Regione e Css di Udine contro il Rossetti

Torrenti: «Senza fusione persa l’occasione di avere un teatro nazionale». Bevilacqua accusa lo Stabile Fvg. Budin non ci sta
Il pubblico del Rossetti durante uno spettacolo
Il pubblico del Rossetti durante uno spettacolo

Sino a qualche mese fa, sembravano avviati sulla strada del matrimonio, della fusione con ambizione nazionale. Ora - dopo che il ministero si è pronunciato sulla classificazione dei teatri di prosa - manca poco che si guardino, sebbene a distanza, in cagnesco, e proprio per quella sinergia che alla fine non si è realizzata. È guerra aperta fra il Css Teatro Stabile di innovazione di Udine e il Teatro Rossetti di Trieste, bacchettato pure dalla Regione per voce dell’assessore alla Cultura Gianni Torrenti, convinto sostenitore dell’unione: «La possibile aggregazione tra il Rossetti e il Css avrebbe portato con ogni probabilità al riconoscimento di un Teatro nazionale in regione - il rilievo dell’esponente della giunta Serracchiani -. Purtroppo solo le amministrazioni e il Css ci hanno creduto fino in fondo, pur comprendendo le difficoltà del progetto. Dispiace che il Rossetti non abbia saputo cogliere un’indicazione forte, che ritengo avrebbe collocato l’intera regione in una posizione più alta nel panorama nazionale».

Il Rossetti promosso, Contrada bocciata
Un'immagine della sala del teatro Stabile sloveno

Ad aprire il fuoco all’indirizzo dello Stabile del Friuli Venezia Giulia è stato ieri mattina il presidente del Css di Udine, Alberto Bevilacqua, in un’infuocata conferenza stampa convocata il giorno dopo le decisioni ufficializzate dalla commissione consultiva per la prosa del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo. Valutazioni che al Friuli Venezia Giulia hanno assegnato due Tric (teatri di rilevante interesse culturale) cioè Rossetti e Stabile Sloveno, entrambi a Trieste, e un centro di produzione (il Css di Udine, mentre la triestina Contrada spera nel ripescaggio). Lo scenario dice, dunque: nessun teatro nazionale in Fvg. E qui sta il nocciolo delle rimostranze udinesi: «Lo spirito della riforma è stato senza dubbio premiante rispetto a chi ha saputo incrociare e condividere i progetti, accorpandosi, ed è proprio questo il punto in cui si è enormemente sbagliato nella nostra regione - le parole di Bevilacqua -. Un errore di valutazione che costerà certamente molto caro ai singoli e che ha dei responsabili». Il presidente del Css non ci mette che pochi istanti a fare i nomi: «È evidente che l’ipotesi di un Teatro nazionale tra Css, Rossetti, Accademia Nico Pepe avrebbe avuto i numeri per poter essere competitivo e realizzabile. Riuscire avrebbe significato non solo poter vantare un Teatro nazionale nella nostra regione, ma anche certamente poter contare su maggiori risorse. E si sarebbero potuti salvare anche i due Tric su Trieste: Sloveno e Contrada. Ma questa ipotesi è affondata soprattutto perché persone decisive - l’attacco di Bevilacqua - come il presidente Budin e il direttore Però non hanno mai davvero creduto in questo progetto (nemmeno il successivo tentativo con il Teatro Nuovo Giovanni da Udine è andato a buon fine per il Css, ndr)».

Sette teatri nazionali, ma non c’è il Rossetti
Il pubblico del teatro Rossetti

Il presidente e il direttore del Rossetti di Trieste nel mirino, un’offensiva frontale. La replica da viale XX Settembre non tarda: «Non è vero che non si è tentata la strada della collaborazione - afferma deciso, pur senza perdere il suo proverbiale aplomb, Miloš Budin -. Siamo andati infatti alla verifica dei dati e con l’alto numero di recite di produzione propria imposto dal nuovo decreto per i teatri nazionali, si è visto che non sarebbe stato possibile farcela considerato il bacino d’utenza, nemmeno con le sinergie. Non siamo né una regione da 4 milioni di abitanti, né un capoluogo regionale da un milione». Sull’uscita di Bevilacqua, Budin aggiunge: «Non deve scomporci un attacco, sono le reazioni del momento che però non si capisce su cosa siano fondate. Nessuno sa infatti ancora quali saranno i contributi che avremo, il decreto non lo stabilisce. Perché fasciarsi la testa prima?».

Nella serata di ieri, le riflessioni dell’assessore regionale Gianni Torrenti che, come accennato, a sua volta non ha risparmiato critiche al Rossetti: «Le pochissime realtà premiate in Italia sono state quelle che hanno avuto il coraggio di aggregarsi. La Regione aveva indicato con forza questa esigenza. Abbiamo perso un’occasione di sviluppo».

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