Raddoppio di Krsko: Lubiana riapre al dialogo con l’Italia
Il governo sloveno riapre le porte all’Italia: possibile il raddoppio della centrale nucleare di Krsko. Il direttore sloveno all’Energia: progetto costoso, non possiamo fare da soli
TRIESTE.
Lubiana riapre le porte all’Italia per il raddoppio di Krsko. Dopo le dichiarazioni dell’amministratore delegato dell’Enel Fulvio Conti, che aveva annunciato il no della Slovenia alla partecipazione italiana, ci ha pensato il direttore del dipartimento Energia del ministero dell'Economia, Janez Kopac, a dare nuovo impulso alle speranze di chi, Renzo Tondo in testa, ha sempre visto il raddoppio della centrale nucleare slovena come un’opportunità da non lasciarsi sfuggire.
«Il progetto per il secondo reattore di Krsko – ha affermato Kopac in un’intervista televisiva al Tg regionale – sarà pronto non entro il 2014 e sarà quello il momento di pensare agli investimenti». Kopac ha aggiunto che «sarà un progetto molto costoso e quasi sicuramente la Slovenia non sarà in grado di finanziarlo da sola», aprendo quindi «al flusso di capitali stranieri, anche italiani».
Kopac si è anche soffermato sul progetto di rigassificatore a Zaule, sottolineando come «ci sono delle problematiche di tipo ambientale. Il nostro ministero – ha aggiunto – aveva dato un parere favorevole al progetto di rigassificatore a terra». Su Krsko ieri si è registrata anche la smentita del presidente Tondo rispetto al possibile incontro, da tenersi subito dopo Pasqua, con il primo ministro sloveno Borut Pahor. In una nota dell’ufficio stampa della Regione è scritto che «nessun tema specifico è stato introdotto dal presidente della Regione Renzo Tondo durante la visita, assieme al primo ministro sloveno Borut Pahor, alla nuova sede di Opicina della NLB-Nova Ljubljanska Banka. La presenza del presidente della Regione all'inaugurazione,– recita ancora il comunicato – non programmata per il concomitante impegno al congresso regionale della Cgil, ha avuto il carattere del saluto di cortesia verso l'importante ospite».
Sulla questione Krsko è intervenuta anche Debora Serracchiani, segretario regionale del Pd, secondo cui «il governo Berlusconi non ha una politica estera nei confronti della Slovenia, come dimostra ampiamente il caso esemplare del Corridoio 5». Secondo Serracchiani «occorre dire quel che tutti sanno da tempo e cioè che, fin dalla stesura del piano decennale di sviluppo delle fonti energetiche slovene, era previsto che alcuni presidi rimanessero riservati alla competenza e agli interessi delle imprese nazionali slovene, e tra questi c'era in primo luogo proprio Krsko. La Slovenia non ha nessun problema a trovare chi finanzi la seconda fase della centrale».
Sulle grandi questioni come Krsko, rigassificatore, porti, collaborazione transfrontaliere il consigliere regionale della Slovenska skupnost, Igor Gabrovec, sollecita l’apertura di un tavolo istituzionale. «Il botta e risposta sulla possibilità di coinvolgimento di partner italiani nel progetto di sviluppo della centrale nucleare di Krsko ha palesato una volta in più che il ponte istituzionale tra la nostra regione e la Slovenia scricchiola come non mai».
Per Alessandro Corazza, capogruppo di Idv in Consiglio regionale, «Tondo si è preso una grossa responsabilità aprendo al nucleare, salvo poi però cercare una soluzione fuori dalla nostra Regione. Temiamo che ora il presidente Tondo, al di là delle sue dichiarazioni, non sia più in grado di rassicurare realmente i cittadini sul fatto che non si stiano studiando soluzioni per costruire centrali nucleari non solo a Monfalcone ma in tutto il nostro territorio regionale».
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