Quelle amicizie di Margherita che il marito non sopportava più

È in America Tatjana Gjergo, la fedele amica badante che ha accudito Margherita Hack e poi il marito Aldo De Rosa diventando poi erede dell’intero patrimonio. Alcuni conoscenti raccontano che è ospite della figlia Eda diventata astrofisica di fama grazie all’aiuto della signora delle stelle.
Eda era arrivata in Italia nel marzo del 1991 su una carretta del mare. Aveva appena un anno. Sulla nave che stava attraversando l’Adriatico c’era una mamma giovane che aveva appena perso il marito. Morte improvvisa, morte d’infarto. Tatjana si portava dietro i suoi libri di chimica e matematica, un amore infinito per la scienza e in braccio una bambina di un anno che non piangeva mai. Quella bambina è stata poi “adottata” da Margherita e grazie a lei ha conosciuto e amato l’astrofisica diventando una scienziata delle stelle. La mamma da allora, fino alla morte di Aldo De Rosa, è rimasta a Trieste nella casa di via del Pratello. Anche lei in un certo senso adottata da Marge e Aldo: due nonni, una figlia e una nipote. Non legati dalla genetica ma dall’amore.
La vicenda dei tre testamenti, i due della Hack e quello del marito vergato pochi giorni dopo la morte della scienziata, si incardina proprio con la storia di Tatjana. Ma anche in parte con l’altro grande amore che Marge aveva. Quello nei confronti degli animali. I gatti del Gattile e poi i cani dell’Enpa e dell’Astad. Un sentimento che non le consentiva di rimanere indifferente alla sofferenza e all’abbandono degli animali. Così nella casa di via del Pratello arrivavano gli amici animalisti ai quali Margherita Hack non rifiutava mai un aiuto per la loro associazione.
Si era creataa così una sorta di corte dei miracoli in quella casa su due piani. Un andirivieni continuo. Una corte di amici che frequentavano la casa e che beneficiavano periodicamente della generosità della scienziata. Lo faceva per affetto e perché non sapeva dire di no. Quegli amici, quelle associazioni, Marge le ha indicate nel secondo testamento, quello in cui dopo aver premesso di lasciare al marito l’usufrutto generale vitalizio su tutto il patrimonio mobiliare e immobiliare indica - forse ingnorandone la nullità giuridica - cosa il marito dopo la propria morte avrebbe dovuto fare dei soldi lasciati in eredità. Beneficiari indicati da Margherita Hack sono le tre associazioni e un ristretto gruppo di amici frequentatori della casa di via del Pratello.
Poi in quel circolo ristretti di amicizie si è rotto qualcosa. Ci sono stati degli screzi, dei litigi. In poco tempo è venuto meno l’equilibrio che Margherita Hack in vita aveva saputo mantenere. Alcuni amici ma anche quelli delle associazioni - che erano stati indicati appunto dalla scienziata come beneficiari di alcuni lasciti - si sono rivolti al tribunale per chiedere un amministratore di sostegno per il vedovo di Margherita Hack.
Qualcuno di appoggio e di fidata garanzia e che soprattutto potesse gestire la situazione economica facendosene legalmente garante. «Margherita - aveva detto uno dei cari amici - si era raccomandata che tutto rimanesse come prima per chi amava, anche dopo di lei. Ma non è così. Lei mancava, aveva lasciato un vuoto. Lei si occupava di tutto, era sempre presente, era energica e determinata, così come tutti hanno imparato a conoscerla...».
La “sorpresa” era stata una denuncia rispetto a un appello umanitario di questi amici che, a questo punto, era apparso tutt’altro che disinteressato. Era nata così una brutta storia che che aveva intrecciato serrature cambiate, conti correnti bancari, eredità da spartire. A Margherita non importava nulla dei soldi e la sua generosità era disinteressata. L'ultima sua preoccupazione, in punto di morte, era stata per il marito, il compagno di una vita, l’extraterrestre, che navigava perso dentro le coordinate di spazio e tempo dell’Alzheimer, ma non abbandonato a se stesso come qualcuno aveva in quei giorni voluto far credere. Poteva contare sulle amorevoli cure di Tatjana.
Così a 5 giorni dalla morte di Marge, il vedovo ha scritto il proprio testamento e ha lasciato tutto alla governante che accudiva sia lui che la moglie. E che era considerata come una figlia. Dicono che anche prima della morte di Margherita non sopportasse neanche più quelle visite degli amici che lef facevano compagnia ma ottenevano dalla scienziata fondi per le loro associazioni. Appena arrivavano, si faceva accompagnare da Tatjana al piano di sopra.
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