Qualità della vita: la censura di Covacich

Lo scrittore si lamenta per la scarsa offerta culturale. Il manager Skerl e Faraguna pensano positivo. Il Poz: è migliorata
Un'immagine estiva della Trieste by-night
Un'immagine estiva della Trieste by-night

La qualità della vita a Trieste? Altissima, purissima... Basta viverci poche giorni all’anno o venirci da turista senza troppe pretese. La Bella addormentata del libro di Beniamino Pagliaro è sempre qui. Nessuno che sia riuscito a svegliarla. Con un bacio o altri approcci meno romantici. «Ogni volta che vengo a Trieste sto benissimo. La qualità della vita è altissima, una cosa pazzesca», dice Mauro Covacich nel suo slang da eterno giovane scrittore. A Trieste passa solitamente 15 giorni a Natale e 3 settimane d’estate, oltre diversi weekend. «Mi sembra che stia bene. Così. Da villeggiante o da pensionato. In una situazione da riposo. Va bene per una vita ritirata», specifica subito l’autore della guida “Trieste Sottosopra”. Covacich, che nel confronto con i sindaco attuale si è rotto il “Metacarso”, non vuole fare il Savonarola di turno. «La grave lacuna di Trieste è la difficoltà di offrire dei prodotti culturali di qualità che parlino al mondo. In agosto sono stato venti giorni a Trieste e ho faticato davvero a trovare qualcosa di interessante da vedere la sera. Non c’erano incontri, concerti o mostre degni di questo nome. Quella cosa di Salotto Vienna mi è parsa inquietante. Sembrava veramente di essere tornati indietro, invece che avanti. Una specie di atteggiamento arreso. Una forma di neocolonialismo di ritorno. Salotto Vienna è stato la rappresentazione plastica del vuoto culturale. Nello stesso tempo mi auguro che ora che c’è questo nuovo assessore alla Cultura (Paolo Tassinari, ndr) si possa fare qualcosa».

Qualità della vita, flop Trieste

In tutto questo non c’entra la “grande bellezza” di Trieste. «Abito a Verona e lavoro a Roma e vengo a Trieste una volta ogni mese e mezzo. Non ho sottomano le statistiche del Sole 24Ore, ma questi salti così violenti nelle classifiche mi lasciano abbastanza perplesso». Il triestino Alessandro Skerl, consigliere delegato della sede italiana del colosso automobilistico giapponese Honda, è scettico sul crollo di Trieste nella classifica del Sole 24Ore. «Non c’è stata nessun evento bellico, mi sembra. Quando ho visto la classifica non ci credevo. Mi aspettavo di trovare Trieste nei primi dieci posti». La città vista da fuori non è così mal messa. «La mia percezione è quasi turistica - racconta Skerl -. Ho la percezione di una città in continua crescita. In questi ultimi dice anni Trieste è diventata splendida. Tutta la gente che porto in visita rimane estasiata. Dopo l’ultima Barcolana mi hanno detto che non ne perderanno più una. Non sono numeri statistici, ma la mia immagine è di una città piena di vita, con i locali pieni a tutte le ore. In questi anni è cambiato molto e in meglio. Non era così 15 anni fa o quando ero ragazzo io. Ci ho vissuto fino a 25 anni. Una volta era una città abbastanza triste. Forse chi vive non si rende conto di questa bellezza. Il turismo cresce. Fino a qualche tempo fa molti non si sapeva neppure che fosse in Italia».

Gianmarco Pozzecco, ex cestista e dal 2014 alla guida della Pallacanestro Varese, ha girato molto. Ora vive a Bologna, ma Trieste gli è rimasta “cara al cuore” e non vuole dar retta ai numeri del Sole 24 Ore. «Non vedo questa caduta della qualità della vita. No. No. No. Non ci vivo ora, ma quando vengo non trovo questo malessere. Trieste sta crescendo molto. Quando dico che sono un triestino la reazione è sempre positiva. L’unica dramma sono i collegamenti. È davvero complicato arrivarci. Ma questo non c’entra con la qualità della vita. Come vivi non dipende da come arrivi a Trieste» scherza Pozzecco. «Ho una considerazione altissima di Trieste. La vedo sempre più bella. E la posso confrontare con molte città che vedo girando per l’Italia. E una città pulita, non c’è microcriminalità, ha pochi extracomunitari. E solo un po’ uggiosa, piena di vecchi». aggiunge il coach citando Battisti.

La notizia del flop di Trieste è arrivata persino nella Grande Mela. «Ti allontani per un po' ed ecco che si fa largo il degrado» commenta Pietro Faraguna da New York dove è “esiliato” da alcuni mesi lasciando allo sbando il Pd comunale. «È straordinario come queste classifiche riescano a fotografare l'esatto contrario della realtà - scrive in un post su Facebook -. Solo pochi mesi fa me ne ricordo una bellissima, in cui Trieste risultava assai insicura (è noto che il maggior pericolo a Trieste è scontrarsi ubriachi e a piedi contro la statua immobile di James Joyce), ma dinamicissima nell'imprenditoria giovanile (è noto che a Trieste è già difficilissimo trovare un giovane, molto improbabile trovare un giovane imprenditore, quasi impossibile trovare un imprenditore giovane e dinamico, Mah». Mah. Per davvero.

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