Regione, sì unanime alle chiusure dei negozi nei superfestivi

La norma contenuta nel disegno di legge trova l’opinione favorevole sia dei sindacati che dei commercianti
Folla alle casse di un supermercato
Folla alle casse di un supermercato

TRIESTE. Sembra raccogliere consensi unanimi il disegno di legge sul commercio approntato dalla giunta regionale perlomeno nella parte in cui, secondo le anticipazioni fatte dal vicepresidente Sergio Bolzonello, prevede una decina di giornate di chiusura obbligatoria in coincidenza con le principali festività. Una legge rivoluzionaria, dopo la liberalizzazione totale decisa dal governo Monti, che molto probabilmente sarà impugnata da Roma, ma che comunque riporterà la questione all’ordine del giorno a livello nazionale.

«Apprezziamo l'intenzione della Giunta regionale di portare in Consiglio un ddl da approvare entro febbraio che renda obbligatorie le chiusure dei negozi e dei centri commerciali in regione in occasione delle principali festività religiose e laiche - commenta il segretario regionale della Cgil Franco Belci - è quanto il nostro sindacato assieme ad altre associazioni e forze politiche, chiede da tempo a livello nazionale e regionale».

«Il Parlamento però temporeggia ancora su un testo che ha un andamento carsico per imprecisati motivi. Fa bene perciò l'assessore Bolzonello, pur nella consapevolezza della difficoltà di far digerire al Governo la norma, a creare un “caso” che obblighi forze politiche nazionali e locali a rendere esplicite le proprie scelte e ad accelerare l'iter del provvedimento. Il Governo peraltro non potrà trincerarsi soltanto dietro all'eccesso di competenza legislativa della Regione. Ci auguriamo - conclude Belci - che anche la presidente Serracchiani sostenga con forza a Roma la necessità di questa disciplina. È fin troppo evidente che le aperture a oltranza non hanno aiutato a contenere gli effetti della crisi, ma hanno semplicemente portato a ridurre salari e diritti di lavoratrici e lavoratori».

Negozi chiusi nei superfestivi, il Fvg sfida Roma
Bumbaca Gorizia 05.12.2013 Apertura Tiare - Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Sulla stessa lunghezza d’onda Giovanni Fania segretario regionale della Cisl: «Sono ormai parecchi anni che ci battiamo per tenere chiusi negozi e centri commerciali non soltanto nelle festività nazionali, ma anche le domeniche o perlomeno affinché si ritorni a un massimo di trenta aperture domenicali com’era stato stabilito dalla Giunta Illy. Non possiamo dunque che plaudire all’intento messo in campo dall’amministrazione regionale e anche se la questione non sarà risolta così rapidamente data la presumibile opposizione del governo, questo mezzo passo avanti che parte dal Friuli Venezia Giulia darà maggiore forza anche al sindacato nazionale per combattere quella che sul fronte del commercio è una delle sue principali battaglie».

Perché oltretutto secondo Fania i lievi benefici economici che i dipendenti ne ricavano con il lavoro festivo rischiano comunque di sparire. «Le parti datoriali si stanno battendo per omologare la domenica alle altre giornate di lavoro e distribuire l’orario su sette giorni. Contro questo tentativo abbiamo scioperato, ma il pericolo non è scongiurato».

«Constatiamo con piacere - aggiunge Giacinto Menis, segretario regionale Uil - che l’assessore Bolzonello ha mantenuto l’impegno che si era preso con le forze sindacali. Giusto il principio del libero mercato, ma la liberalizzazione non può spingersi al punto di sopprimere i principali diritti dei lavoratori e sono la stragrande maggioranza coloro che chiedono di poter trascorrere le feste con i familiari».

Riscontri positivi però anche dalle associazioni di categoria. «Ci attendiamo la conferma delle dichiarazioni del vicepresidente Bolzonello su una riduzione delle aperture domenicali, in segno di rispetto per le festività tradizionali e per il legittimo diritto al riposo di datori di lavoro e collaboratori», è il commento fatto dal presidente regionale di Confcommercio, Alberto Marchiori che aggiunge però che «la notizia migliore d’inizio anno sarebbe una doppia lungimirante attenzione di Governo e Parlamento verso la riduzione della pressione fiscale e la semplificazione della burocrazia».

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