Regione, parte l’esposto sulle chiusure obbligatorie dei negozi

TRIESTE. A nemmeno ventiquattr’ore dalla sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione la legge sul commercio va incontro all’esposto che Federdistribuzione ha inviato, nella giornata di ieri, alla Presidenza del consiglio.
I rappresentanti della grande distribuzione, come peraltro avevano preannunciato, segnalano formalmente al governo l’incostituzionalità del passaggio in cui la norma fissa dieci giorni di chiusura obbligatoria degli esercizi commerciali nel corso di una serie di festività del calendario civile e religioso: 1° gennaio, Pasqua, lunedì dell'Angelo, 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno, 15 agosto, 1° novembre, 25 e 26 dicembre.
Come spiega Fabrizio Cicero, delegato di Federdistribuzione per il Friuli Venezia Giulia, «giudichiamo irresponsabile l’atteggiamento della giunta regionale che ha approvato un provvedimento pur essendo consapevole che la Corte costituzionale ne stabilirà l’illegittimità», perché in contrasto con la legislazione varata ai tempi del governo Monti, che ha stabilito la liberalizzazione totale delle aperture nel commercio, senza limitazioni a festività di sorta.
Un’impostazione criticata dalla giunta Serracchiani, con il vicepresidente e assessore alle Attività produttive, Sergio Bolzonello, dichiaratosi pronto a resistere in tutte le sedi alle impugnative che giungeranno contro la legge, visto che diverse sentenze hanno ribadito che gli orari dei negozi sono una materia di esclusiva pertinenza statale. La giunta ha tirato dritto, cercando di attuare pressioni sul governo amico, affinché valuti una modifica della regolamentazione attuale, prevedendo una serie di chiusure in occasione delle principali festività.
Ma Federdistribuzione non accetta che le chiusure siano imposte per legge. Per Cicero tale impostazione «avrà tre effetti negativi: un’incertezza normativa che penalizzerà gli investimenti delle imprese con riflessi sull’occupazione e sullo sviluppo del territorio; la limitazione di un servizio che il consumatore dimostra di apprezzare, dati i numeri dei cittadini presenti nei punti vendita in tutti i giorni festivi; un aggravio inutile di costi derivanti dai contenziosi, che saranno a carico dell’intera collettività».
I portavoce della grande distribuzione sono insomma pronti a incrociare le armi, forti della rappresentanza in Italia di un giro d’affari da oltre 60 miliardi all’anno, prodotto dai 15mila punti vendita associati, di cui la metà in franchising, per un totale di 223mila addetti occupati.
Numeri che in regione si traducono in 444 punti vendita aderenti a Federdistribuzione, per un fatturato da 1,7 miliardi di euro, pari al 35% dei consumi, in una regione che nel 2015 conta poco circa 14mila punti vendita, di cui 12.627 negozi di tipo tradizionale e 1.349 della grande distribuzione.
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