieri il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, affiancata dal sottosegretario, Roberto Menia, ha fornito in un incontro a Trieste, al suo omologo sloveno, Roko Zarnic anche le ultime puntualizzazioni chieste da Lubiana. Quindi per Roma non sono necessari ulteriori incontri a livello tecnico da tenersi addirittura in sede comunitaria come affermato neanche un mese fa dallo stesso commissario europeo all’Ambiente Peter Potocnik. Insomma, il dossier è esaurito.
«Noi abbiamo risposto a tutte le domande e le richieste fatte dal governo sloveno - spiega il ministro Prestigiacomo - in questo lunghissimo confronto. D’altro canto le preoccupazioni sull’impatto ambientale e sui cittadini di questi impianti sono state e sono innanzitutto quelle italiane perché l’impianto sarà realizzato in Italia e i principali impatti saranno sul territorio italiano. In qualche modo - specifica riferendosi all’”ostruzionismo” sloveno - c’è stata una volontà di rallentare l’intero iter, ma io credo che al collega sloveno appena insediatosi al dicastero dell’Ambiente io oggi abbia posto le condizioni di uno scambio molto leale. Tanti progetti di sviluppo ha l’Italia, altrettanti ne ha la Slovenia, credo che in una leale collaborazione si debba giustamente rivendicare il diritto di conoscere, di approfondire, di avere tutte le garanzie, ma non si possa pensare di blocarsi a vicenda lo sviluppo del Paese. Questo vale sia per il rigassificatore di Zaule sia per quanto dovrà essere fatto con il metanodotto», che unirà l’impianto di Gas Natural a Grado.
A questo riguardo è previsto un ulteriore incontro tecnico tra le parti il prossimo 4 giugno perché il discorso del metanodotto, che sarà realizzato da un altro investitore, è oggettivamente scollegato da quello di Zaule, per quanto concerne gli aspetti ambientali, non per quelli economici ovviamente.
Il ministro Prestigiacomo non lo dice apertamente ma si capisce chiaramente dalle sue dichiarazioni che sul piatto della bilancia diplomatica ieri ha Trieste ha pesato anche il progetto di ampliamento del Porto di Capodistria riguardo al quale, come prevede peraltro la normativa europea vigente, un dossier è stato inviato all’Italia chiedendo una risposta entro il 20 giugno. Ieri la Prestigiacomo ha preso tempo, visto che tutte le carte giunte da Lubiana sono in sloveno quindi serve un preciso lavorio di traduzione e poi di analisi. Un ritardo di poche settimane. Ma è quasi certo che se Lubiana non dovesse più creare ostacoli al rigassificatore di Zaule, l’Italia non ne creerà di nuovi per l’ampliamento dello scalo capodistriano. Dunque una sorta ”do ut des” implicito.
Sempre per quanto concerne Lubiana il ministro dell’Ambiente, Roko Zarnic ha potuto ricevere anche una rassicurazione che per la Slovenia era di fondamentale importanza: ossia il raffreddamento delle acque del mare a causa del processo di rigassificazione. Ebbene, ha annunciato ieri la Prestigiacomo, accanto al rigassificatore sorgerà una centrale elettrica da 400 megawatt che utilizzerà proprio le ”frigorie” (ossia i derivati freddi della rigassificazione che così non saranno scaricati in mare) per produrre elettricità.
Zarnic ha preso atto della buona volontà italiana, ha definito il tutto «un’ex questione spinosa», ma ha rimandato che qualsiasi decisione spetta al governo cui riferirà nella riunione che si terrà giovedì prossimo.
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