Remo beniamino del calcio d’Australia grazie all’amicizia con il vicino di casa

Pertot, esule, ha vissuto a Trieste prima di emigrare. Oggi è la guida del difensore Ruon Tongyik e ha conquistato i media 
Ruon e Remo insieme all’esterno dello stadio di Gosford
Ruon e Remo insieme all’esterno dello stadio di Gosford

TRIESTE Dalla casa a Isola d’Istria condivisa con Nino Benvenuti negli anni ’40 agli spalti degli stadi australiani, beniamino della serie A, mascotte dei Mariners e, soprattutto, amico inseparabile, guida, guru, spalla del 24enne Ruon Tongyik, che, anche grazie a lui, è riuscito a imprimere una svolta alla sua carriera di calciatore, tornando a far vincere la squadra di Gosford, città 80 chilometri a nord di Sydney. Un mix di affetto, simpatia, saggezza e morbin, che ha reso Remo Pertot un volto familiare della A-League d’Oceania, tanto da magnetizzare le telecamere durante i match e solleticare la curiosità dei giornalisti; al punto che il Sydney Morning Herald, uno dei più prestigiosi quotidiani australiani, oltre che il più longevo (fu fondato nel 1831) gli ha dedicato un articolo a firma di Vince Rugari dal titolo “Come un vicino di casa 82enne ha aiutato un difensore della serie A a trovare il suo zen”.

Remo Pertot e Ruon Tongyik, la grande amicizia tra l'esule istriano con Trieste nel cuore e il calciatore


La storia di Remo e Ruon, effettivamente, è irresistibile perché bella. Non c’è aggettivo migliore per descrivere un rapporto di amicizia nato per caso, che è riuscito a superare ogni convezione. Non ci sono differenze, di età e origine, che contino: conta solo l’amore per il calcio. E in un mondo devastato dalla pandemia e dalla crisi, dove il pallone a volte è portatore di rabbia e razzismo, più che di sani principi e buone maniere, non può che strappare un grande sorriso.

Mr. Remo, 82 anni, esule istriano passato prima per Trieste e poi sbarcato in Australia nel ’56 a cercar fortuna, e Ruon, classe 1996, stella del calcio sudanese-australiano, nato in un campo profughi in Etiopia: i due si conoscono quando il calciatore si trasferisce a Gosford, poco più di un anno e mezzo fa, per iniziare a giocare nei Central Coast Mariners. Prende casa in una zona tranquilla della città e si ritrova Pertot - grande fan dei Mariners, ma soprattutto appassionato ed esperto di calcio da sempre - come vicino. Bastano 24 ore e scoppia l’amicizia. È Pertot a bussare alla porta del ragazzo per presentarsi, anche come supporter della squadra, un po’ sofferente per i risultati non brillantissimi del team. E da lì inizia un rapporto particolare, che lo stesso Tongyik spiega in modo affettuoso: «Mi sono trasferito a Gosford senza amici, senza genitori. Con Remo ho trovato una seconda famiglia: è la persona migliore che abbia incontrato in vita mia, il mio migliore amico, un uomo straordinario, con una conoscenza enciclopedica del calcio, un’umanità fuori dal comune, oltre che una storia di vita affascinante».

La storia di Remo Pertot, infatti, è tutto fuorché banale. Nato nel 1938 a Isola d’Istria, dove trascorre l’infanzia e la prima adolescenza giocando a pallone e indossando (seppure per breve tempo) i guantoni assieme all’amico e coinquilino Nino Benvenuti, poi diventato un grande campione, nel 1950 si trasferisce con la famiglia (con la madre triestina, il padre isolano e il fratello maggiore) a Trieste, «all’albergo Impero. Siamo andati via dall’Istria perché non potevamo più stare lì, non volevamo rimanere nella Jugoslavia di Tito - spiega -. Per noi è stata una sofferenza enorme. Amavamo Isola, amavamo l’Istria, ma non potevamo restare». Poi gli anni triestini, con la scuola a Opicina, al Villaggio del fanciullo, le passeggiate in piazza Unità, in piazza Oberdan, in via Udine; il ricordo di Cechelin, degli Americani e del Piccolo («“el Picio”, lo ciamavimo»). «E le partite della Triestina a San Sabba. Ci andavo sempre con mio zio Guido - racconta -. La Triestina era in serie A a quei tempi, con Sørensen, Nuciari, Valenti: uno spettacolo. La seguo anche adesso, so che sono in serie C». Pertot, quando pensa alla sua terra, è un fiume in piena. Più che rispondere alle domande, ne fa di continuo, un po’ in italiano e un po’ in dialetto: «Ma com’è adesso Trieste? La gente ci vive bene? Ma voi sentite ancora la tensione al confine? Ecco, com’è andare in Slovenia adesso? Ma la gente parla sempre in triestino? Ma il bar Cattaruzza (in piazza Duca degli Abruzzi) è ancora aperto? Ma lei la sa che a San Giacomo se ciama in tanti Pertot?». La curiosità e la voglia di raccogliere qualsiasi tipo di informazione sono palpabili, anche se un paio di volte, in oltre 60 anni, qui è tornato (l’ultima sei anni fa), anche perché a Trieste vivono tre cugini. «Trieste è meravigliosa, sempre stata bellissima e sono felice che la gente viva bene. A Gosford sto benissimo, ma l’Italia mi manca».

Per lui il rapporto con Trieste si è interrotto nel ’56, quando è emigrato con la famiglia in Australia. Lì ha scoperto la grande passione per la musica ed è diventato un professionista. «Grazie alla fisarmonica ho incontrato tanti personaggi famosi. Ho anche fatto un cameo in un film con Walter Chiari, ho suonato con Tony Bennett e pure per i campioni della Nazionale di Spagna ’82, quando vennero ospiti a Sydney nell’83 per un grande evento: ero seduto a tavola vicino a Gentile, grande sportivo».

Poi l’incontro con la moglie Rita, di origini cinesi, cuoca, e la nascita del figlio Valentino, ventenne. L’amicizia con Ruon, «un bravissimo ragazzo». E il “lavoro” al suo fianco: i consigli, gli incoraggiamenti, le dritte, la presenza allo stadio. E come dice Tongyik «grazie a lui e alla tranquillità che mi infonde, le mie performance in campo sono migliorate. Anche per questo ormai Remo è un beniamino della squadra e dei tifosi. La nostra credo sia una bella storia da raccontare, oggi più che mai: le cose belle fanno un gran bene». —

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