Recuperata la pietra “custode” della coda del dinosauro Bruno
TRIESTE Si è conclusa, con la rimozione del blocco di pietra che contiene la parte principale della coda di Bruno, il secondo dinosauro ritrovato nell’area del sito paleontologico del Villaggio del Pescatore dopo Antonio, la prima parte del processo che dovrebbe portare alla completa composizione dello scheletro.
Adesso inizierà l’opera di preparazione e restauro in laboratorio, preludio alla presentazione al pubblico. L’operazione di isolamento del blocco, che pesa oltre mezza tonnellata, è stata portata a termine dai tecnici della Zoic srl, con l’autorizzazione e il parziale sostegno finanziario della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia. Bruno era stato ritrovato circa vent’anni fa.
Sia Antonio sia Bruno risalgono a circa 70 milioni di anni fa, ma Bruno è più grande e massiccio ed è lungo circa cinque metri, cioè un metro e venti in più di Antonio, tanto, appunto, da assegnargli il primato di più grande dinosauro portato alla luce in Italia.
Bruno vanta un’altra peculiarità che lo rende unico al mondo: l’adrosauroide è il solo a giacere su una piega della roccia che lo curva di 180 gradi, rendendo l’esecuzione dei tagli un’operazione delicata e non semplice. Le prime fasi di lavoro sulla coda hanno aperto anche notevoli interrogativi, poiché le ossa erano risultate essere in posizione anomala. Lo scavo infatti, riprendendo le modalità utilizzate in passato per l’estrazione del cranio, con un taglio nella roccia alla profondità di 72 centimetri, ha intercettato la colonna vertebrale su strati del tutto alieni alla serie stratigrafica ipotizzata. Un’approfondita indagine, portata a termine con il supporto del personale dell’Università di Trieste, coordinato dal professor Francesco Princivalle, ha chiarito l’enigma. Esiste un’altra serie di pieghe nella roccia, invisibile dalla superficie, che riporta verso l’alto la serie di vertebre. L’incredibile struttura, che complica enormemente la giacitura del dinosauro, ha però semplificato il lavoro sul terreno, evitando di dover scendere molto in profondità con gli scavi per rimuovere le parti mancanti del fossile.
Data la situazione, sono previsti ancora alcuni mesi di lavoro per preparare tutto ciò che è contenuto nella roccia e renderlo compatibile con l’esposizione nel Museo civico di Storia naturale di Trieste, con l’affiancamento della coda al blocco principale dell’animale che è già pronto da tempo. Lo spettacolare blocco che contiene il corpo di Bruno pesa complessivamente 960 chili, mentre quello contenente la testa ne pesa 150. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo